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La stagione delle primarie del Partito Democratico americano è ormai entrata nel vivo: dopo una lunga fase interlocutoria segnata da dibattiti e polemiche tra le diverse anime dei progressisti americani, spaccati tra moderati e socialisti, è ormai giunto il momento della disfida elettorale, già iniziata con i caucus dell’Iowa svoltisi il 3 febbraio. I risultati dell’Iowa hanno però generato polemiche per la lentezza con cui sono stati diffusi ed in ogni caso hanno visto un sostanziale pareggio tra Pete Buttigieg, trentotto anni ed astro nascente dei Democratici moderati, giunto al primo posto con il 26,2 per cento dei voti ed il senatore Bernie Sanders, settantotto anni e coriaceo esponente della sinistra radicale, piazzatosi, con il 26,1 per cento dei consensi, subito dietro a Buttigieg. Più distanziati la senatrice Elizabeth Warren, anche lei schierata su posizioni ultraprogressiste, con il 18 per cento dei voti e l’ex vicepresidente moderato Joe Biden, fermo al quarto posto con il 15 per cento dei consensi.

Prossima tappa: New Hampshire

Il quarto posto di Joe Biden ha suscitato un certo sconcerto tra gli osservatori ed ha portato ad ipotizzare come l’uomo politico possa non essere più il favorito per la vittoria finale e come il suo ruolo di leader dei moderati potrebbe essere assunto da Buttigieg. Questo trend, però, dovrà essere confermato anche nelle prossime tappe della competizione a partire dal New Hampshire, dove si voterà l’11 febbraio. Bernie Sanders, stando a quanto riferito da alcuni aggregatori di sondaggi, dovrebbe riuscire a prevalere in questo Stato del Nord-Est, che vota per i Democratici dal 1992 e che è popolato per il 94 per cento da bianchi. L’anziano leader della sinistra radicale dovrebbe riscuotere una percentuale di voti compresa tra il 24,8 ed il 26,8 per cento di voti mentre il suo rivale più immediato, Buttigieg, lo inseguirebbe partendo da un range compreso tra il 18 ed il 22 per cento delle preferenze elettorali. Subito dietro ci sarebbero, invece, Joe Biden ed Elizabeth Warren. La sfida del New Hampshire, come è facile immaginare, non avrà particolari ricadute numeriche sull’attribuzione dei delegati per la Convention finale: in ballo, infatti, ci sono appena 33 delegati su un totale di 3979.

Le prospettive

Una vittoria oppure una sconfitta in New Hampshire, a causa della grande attenzione mediatica data a questo appuntamento, può comunque avere ricadute importanti sulle prospettive future dei diversi aspiranti presidenti. Gli elettori, inoltre, non voteranno secondo la formula del caucus, secondo alcuni poco rappresentativa, ma con il classico scrutinio segreto nell’urna e ciò rende ancora più importante questa sfida politica, La vittoria di Sanders non è in discussione, ma un’ulteriore rafforzamento di Buttigieg a discapito di Biden potrebbe segnare un pesante tracollo per la candidatura dell’ex vicepresidente, che ha disperatamente bisogno di una prestazione convincente per evitare un pericoloso effetto domino sul suo nome che, in realtà, ha goduto di consensi significativi a livello nazionale. Il passato è d’obbligo perché, secondo l’istituto FiveThirtyEight, Bernie Sanders avrebbe ora maggiori chance di giungere ad una vittoria finale rispetto all’ex vicepresidente. Poche speranze, invece, per la Warren e Buttigieg. Il New Hampshire, in ogni caso, costituirà un succulento banco di prova per gli aspiranti rivali del presidente Donald Trump che, di certo, li attende al varco.

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