Dopo la visita lampo e (quasi) a sorpresa a Baghdad, Giuseppe Conte atterra a Beirut e prova a strappare il rinnovo della partnership con il Libano, paese delicato da cui passano gran parte dei principali dossier mediorientali. L’Italia vuole recitare la sua parte nel paese dei cedri, confermando da un lato il proprio ruolo di mediazione nel contesto dei casi più spinosi che riguardano (anche) il Libano, e dall’altro imprimendo una significativa sterzata positiva al proprio ruolo economico. In primis sull’energia ma, più in generale, sui settori chiave di un paese che da troppo tempo aspira a riprendere la sua corsa economico – sociale.
Hariri: “Libano può essere piattaforma degli interessi italiani nella regione”
Un intento, quello della diplomazia italiana e di Palazzo Chigi, che sembra essere in linea anche con le aspettative dello stesso governo libanese. Come detto nei giorni scorsi, Conte è il primo capo di un esecutivo occidentale a visitare Beirut dopo l’insediamento del nuovo governo guidato da Saad Hariri. La compagine libanese composta da trenta ministri, di cui tre di Hezbollah, giura lo scorso 2 febbraio ed in tal modo sancisce la fine di uno stallo politico che dura da otto mesi. Il primo incontro a Beirut il presidente del consiglio lo ha proprio con il riconfermato Hariri. In conferenza stampa i due confermano le ottime impressioni date dall’incontro bilaterale e, soprattutto, pongono sul piatto obiettivi ambiziosi per le relazioni tra Italia e Libano.
Il premier Hariri, in particolare, ribadisce la necessità del Libano di avviare seri programmi di rilancio e sbloccare uno stallo che in questi anni è anche economico. E Beirut vuole l’Italia al suo fianco: “Non solo nell’energia e nel petrolio – afferma Hariri nell’incontro con la stampa, per come riportato dall’AdnKronos – Ma anche in altri settori importanti”. Il premier libanese si spinge anche oltre: “Il Libano può trasformarsi nella piattaforme degli interessi italiani nella regione”. È questa la frase forse che, dalle parti della Farnesina e di Palazzo Chigi, alla vigilia del bilaterale si augura di sentire. Da parte del paese dei cedri dunque, c’è la volontà di vivacizzare ulteriormente gli scambi commerciali tra Italia e Libano e di rafforzare i rapporti tra le due sponde del Mediterraneo. Un ottimo segnale per Roma e per la sua strategia diplomatica ed economica nel Mare Nostrum.
Gli interessi energetici italiani in Libano
Lo scenario libico visto da Beirut è molto lontano, pur insistendo nella medesima area mediterranea. Nessun derby Italia – Francia, né tanto meno tra Eni e Total. Anzi, i due colossi energetici collaborano e da maggio assieme alla russa Novatek fondano un consorzio che da Beirut è in grado di assicurarsi il via libera alla ricerca di giacimenti off shore dinnanzi le coste libanesi. Un affare ghiotto non soltanto sotto il profilo economico: l’area in questione è molto delicata, poco più a sud vi sono le acque della zona economica esclusiva israeliana e, più ad ovest, il grande giacimento di Zohr, mentre poco più a nord vi sono le aree di ispezione appaltate dal governo cipriote e che nei mesi scorsi sono teatro del blocco della nave della Saipem da parte del governo turco. Mettere un piede qui assieme a russi e francesi, non vuol dire soltanto partecipare ad un affare di svariati miliardi di Euro, ma anche garantirsi un posto in uno scenario geopolitico importante e decisivo.
Ecco perchè la partnership con il Libano è vitale per l’Italia e perchè Roma a livello politico ha necessità di rimarcare la propria vicinanza con Beirut ed il proprio ruolo nel paese dei cedri. Oltre al petrolio, l’Italia gioca una partita importante nel paese mediorientale anche sul fronte della distribuzione di energia. E, a sua volta, al fianco del settore energetico Roma può annoverare importanti investimenti su tanti altri fronti, a partire da quello infrastrutturale e dalla vendita di armamenti. Investimenti pubblici, ma anche privati: una galassia di partnership economiche che rendono palese la vicinanza tra Italia e Libano.