Nell’ultima settimana, i video di italiani al davanzale che cantano hanno fatto rapidamente il giro del mondo, ispirando altri paesi ad affacciarsi alla finestra e dare inizio alla musica. In Brasile però i cittadini in quarantena nelle città di San Paulo, Rio e Brasília hanno afferrato pentole e cucchiai invece di chitarre e violini, battendololi al grido di “Fora Bolsonaro!”

Il presidente brasiliano si trova infatti sotto il fuoco incrociato per la sua gestione dell’epidemia, che ha prima bollato come una “fantasia” e poi come “isteria” promossa dai media per indebolire il suo governo.

Nonostante gli avvertimenti degli esperti di salute pubblica, lo scorso 16 marzo ha incontrato i manifestanti di una protesta contro il Congresso e in supporto dell’azione governativa. Secondo il quotidiano O Estado de São Paulo, il presidente si è fatto fotografare e stretto le mani a circa 272 persone.

Tutto questo immediatamente dopo aver preso parte a un viaggio negli Stati Uniti in cui ventiquattro delle persone che l’hanno accompagnato si sono rivelate positive al virus. Lo stesso Jair Bolsonaro ha dichiarato di essersi sottoposto per ben due volte al test e di essere negativo, ma ha finora rifiutato di mostrare pubblicamente i risultati. Secondo vari analisti politici interpellati dal quotidiano Folha de S. Paulo, questo sprezzo nei confronti della pandemia avrebbe aperto un vuoto di rappresentanza politica in una popolazione che invece appoggia misure più drastiche.

Può la crisi di consenso scatenata dal virus colpire la popolarità di un presidente che ancora a gennaio poteva godere di un tasso di approvazione del 48 per cento?

I governatori locali si fanno avanti

Il Brasile ha registrato la sua prima morte per Covid-19 lo scorso 18 marzo e, al momento, conta circa 34 vittime e 1.924 cittadini positivi. Il virus è inoltre ormai presente in tutti i 27 stati.

Il paese ospita così il numero più alto di contagiati di tutta l’America Latina, come è d’altronde logico data l’ampiezza della sua popolazione, secondo la Banca Mondiale vicina ai 210 milioni di abitanti già nel 2018. È però anche significativamente più alto di quello di altri paesi popolosi come Argentina (301 infetti su 44 milioni) e Colombia (277 su 50 milioni), che hanno adottato misure per contenere il contagio molto prima.

La preoccupazione maggiore riguarda il diffondersi del virus nelle favelas, dove le persone vivono spesso in condizioni di sovraffollamento e mancanza di igiene. 

Lo scorso venerdì i senatori hanno votato lo stato di calamità proposto dal ministro della sanità Luiz Henrique Mandetta. La votazione stessa è stata effettuata da remoto dopo che tre senatori, tra cui il presidente Davi Alcolumbre, sono risultati positivi, racconta InfobaeIl governo ha lavorato finora per espandere il numero di letti in terapia intensiva con le necessarie dotazioni di respiratori e per contrattare 5800 medici in caso di emergenza. Ma, oltre a chiudere i confini a partire dal 19 marzo, poco è stato fatto per prevenire il contagio.

Non ritenendo questa strategia sufficiente, governatori come João Doria nello stato di São Paulo e Wilson Witzel per Rio de Janeiro hanno preso l’iniziativa. Doria ha così varato una quarantena di quindici giorni, chiudendo tutti le attività commerciali, i bar e i ristoranti a partire dal 24 marzo. “Stiamo facendo quello che lui non fa: guidare una risposta, la lotta contro il coronavirus, dare informazioni chiare e non minimizzare,” ha dichiarato Doria. Dal canto suo, Witzel ha minacciato di schierare i pompieri per bloccare l’accesso alle spiagge di Rio e di chiudere la tratta aerea con São Paulo.

La risposta di Bolsonaro, secondo la Folha de S. Paulo, è stata ribadire con una misura provvisoria che solo lo Stato centrale ha autorità sulla chiusura di aeroporti e ferrovie. La sua opinione è infatti che le attività economiche non debbano essere interrotte per nessun motivo. “[Doria] è un lunatico. Sta approfittando della situazione per fare politica,” ha poi dichiarato in tutta risposta in una intervista alla Cnn, definendo le misure di quarantena “una dose di medicina eccessiva che finisce per trasformarsi in veleno.”

Un recente sondaggio di Datafolha ha rivelato però come i brasiliani siano molto più soddisfatti della risposta dei governatori che di quella del presidente, che solo il 34% della popolazione ha classificato come buona o sufficiente.

Il governo si è finora concentrato sulle ricadute economiche, annunciando un provvedimento che garantisce agli imprenditori la possibilità di sospendere fino a quattro mesi senza stipendio il contratto dei propri impiegati.

Reuters riporta però che, a un giorno dalla comunicazione, il decreto è stato ritirato. Un ulteriore segnale della mancanza di una chiara strategia per fronteggiare l’emergenza.

Fuori dal campo congeniale

Molti analisti brasiliani hanno sottolineato che il vero problema di Bolsonaro è che l’emergenza virus l’abbia trascinato fuori dall’arena politica a lui congeniale, quella dello scontro diretto e polemico con i suoi avversari, spingendolo invece a dover dimostrare capacità di gestione e coordinamento tra i vari livelli amministrativi di un paese federale.

Di contro, il ministro della salute, Luiz Enrique Mendetta, poco avvezzo a dichiarazioni burrascose, ha finora ricevuto l’elogio di diversi schieramenti politici per la gestione della comunicazione.

Oliver Stuenkel su Americas Quarterly ha  poi sottolineato che molti conservatori un tempo alleati del presidente hanno oggi iniziato a prenderne le distanze. Janaína Paschoal, la deputata dello stato di São Paulo che diede il via al processo di impeachment contro Dilma Rousseff nel 2016, ha detto che Bolsonaro andrebbe rimosso dal suo incarico. José Luiz Datena, un famoso presentatore con tendenze conservatrici, ha dichiarato che la scelta di Bolsonaro di ignorare l’avviso medico di autoisolarsi dopo essere stato sottoposto a rischio di contagio ha fornito un “pessimo esempio”.

D’altronde, il coronavirus potrebbe anche fornire al presidente brasiliano un contesto perfetto per risalire la china. I sostenitori più fedeli – scrive Stuenkel –  continuano infatti a scambiarsi messaggi sui gruppi WhatsApp affermando che la pandemia sia inesistente oppure parte di un piano premeditato dalla Cina per affossare il capitalismo occidentale.

Proprio la chiave di lettura anti cinese sembra stia entrando con forza nella narrazione presidenziale, con il figlio e presidente della commissione esteri della Camera Eduardo che ha recentemente rimarcato la colpa del paese asiatico nel diffondersi del Covid-19.

Inoltre, un aggravarsi dell’epidemia e un crollo economico permetterebbero a Bolsonaro di rimarcare il ruolo di “presidente di guerra” che tanto gli è congeniale, chiedendo alla popolazione di superare le divisioni interne per combattere il nemico alla porte.

Secondo Stuenkel, molto dipenderà quindi da come l’epidemia colpirà il paese. In una vera e propria catastrofe umanitaria, difficilmente i critici del presidente porteranno avanti un impeachment come accadde con Dilma Rousseff.

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