La presenza di Unidas Podemos, il movimento di sinistra radicale spagnolo guidato da Pablo Iglesias, all’interno di un governo di coalizione con il Partito socialista preoccupa i servizi di sicurezza e l’intelligence di Madrid. Fonti della polizia, della Guardia civile e dei servizi segreti, citate dal quotidiano iberico El Mundo, definiscono la presenza dei progressisti come “scomoda” e non condividono l’approccio del movimento alla crisi catalana: Podemos, infatti, ha criticato le condanne dei leader indipendentisti di Barcellona e gli interventi della polizia nella regione. Suscita timore, inoltre, l’approccio fondamentalmente antimilitarista del partito e i possibili danni che ciò potrebbe portare ai rapporti con la Nato ed anche a quelli con Bruxelles.
Un quadro frammentato
Unidas Podemos è un partner chiave dell’esecutivo progressista che dovrebbe vedere la luce nel prossimo futuro, dopo l’accordo di coalizione raggiunto da Sanchez e Iglesias. Le elezioni legislative spagnole del 10 novembre, infatti, sono state vinte dal Partito socialista di Pedro Sanchez che, però, non ha raggiunto la maggioranza assoluta di 176 seggi alla Camera bassa fermandosi, invece, a 120 scranni. Sanchez, per governare, deve necessariamente allearsi con il movimento di Iglesias ma anche in questo modo un’eventuale coalizione di sinistra si fermerebbe a 155 seggi e dovrebbe quindi farsi supportare anche da Mas Pais, il partito progressista fondato da Íñigo Errejón, ex esponente e fondatore di Podemos, che ha ottenuto tre scranni. La matematica condannerebbe, però, anche quest’alleanza ed a questo punto Sanchez si dovrà affidare ai partiti nazionalisti catalani e baschi per sperare di restare in sella.
I partiti di centrodestra, i Popolari, Ciudadanos e la destra radicale di Vox, non possono raggiungere la maggioranza degli scranni e il ritorno a nuove elezioni, dopo quelle fallimentari di aprile, sembra escluso a priori. Ecco, dunque, che il governo Sanchez potrebbe rischiare grosso sin dall’inizio. L’appoggio dei partiti regionali, nel bel mezzo della crisi in Catalogna, rischia di essere tossico per il nuovo esecutivo mentre la presenza di Podemos, che in un passato non lontano esaltava il Venezuela chavista per poi tornare recentemente sui suoi passi e criticare il regime di Nicolas Maduro, potrebbe costituire una zavorra ulteriore.
Le prospettive
La convivenza forzata tra Sanchez e Iglesias potrebbe riservare più di una sorpresa. Quest’ultimo, infatti, ha probabilmente, nel lungo termine, l’obiettivo di imporsi come leader della sinistra spagnola e bisognerà vedere quanto accetterà di fare da comprimario in un esecutivo a trazione socialista. L’atlantismo del Psoe, inoltre, potrebbe creare frizioni problemi ed andare a cozzare con l’approccio neutralista di Unidas Podemos. Il rischio, per i progressisti, è che un governo caotico e frazionato possa fare il gioco dei conservatori e riportare la Spagna, in breve tempo, verso nuovi comizi elettorali. Socialisti e Podemos dovranno essere abili nel trovare una sintesi politica che soddisfi entrambi gli elettorati ed, al tempo stesso, a far digerire agli elettori spagnoli l’appoggio dei movimenti nazionalisti. Non sarà di certo facile ed il rischio del fallimento potrebbe essere dietro l’angolo. Ad approfittarne potrebbero essere i radicali di Vox, movimento controverso ma in forte crescita ed il cui leader, Santiago Abascal, è riuscito ad imporsi nel panorama politico spagnolo e quasi a raggiungere il Partito popolare.