Tante incognite, ma anche una certezza: secondo le ultime informazioni trapelate da Washington, il muro tra Stati Uniti eMessico si farà; incertezza sui costi, incertezza su chi pagherà l’esborso con il presidente americano, Donald Trump, che vuole addebitarlo al governo di Città del Messico, incertezza anche sul progetto, pur tuttavia i bandi per la costruzione dell’opera giudicata come pietra miliare della campagna elettorale presidenziale di novembre sono già partiti e, con essi, sono partiti tutti i vari iter burocratici volti ad arrivare a separare gli USA dalla federazione messicana. Dall’altra parte del confine, insorge il governo centrale che più volte ha detto di non essere d’accordo con il progetto di Trump e di non essere disposto a pagare la cifra per la costruzione del muro; negli USA, come previsto, ad insorgere sono le associazioni e le ONG che si occupano di diritti umani, mentre i sondaggi dicono che il 53% dei cittadini è contrario al muro, ma il 75% vuole comunque più controlli ai confini.L’incognita dei costi e dei progettiIl governo di Washington parla di una spesa di dodici miliardi di dollari per la costruzione del muro; le barriere dovrebbero andare a coprire i circa duemila chilometri di confine sguarnito, visto che dei 3.200 chilometri complessivi, più di mille sono già segnati dal muro i cui lavori sono iniziati nel 1994, con l’amministrazione di Bill Clinton, marito della candidata opposta nel 2016 a Donald Trump. C’è chi però azzarda altri costi, al rialzo: altre fonti governative parlano di 17 miliardi di Dollari, mentre c’è chi è contrario al muro non per motivazioni ideologiche ma per mera praticità economica, visto che in alcuni studi si azzarda addirittura una cifra che supera i 25 miliardi di Dollari per l’ultimazione di tutti i lavori.L’incognita sui costi, è strettamente legata a quella sui progetti; infatti, la riserva da questo punto di vista non è ancora stata sciolta: il terreno, lungo un confine così vasto, ovviamente presenta caratteristiche molto diverse; si va dalle zone pianeggianti vicino le spiagge che dividono la California dal Messico, fino alle zone più collinari. Per tal motivo, sarà necessario un adattamento al terreno che non potrà rendere uniforme il muro il quale, in alcuni casi, sarà anche del tutto assente visto che la conformazione di alcune zone rende necessario più un sistema di costante videosorveglianza che l’imposizione di barriere fisiche tra i due confini. Nei bandi promossi e già lanciati dal governo di Trump, non emergono indicazioni particolari in tal senso; saranno le aziende che si aggiudicheranno i lavori a promuovere la versione del muro che più coniugherà le esigenze di difesa volute dal governo USA con la conformazione del terreno lungo i tanti chilometri di confine.Anche imprese ispaniche partecipano ai bandiIn tutto, sono 640 le imprese che hanno espresso volontà di concorrere ai bandi per l’aggiudicazione degli appalti inerenti la costruzione del muro lungo il confine con il Messico; nei bandi, oltre i lavori per la nuova barriera, sono previste opere di rafforzamento del muro già esistente da circa vent’anni che copre circa un terzo del confine. Sorprende come, delle 640 imprese in corsa per i bandi, almeno il 10% siano ispaniche; si tratta, secondo il The Guardian, di aziende californiane di San Diego o Los Angeles gestite da americani di origine centro – americana. Proprio in California ed in Nevada, il voto degli ispanici (che in massa hanno preferito la Clinton a Trump) è stato fortemente influenzato dallo spauracchio della costruzione del muro lungo il Messico.Alcuni dei proprietari delle aziende ispaniche partecipanti ai bandi, sono stati intervistati proprio dal The Guardian; emerge, in particolar modo, come ideologicamente molti di loro sono sempre contrari al muro pur tuttavia ‘business is business’: “Per me il muro è una stupidaggine sia ambientale che politica – afferma il titolare della San Diego Project Management – Io però difendo il diritto di essere stupido: tu vuoi un muro? Ed allora io ti fornisco tutti i materiali migliori che possano essere utilizzati per un muro”. Tra le aziende in corsa per la costruzione della lunga barriera, vi sono anche alcuni colossi europei: nei giorni scorsi, ad esempio, il gruppo svizzero leader della fornitura di cemento LafargeHolcim, ha ufficializzato l’interesse di partecipare alla costruzione del muro; del resto, al di là dei discorsi politici, la barriera lungo il Messico è pur sempre un affare da 12 (o molto di più) miliardi di Dollari.
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