Dopo giorni di tira e molla a seguito dello scandalo che ha colpito la sua persona e relativo alla partecipazione ad una festa privata in cui non si rispettavano le normative anti-Covid, il posto dell’irlandese Phil Hogan alla Commissione europea è ufficialmente saltato. A presentare le proprie dimissioni è stato l’ormai ex-commissario, che sebbene abbia difeso la propria posizione sostenendo che nulla fosse stato svolto in modo pericoloso non ha potuto osteggiare le volontà comunitarie e soprattutto le pressioni della stessa Dublino (dove, a causa dello stesso evento, ha rassegnato le proprie dimissioni anche il ministro dell’agricoltura). A prendere il suo posto è stato un volto molto noto nell’Unione europea, l’ex-vicepresidente della Commissione Junker Valdis Dombrovskis, il “falco” di Riga, a chiarissimo segnale della posizione di rigore che l’Europa vuole mantenere in questo momento storico segnato dalle grandi incertezze del commercio internazionale.

Cosa cambia nella Commissione europea

Dopo lo scandalo causato da Hogan, l’Unione europea ha scelto di schierarsi in modo netto sulla questione, mettendo al suo posto un volto che negli anni si è contraddistinto come uno dei più infervorati rigoristi europei. Anche per sviare ad un danno di immagine causato dalle leggerezze comportamentali dell’ex commissario al commercio, la nomina ad interim (nell’attesa di valutare l’eventuale mantenimento o la revoca della carica all’Irlanda) di Dombrovskis rende necessarie però una serie di considerazioni.

Sin dalla sua nomina con la formazione della Commissione Von Der Leyen, Hogan aveva attirato le critiche soprattutto dei Paesi del Sud dell’Europa, sia a causa della sua provenienza dall’Irlanda (uno dei tanti pseudo-paradisi fiscali interni all’Ue) sia per le sue posizioni nei confronti delle economie europee più deboli. Con la notizia delle sue dimissioni, infatti, si sarebbe potuto tirare un sospiro di sollievo, il quale però è stato affievolito dalla nomina ad interim del politico lettone – noto al nostro Paese per le sue posizioni agli antipodi rispetto a quelle del governo Conte I. L’unica speranza per l’Italia in questo momento risiede in quella che – date le affinità di pensiero con il politico democratico Paolo Gentiloni – per il nostro Paese possa essere mantenuto un occhio di riguardo, soprattutto considerando il difficile momento che si sta attraversando.

Una nuova stagione del rigore?

Con la nomina di Dombrovskis, dunque, ecco che un pezzo dell’ex Commissione europea guidata da Jean-Claude Junker è tornata ad occupare le scene dell’Europa, in una posizione chiave considerando l’attuale condizione del commercio internazionale. Le maggiori preoccupazioni – almeno per quei Paesi che necessitano di manovre espansive – sono date a questo punto dalle tendenze che prenderà la Commissioni nei riguardi degli scambi commerciali che si prefigurano come maggiormente volte al rigore.

In questo momento, però, lo scenario di un maggior rigore nella gestione del Commercio preoccupa molti e non soltanto in Italia, con l’unica consolazione – almeno al momento – che è dettata dalla possibilità che Dublino riesca a nominare un sostituto in tempi stretti – il quale, secondo La Verità – potrebbe essere tra gli altri l’ex premier Leo Varadkar. Poiché, in caso contrario, il rischio è quello di dover convivere ancora una volta e su questioni discriminanti in questo difficile momento per l’economia europea con uno dei maggiori fautori delle dottrine del rigore delle passate gestioni comunitarie.

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