Si leggono spesso segnali di preoccupazione lanciati dalla sponda europea del Mediterraneo, ma adesso l’allarme arriva anche dall’Africa profonda: è il governo del Niger, in particolare, a ribadire ancora una volta come l’attuale contesto libico rischia pesantemente di segnare in modo molto negativo il cammino verso la stabilità e la sicurezza dei Paesi vicini. Con conseguenze anche per l’Europa.

Le parole di Mohamed Bazoum

Uno dei politici più in ascesa del Niger è senza dubbio Mohamed Bazoum: è lui a scaldare maggiormente le folle, è uno dei pochi leader del Paese in grado di catturare simpatie sia tra l’elettorato che in seno all’opinione pubblica. C’è lui ad esempio dietro le proteste contro la presenza di nuovi contingenti stranieri in Niger, diffuse quando l’Italia si apprestava ad inviare proprio soldati nel cuore del Sahel. Bazoum è però considerato anche vicino alla Francia, c’è chi lo definisce un amico personale di Emmanuel Macron. Attualmente Bazoum è ministro dell’interno in Niger, a volte però all’interno ed all’estero è più popolare dello stesso presidente Mahamadou Issoufou. Forse è anche per questo che spesso è lui ad essere intervistato dai network internazionali.

Così come riporta AskaNews, l’ultima intervista Bazoum la concede a Bloomberg. Alla tv americana il ministro dell’interno nigerino lancia l’allarme sulla Libia: “La situazione in Libia – afferma Bazoum –  favorisce lo sviluppo della criminalità transfrontaliera e della circolazione delle armi che rafforza gli individui armati e alimenta i conflitti in tutto il Sahel”. In poche parole, secondo l’esponente del governo di Niamey la Libia per il Niger rappresenta vera e propria “benzina sul fuoco”.

“La minaccia posta dei gruppi terroristici è molto più pericolosa perché fa pressione sulla capitale – prosegue Bazoum – I combattenti dell’Isis qui sono già arrivati, è qui la nuova frontiera”.

Gli spauracchi di Boko Haram e dell’Isis

Bazoum dunque lancia l’allarme, richiedendo una maggiore attenzione verso la Libia. Un modo forse per ritagliarsi spazio a livello internazionale, oppure per reclamare più aiuti verso il suo paese. Ma a prescindere dalle motivazioni dietro le dichiarazioni del ministro nigerino alla tv americana, un fondo di verità nelle parole di Bazoum è in effetti facile da rintracciare. Gli ultimi video dell’Isis, al pari delle azioni poste in essere dagli islamisti non solo nel Niger ma anche nei Paesi vicini, Burkina Faso e Mali in primis, mostrano il sempre più marcato radicamento del terrorismo jihadista nel Sahel. Ed in questa recrudescenza del fenomeno islamista nella regione, risulta evidente lo “zampino” dato dalla destabilizzazione della Libia.

Il paese nordafricano è sempre più base logistica privilegiata dell’Isis, con i gruppi fondamentalisti che trovano tra le dune del Sahara le condizioni ideali per installare campi di addestramento e per trovare rifugio dopo essere scappati da Siria ed Iraq. E nel Niger non è un caso che gli attacchi attribuiti all’Isis si susseguano, così come in tutta la regione sub sahariana. Niamey, già alle prese con il contrasto all’immigrazione verso la Libia, difficilmente può da sola fare fronte ad un eventuale ulteriore dilagare del terrorismo. Anche perché, oltre all’Isis, nel sud del paese da alcune settimane vengono segnalati attacchi ad opera di Boko Haram, il gruppo legato al califfato di Al Baghdadi nato in Nigeria ed ora operativo anche in altre zone della regione.

Un discorso che vale per il Niger, ma che può essere esteso come detto a Mali, Burkina Faso e Ciad: l’Isis ed il fondamentalismo islamico prendono sempre più piede nel cuore dell’Africa, con tutte le gravi conseguenze sul fronte della sicurezza anche per la stessa Europa. Segno di come quella guerra che in Libia va avanti oramai dal 2011, appare sempre più destinata ad avere gravi conseguenze sia a nord che a sud del paese nordafricano. Ma all’intensità degli allarmi lanciati, non corrisponde al momento la precisa e concreta volontà a livello internazionale di riportare stabilità tanto in Libia quanto nella regione sub sahariana.