La chiamata alle urne in Gran Bretagna non vede misurarsi in duello solo Tory e Labour, ma lascia un ruolo di rilievo agli Unionisti Irlandesi (Dup), che ora come ora, dimostrano essere sullo scacchiere politico britannico un vero e proprio “ago della bilancia” nella tanto agognata Brexit.
Il partito di destra degli Unionisti irlandesi di Mrs. Arlene Foster, diventato la prima forza politica in Irlanda del Nord, ha raggiunto un potere di negoziazione non trascurabile a Westminster, e nell’ennesima chiamata al voto del Regno, potrebbe rendersi indispensabile per ottenere i voti necessari per il “Go” o per il “No go”. La leader del Dup, 49enne nata a Enniskillen e figlia di un riservista della polizia sopravvissuto a un tentato omicidio mosso dall’Ira – l’Esercito Repubblicano Irlandese – è sempre stata fedele al governo di Londra, e ha portato avanti numerose istanze dei protestanti in quello spicchio di terra verde che devoto alla corona. Coinvolta anche lei da adolescente in un attentato dell’Ira, è soprannominata la ‘lady di ferrò nordirlandese”, in ricordo della primo ministro Margaret Tatcher. Madre di 3 figli, ha sempre espresso in linea con il suo partito, un pensiero estremamente conservatore, contrario all’aborto e ai matrimoni gay.
In merito alla questione Brexit, il Dup si è mostrato fermamente contrario ad una una cosiddetta hard Brexit, ribadendosi irremovibile sul fatto che: “l’Irlanda del Nord debba uscire dall’Ue alle stesse condizioni rispetto al resto della Gran Bretagna”. Nella delicata condizione che riguarda la legislatura uscente – seppur rappresentato da soli 10 deputati al parlamento londinese e alleati dei conservatori – gli unionisti nord-irlandesi sono rivelati una spina nel fianco sia per Theresa May che per Boris Johnson nel raggiungimento di un accordo che permettesse al governo britannico di traghettare il Regno Unito fuori dall’Unione Europea come il popolo ha votato, già due volte. Il partito della Foster, e del suo vice Nigel Dodds, è favorevole al mantenimento dei confini aperti per la libera circolazione tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord. Mostrando posizioni posizioni divergenti con quelle dei Tory riguardo le tematiche economiche e sulla spesa pubblica. Altre critiche sono state avanzate su determinati punti dell’accordo firmato con Bruxelles, dissentono sulla proposta di regime doganale e sulla verifica del consenso irlandese. Il Dup ha inoltre denunciato la “poca chiarezza” dell’intesa sull’Iva. Una strenua difesa inoltre, è quella mossa nei confronti del cosiddetto “triple lock”: il meccanismo che prevede un incremento annuale e automatico delle pensioni così come sul “winter fuel”, ossia il pagamento di un’indennità legata al riscaldamento invernale per i pensionati.
In questa come nella prossima legislatura, gli unionisti nord-irlandesi rappresenteranno un ago della bilancia. Potrebbero infatti riallearsi con i conservatori – se questi non ottenessero una maggioranza da soli – e avere nuovamente una loro posizione “forte” sull’uscita dall’UE, dato che molti tra le fila dei Tories, hanno già annunciato che voteranno l’accordo per la Brexit solo ed esclusivamente se verrà approvato anche dai rappresentanti del Dup.