È stata una lista in dieci punti quella presentata dal partito politico Syriza al parlamento di Atene nella giornata di martedì, volta a proporre delle misure che venissero incontro alle difficoltà economiche e sanitarie della Grecia. Il partito portato qualche anno fa al governo grazie al carismatico Alexis Tsipras ha voluto porre la sua attenzione sui deficit del sistema sanitario, proponendo l’assunzione a tempo indeterminato di 4mila tra medici e infermiere per rinforzare l’apparato. Ma non soltanto sanità: anche l’economia reale del Paese è stata nella attenzioni di Syriza. Con un’ipotesi di manovra da 25 miliardi di euro, l’idea sarebbe quella di dare fiato all’impresa, sospendendo le imposte fiscali ed i debiti bancari sino a sei mesi e iniettando liquidità in quei settori che hanno dovuto subire la serrata. Industrie, turismo e ristorazione saranno dunque i principali percettori della manovra: assieme ai lavoratori che a causa della crisi in corso hanno perso lo stabile posto di lavoro. Insomma, a distanza di anni, Tsipras si è riscoperto non solo essere uomo di sinistra, ma anche di essere un convinto liberale: chissà però cosa penserà a riguardo il suo ex alleato Yanis Varoufakis: che proprio a seguito delle sue richieste in ottica espansiva era stato di fatto estromesso dal primo governo Tsipras.

Syriza ha dimenticato il suo passato?

Da un punto di vista ideologico, Syriza sembra essere tornata maggiormente vicina alle proprie origini, sebbene con una connotazione maggiormente liberale rispetto agli anni in cui la sua politica monetaria concordava maggiormente con le teorie di Varoufakis. Tuttavia, il partito sembra essersi dimenticato in questa dura critica come sia stata proprio la lista guidata da Tsipras a gettare la Grecia negli anni più bui dal tempo dei colonnelli, quando Atene si inginocchiò alle volontà dell’Europa – o meglio, della Troika. E se ciò non fosse accaduto, forse adesso la Grecia avrebbe un indebitamento pubblico maggiore, ma avrebbe sicuramente una disponibilità liquida che permetterebbe di agire con più celerità sia sotto il profilo economico sia sotto quello del potenziamento delle strutture sanitarie.

E in questo strano teatrino, l’attuale governo che proprio aveva contestato la sottomissione incondizionata alle volontà dell’Europa adesso si trova a fare i conti con una carenza di liquidità imputabile – in buona parte – proprio dalle forze politiche che vorrebbero procedere con una grande iniezione di liquidità. Ma senza un rating sufficiente, appare difficile uno scenario in cui la Grecia possa avere una tranquilla ridiscussione del proprio indebitamento internazionale.

La Grecia non può farcela da sola

L’unica certezza in questo momento è che la Grecia non sia in grado di far fronte all’enorme mole di spese che si trova dinnanzi. Da qui, la possibilità che senza una nuova iniezione di liquidità nelle casse di Atene il Paese si trovi nella situazione di dover scegliere se pagare i propri debiti o aiutare la propria economia reale: in una scelta che di fatto appare quasi obbligata.

La realtà, infatti, è che i settori principali della Grecia rischiano di uscire distrutti da una prolungata serrata delle attività: senza considerare i danni indotti del settore del turismo e della ristorazione che si protrarranno ancora pper molti mesi a venire.  E in questo scenario, anche la finestra temporale per poter agire si restringe sempre di più, con lo stesso popolo che chiede l’introduzione di incentivi mirati e decisi. Il rischio, però, è che adesso il popolo della Grecia veda come difensore proprio chi negli ultimi anni ha venduto il Paese alle volontà dei grandi creditori internazionali.