Il primo ministro danese Mette Frederiksen ha reso noto che Copenaghen è pronta ad alleggerire il lockdown: le misure restrittive, imposte il 13 marzo, avrebbero già portato buoni frutti e reso possibile una parziale riapertura. Subito dopo Pasqua dovrebbe essere il turno degli asili e delle scuole primarie mentre gli uffici apriranno i battenti in maniera scadenzata. Bar e ristoranti, invece, resteranno al momento chiusi così come i confini del Paese. Resteranno in vigore anche le restrizioni agli spostamenti interni e vietati gli assembramenti di più di 10 persone.  La decisione di Copenaghen, per quanto parziale, è un passo in avanti sulla strada della normalizzazione e farà probabilmente da preludio ad altre aperture. Secondo la Frederiksen le misure hanno avuto successo perché sono state imposte in una fase precoce dell’epidemia. L’economia beneficerà di questi sviluppi: il Pil dovrebbe contrarsi del 3,5 per cento nel 2020 contro un 10 per cento stimato inizialmente.

Un modello di successo

L’annuncio della Frederiksen è strettamente legato ai dati numerici: il numero di ricoveri è cresciuto leggermente meno rispetto alla settimana precedente e l’epidemia appare dunque sotto controllo. Nel Paese, invece, si sono registrati in tutto 4978 casi di Covid-19 e 203 persone sono morte a causa del morbo.

Le misure adottate in Danimarca non sono così dure come quelle di altre nazioni europee: i cittadini danesi sono liberi di uscire per svolgere sport all’aperto e camminare. Le forze di sicurezza, nella maggior parte dei casi, non sono state costrette ad adottare atteggiamenti coercitivi e la polizia ha persino inviato un sms a tutti i cittadini ricordando l’importanza del distanziamento sociale ed augurando “buon weekend”. La fiducia dei danesi nelle istituzioni statali e la presenza di un forte senso di identità nazionale hanno facilitato un diffuso rispetto delle norme che hanno smorzato l’intensità dell’epidemia.

Le prospettive

Il modello danese sembra aver avuto successo ma dietro l’angolo potrebbero nascondersi delle incognite pericolose. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha infatti reso noto che allentare le misure troppo in fretta potrebbe facilitare la comparsa di una seconda ondata di infezioni: non ci sono suggerimenti specifici agli Stati su come e quando ammorbidire i lockdown ma bisognerebbe, secondo l’ente sanitario, essere prudenti. Copenaghen, in ogni caso, procederà con particolare cautela: la Frederiksen ha reso noto che il processo di riapertura, che durerà diversi mesi, potrà aver luogo a condizione che “venga mantenuta la distanza sociale e che le persone si lavino le mani” e che “non ci si potrà aspettare, a breve, un ritorno alla vita normale ma che, piuttosto, bisognerà convivere con le restrizioni ancora per diversi mesi”. Una cautela, quella dell’esecutivo danese, che dovrà essere imitata anche da altre nazioni. Sarà infatti necessario adottare un approccio comune al problema ed evitare salti nel buio che potrebbero pregiudicare i risultati raggiunti. Il futuro della Danimarca, così come quello del resto del mondo, è legato all’abilità di bilanciare contenimento e normalizzazione, almeno finché un vaccino od un farmaco consentiranno un reale sblocco della situazione.

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