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Da Bruxelles dicono che il Mes, cioè il Meccanismo europeo di stabilità, meglio noto come Fondo salva-Stati, sia uno strumento potenzialmente utile per tutti i Paesi d’Europa, oltre che rappresentativo delle esigenze dei singoli governi. Eppure, se diamo un’occhiata al Management Board dello stesso Mes, notiamo otto personaggi attivi nel mondo dell’economia e della finanza, tutti rigorosamente non italiani. Già, perché il ruolo di Managing Director è ricoperto da un tedesco, Klaus Regling, lo stesso che viene anche soprannominato “il re d’Europa”. Proseguiamo e leggiamo gli altri nomi, un misto tra francesi e tedeschi: David Eatough è General Counsel, Rolf Strauch è lo Chief Economist, Christophe Franklen è il Deputy Managinh e Director and Chief Risk Office, Kalin Anev Janse è lo Chief Finanzial Officer. I rimanenti posti, due, cioè quello di Chief Operating Officer e Chief Corporate Officer, sono affidati rispettivamente a Sofie de Beule-Roloff e Francoise Blondeel.

Un Management Board a trazione franco-tedesca

Una domanda, dunque, sorge spontanea: indipendentemente dai costi, com’è possibile che il Mes possa fare gli interessi di tutta l’Europa, Italia compresa, se il suo Consiglio di amministrazione straripa di personaggi solo tedeschi o francesi? Certo, guai a pensar male, anche se Parigi e Berlino stanno attraversando serie turbolenze e le loro banche avrebbero bisogno di un bel po’ di sostegno.

E i membri del Management Board, guarda caso, provengono per lo più da Francia e Germania. Sarà sicuramente un caso, ma di profili italiani neanche l’ombra. Figurarsi se Roma, secondo una buona fetta dell’opinione pubblica globale, merita di sedersi al tavolo dei grandi. Tuttalpiù il governo italiano può essere interpellato quando Bruxelles ha bisogno di un appoggio, ma niente di cui strapparsi i capelli. Il profilo più importante del Mes è Klaus Regling, classe 1950 e nato a Lubecca, in Germania. Agisce da dietro le quinte, e le informazioni sul suo conto scarseggiano e perfino su internet è complicato trovare notizie. Secondo Politico, Regling è “affidabile e riservato”, e nei modi assomiglierebbe molto più a Draghi che non ai fautori dell’austerity.

Il board del Mes (Alberto Bellotto)
Il board del Mes (Alberto Bellotto)

Calendario e retroscena

Il Fondo salva-Stati finirà al vaglio della riunione dell’Eurogruppo di Bruxelles il prossimo 4 dicembre, quindi, una settimana più tardi, passerà al Consiglio europeo che dovrà solo ratificare. Il fondo in sé nasce nel 2010, all’indomani della crisi dei debiti sovrani in Europa; due anni più tardi. Il pomo della discordia sul Mes nasce dal fatto che il 14 giugno l’Eurogruppo ha concordato una bozza di riforma, e l’Italia, per mano di Giuseppe Conte, avrebbe avallato la modifica senza dire niente al Parlamento. La Lega si è subito scagliata contro l’esecutivo giallorosso e anche Luigi Di Maio ha iniziato a riservare qualche dubbio su uno strumento costoso quanto inutile e dannoso per il nostro Paese. Intanto perché l’Italia presta e ha prestato al Mes (o chi per lui) poco meno di 15 miliardi di euro. Poi perché quei governi che dovessero mai accettare la ciambella del fondo, rischiano di finire stritolati dall’obbligatoria ristrutturazione preventiva del proprio debito pubblico, laddove questo non fosse considerato sostenibile. Per tornare al Management Board a trazione franco-tedesca, la riforma in cantiere sembra configurarsi più come un regalo alle banche francesi e tedesche in grande difficoltà che non un assist all’intera Ue.

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