American Socialism contro tecnocrazia: sarà questo il filo conduttore delle primarie democratiche statunitensi dopo i rapporti di forza manifestatisi nel voto in Iowa? È ancora presto per dirlo, ma il fatto che il giovane ex sindaco di South Bend, Pete Buttigieg, abbia ottenuto il secondo posto dietro Bernie Sanders nel voto popolare e sia in testa per delegati conquistati è già una sorpresa. Buttigieg sfonda al centro e sorpassa Elizabeth Warren, ambigua nella sua posizione tra moderatismo e sinistra radicale, e l’ex vicepresidente Joe Biden, accreditato come il favorito alle primarie.
Buttigieg risponde con i primi risultati sul campo alle ambivalenze dei sondaggi che lo avevano visto a lungo altalenante. E lo fa in uno Stato dell’America profonda che a lungo aveva snobbato nel suo tour elettorale, focalizzato soprattutto nelle grandi aree costiere. È ancora presto per dire quanto la spinta dell’Hawkeye State si trasmetterà al resto del Paese: ma tra i dem l’Iowa torna simbolicamente e politicamente importante, prendendosi una rivincita sul relativo snobismo subito dai candidati focalizzati sul Super Tuesday di marzo. Con Buttigieg il centrismo democratico acquisisce una nuova dimensione non completamente sovrapponibile a quella dell’establishment liberal a lungo maggioritario nel partito dell’Asinello e, in un certo senso, inedita: quella tecnocratica.
Il 38enne Buttigieg, infatti, ha avuto uno snodo fondamentale nella sua esperienza di formazione nel triennio di lavoro (2007-2010) presso l’ufficio di Chicago di McKinsey & Company, la nota società di consulenza manageriale e strategica. Il “modello McKinsey” è funzionale alle dinamiche contemporanee del capitalismo finanziario: la consulenza professionale del gruppo mira a garantire alle società partner un’aggressiva crescita dei margini di profitto e di ritorno sull’investimento nei settori di pertinenza. Come sottolinea The Atlantic in un’analisi dedicata al percorso di Buttigieg in McKinsey, molto spesso questo si concretizza nella dismissione di aree aziendali a favore di subforniture o precarizzazione del lavoro.
Nell’American way il partenariato tra business e politica è consolidato, il lobbying attività definita e, nei limiti del possibile, normata. Ma raramente si è verificata la costituzione di un progetto politico che parla di economia con il gergo della tecnocrazia manageriale, in termini di efficienza, con la presentazione della combinazione tra elitismo manageriale e spirito imprenditoriale come intrinsecamente funzionale al benessere collettivo. Del resto, The Intercept ha fatto notare come la maniera con cui Buttigieg ha attaccato il programma Medicare for All di sanità gratuita contiene molte espressioni tratte dal gergo del settore delle assicurazioni sanitarie. In particolare, l’ex manager del settore Wendell Potter ha notato la sua insistenza sul fatto che i principali attacchi di Buttigieg alle proposte democratiche di sanità gratuita universale sono legati alla minaccia ai posti di lavoro nel settore dell’insurance, bersaglio preferito dei clienti di McKinsey abituati a impedire la promozione di programmi di questo tipo.
Se Sanders si presenta all’elettorato democratico come l’anti-Trump, capace di parlare al cuore profondo del Paese, alle aree de-industrializzate e agricole con toni capaci di eguagliare il richiamo anti-élite del trumpismo delle origini Buttigieg vuole posizionarsi di riflesso come l’anti-Sanders. Il catalizzatore moderato di chi è spaventato di una svolta radicale a sinistra. Da esterno all’establishment politico del partito, vuole che sia questo a seguirlo sul suo terreno sfruttando la sua capacità di non esservi, contemporaneamente, estraneo in quanto a attitudini. Il punto di congiunzione tra spirito tecnocratico di stampo McKinsey e progressismo liberal potrebbe essere proprio il giovane ex sindaco di South Bend. Che così facendo polarizzerebbe, assieme a Sanders, il dibattito in una formazione divisa tra le sue molte anime.