La sentenza della Corte Costituzionale federale tedesca sul programma di acquisto di titoli pubblici della Banca centrale europea ha creato un problema non da poco per Berlino, chiamata a non sbilanciarsi troppo nel pericoloso gioco di equilibri venutosi a creare da una situazione complessa.

Come fa giustamente notare l’HuffPost, da un lato il governo tedesco deve rispettare l’autonomia della Bce ma, dall’altro, è chiamata a fare altrettanto anche con la giurisdizione del Lussemburgo e con la sentenza di Karlsruhe. Piccolo, grande problema: i tre aspetti citati sono tutti in contrasto tra loro. Nel frattempo, ieri, la Commissione per gli Affari Ue del Bundestag, il parlamento federale tedesco, ha ascoltato alcuni esperti di economia del Paese per cercare di capire in che modo affrontare al meglio il vulnus prodotto dalla decisione dei giudici dell’Alta Corte nazionale.

Già, perché l’esito di quella sentenza ha definito “sproporzionato” il Qe di Mario Draghi risalente al 2015 e dato una sorta di out out all’Eurotower per spiegare quanto fatto all’epoca. Non solo: tra gli altri effetti da considerare c’è anche quello di aver definito arbitraria la sentenza dei giudici del Lussemburgo sulla questione. In altre parole la Corte tedesca ha sconfessato la Corte di Giustizia Ue.

Adesso è stato tirato in ballo anche il governo federale. I giudici, infatti, chiedono che il Bundestag contrasti le “sproporzionate” politiche della Bce. Nel caso in cui ciò non dovesse avvenire, la Banca centrale tedesca dovrebbe uscire, senza se e senza ma, dai vari programmi di acquisto di Francoforte. Detto altrimenti: ci potremmo trovare di fronte alla rottura dell’euro.

Un nodo giuridico

Abbiamo parlato degli esperti chiamati a dare man forte al governo tedesco. Da quel che è emerso, pare che tutti concordino sul fatto che la Bundesbank, poiché indipendente dalla politica tedesca, non possa ricevere indicazioni né dal Parlamento né dall’esecutivo. È pur vero che il verdetto di Karlsruhe non può essere ignorato come se niente fosse. Serve una sorta di mediazione per evitare, da un lato, di creare spaccature con Bruxelles; dall’altro imbarazzi interni al sistema politico tedesco, che rischierebbero di danneggiare anche l’immagine della stessa Germania.

Uscire dall’impasse non sarà tuttavia un gioco da ragazzi. E qui entra in gioco anche il ruolo della Bce, la quale non può rischiare di compromettere la sua indipendenza rispondendo alle istanze delle istituzioni tedesche. Anche perché, altrimenti, si potrebbe scatenare una sorta di reazione a catena che coinvolgerebbe altri Paesi europei. Inoltre, anche se l’Eurotower giustificherà la proporzionalità del suo programma entro sei settimane con una lettera, lo stallo giuridico resterà fino a quando la Bce non ricorrerà a una decisione del Consiglio Direttivo.

Rischi e spaccature interne

Al momento, sul tavolo, non ci sono soluzioni definite. C’è chi – come alcuni parlamentari liberali e dell’Spd – ha chiesto che la valutazione della proporzionalità sia inclusa all’interno della relazione annuale della Bce. Altri sono stati soddisfatti per la sentenza della Corte, mentre un esperto ha spinto per la rottura totale con le politiche di Bruxelles, paventando la nascita di una moneta unica solo per il nord Europa.

La spaccatura interna è quanto mai evidente se consideriamo che certi membri della Cdu, insieme all’Afd, hanno difeso la sentenza tedesca; sinistra e Verdi la pensano esattamente all’opposto. In ogni caso la Germania rischia di dover fare i conti con una procedura di infrazione. Per questo motivo il punto d’incontro che ha trovato d’accordo il maggior numero di esperti è uno: tenere i toni bassi ed evitare il testa a testa tra la Corte tedesca e le istituzioni europee.

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