Il presidente cinese Xi Jinping e il premier indiano Narendra Modi si sono ritrovati a Chennai, nella giornata di venerdì, per il secondo summit informale tra India e Cina. I due leader discuteranno di questioni inerenti ai legami commerciali, alle frontiere comuni ancora oggi demandate solo in parte e più in generale di cooperazione multilaterale. Non sono però previsti, al termine del meeting, dichiarazioni congiunte o firme di memorandum di intesa. Il leader cinese aveva già incontrato, negli scorsi giorni, Imran Khan, premier del Pakistan ed alleato di Pechino, con cui aveva discusso del Kashmir. Almeno cinque dimostranti tibetani, che protestavano nei pressi del luogo dell’incontro, sono stati arrestato dalla polizia locale indiana.
Frizioni e legami commerciali
Il summit sarà probabilmente influenzato dalla questione del Kashmir, in preda a forti tensioni dopo la decisione di Nuova Delhi di revocare, il 5 agosto, l’autonomia della regione. Le autorità indiane hanno confermato che il tema non verrà discusso dai due leader ed in generale non vogliono che Pechino si immischi nella disputa con il Pakistan. Islamabad è, però, il principale partner strategico di Pechino nella regione e ha acquistato, tra il 2008 ed il 2017, sei miliardi di armi cinesi, la Cina ha invece investito miliardi di dollari nel Paese nell’ambito dell’iniziativa della Nuova Via della Seta. Il comunicato rilasciato da Pechino in seguito all’incontro tra Xi Jinping ed Imran Khan, nel quale le autorità cinesi esprimono preoccupazione per le azioni unilaterali in Kashmir, ha irritato Nuova Delhi che ritiene la questione un proprio problema inter.
Le frizioni tra le parti non possono però oscurare le prospettive di crescita dei legami economici tra Pechino e Nuova Delhi. La Cina è il secondo partner commerciale dell’India ed il volume degli scambi tra i due ammonta ad 87 miliardi di dollari, con un target fissato a 100 per il 2020. I legami potrebbero stringersi ulteriormente nell’ambito del Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep), un accordo di libero scambio in via di negoziazione che dovrebbe comprendere sedici stati, tra cui Australia, India, Cina, Thailandia ed Indonesia. Nuova Delhi è però preoccupata però dal possibile peggioramento del deficit commerciale con Pechino che ammonta, ad oggi, a 55 miliardi di dollari. Subrahmanyam Jaishankar, ministro degli Esteri di Nuova Delhi, ha espresso il proprio risentimento per le difficoltà che le merci indiane incontrano nel tentativo di penetrare sul mercato cinese e Pechino dovrà cercare di ridurre queste restrizioni se vuole potenziare i propri legami con l’India. I due leader parleranno, probabilmente, anche della possibile penetrazione del colosso cinese Huawei nel mercato indiano delle telecomunicazioni, il secondo più grande al mondo per numero di clienti. Washington ha già ammonito Nuova Delhi sulla pericolosità che l’uso di equipaggiamento Huawei potrebbe avere sulla costruzione delle reti 5G nazionali.
Le prospettive
I due giganti asiatici sono storicamente divisi da una serie di divergenze e problematiche, non ultime la rivalità di fondo per la supremazia in Asia. I confini non demarcati, nella regione himalayana, portarono allo scoppio, nel 1962, di una breve guerra di confine e più in generale gli strettissimi legami tra Pechino ed Islamabad inibiscono un miglioramento delle relazioni con Nuova Delhi. Una partnership più stretta tra Cina ed India sembra passare più per questioni tattiche e di calcolo politico che per una sincera comunanza di vedute sulle principali tematiche. Il Kashmir sembra destinato, a causa delle tensioni che lo attraversano, a porre ulteriori ostacoli ad un rafforzamento dei legami tra i due giganti asiatici. Mosca e Washington, infine, auspicano che ciò non accada. La Federazione Russa intrattiene, dai tempi della Guerra fredda, una eccellente partnership in ambito commerciale e militare con Nuova Delhi mentre gli Stati Uniti stanno cercando di estendere la propria influenza strategica nell’Asia Meridionale.