Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden s’arresta ma non si arrende. Il Build Back Better Act, il piano con il quale promette agli Stati Uniti di tornare allo splendore pre-pandemia, manca la scadenza prefissata, rimandando – as soon as possible -la sua discussione in Senato. Sfuma, dunque, il sogno dem sostenuto-tra l’altro- dal leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer di presentare il disegno di legge entro Natale.

L’opposizione del Senatore Manchin

“Gli è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”? Non esattamente. Biden, infatti, ha precisato piĂą volte come fossero ancora in corso negoziati con il senatore Joe Manchin, ex governatore della West Virginia, dixiecrat di ferro, ad oggi il democratico che ha votato piĂą volte con la politica del presidente Trump avendo un record del 74% delle votazioni a favore dell’amministrazione precedente. Minimizzando le beghe intrad-dem, Biden minimizza e la butta sulle lungaggini procedurali: “Ci vuole tempo per finalizzare questi accordi, preparare le modifiche legislative e completare tutti i passaggi parlamentari e procedurali necessari per consentire un voto al Senato. Porteremo avanti questo lavoro insieme nei giorni e nelle settimane a venire”. E aggiunge “Il senatore Manchin ha ribadito il suo sostegno al finanziamento di Build Back Better al livello del piano quadro che ho annunciato a settembre. Credo che colmeremo le nostre differenze”. Il tutto anche di fronte alla “feroce” opposizione repubblicana (che ha votato compatta alla Camera il mese scorso), è pronto a giurare.

Quali sono però le ragioni materiali della mancanza di concordia sul testo definitivo? Il pacchetto di aiuti previsto vale 1.750 miliardi, che verranno erogati in spesa per le infrastrutture e sussidi svantaggiate. Il tutto da finanziarsi, in parte, con il normale gettito fiscale, in parte con un aumento del deficit federale e poi, con una stretta fiscale sui grandi patrimoni (almeno per ora). La manovra, in sé, ripropone il solito scontro democratici-repubblicani sul quantum di welfare state, ma è soprattutto il costo di lungo periodo che fa inorridire il GOP. L’allarme è stato lanciato dal Wall Street Journal che si è preso la briga di analizzare i costi reali del piano dalle 3B: le stime del Congressional budget office (Cbo), l’ufficio federale per il Bilancio, rivelano che il pacchetto non costerebbe 1.750 miliardi, bensì 4.600 perché le sue misure, essendo spalmate in più anni fiscali, fanno lievitare i costi, sfatando il refrain del costo zero.

L’ehanced child tax credit: il pomo della discordia

Nello specifico, poi, alcune misure fanno storcere il naso anche ad alcuni dem, dei quali Manchin s’è fatto microfono. Una delle questioni piĂą annose è legata agli assegni per i figli a carico, una delle principali prioritĂ  del Partito Democratico, che forniscono aiuti alle famiglie, fondamentali per l’impegno dell’amministrazione Biden per ridurre la povertĂ  infantile. La misura interessera piĂą di 35 milioni di americani e le famiglie che guadagnano fino a 35.000 dollari all’anno. L’enhanced child tax credit è stato creato come parte del pacchetto di aiuti per il coronavirus da 1,9 trilioni di dollari del marzo scorso, è in vigore solo per il 2021 e molti democratici sperano di estenderlo fino al 2022 come parte del disegno di legge di espansione della rete di sicurezza sociale. In totale, il credito ampliato fornisce fino a 3.600 dollari per ogni figlio minore e fino a 3.000 dollari per ogni figlio maggiore. Il credito completo è disponibile per i capifamiglia che guadagnano fino a 112.500 dollari l’anno e per i depositanti congiunti fino a 150.000 dollari. L’agevolazione è stata progettato per essere erogata su base mensile, con l’amministrazione che distribuisce fino a 300 dollari al mese per ogni bambino di etĂ  inferiore ai 6 anni e 250 dollari al mese per i bambini dai 6 ai 17 anni.

Secondo i bideniani la manovra specifica costerà solo 185 miliardi di dollari perché “tecnicamente” scadrebbe dopo un anno. Facendo qualche previsione, è lecito pensare che questa misura possa essere riconfermata all’infinito: in 10 anni, ad esempio, il suo costo reale sarebbe di 1.600 miliardi. Questo senza tener conto dei costi che potrebbero avere alcuni tagli su assistenza all’infanzia e politiche sanitarie infantili.

Il difficile negoziato sul tema della povertĂ  infantile

Incalzato dai media, alla domanda sul perchĂ© non votare contro le future estensioni del credito d’imposta per i figli e accettare una proroga di un anno ora, Manchin ha dichiarato: “Voglio assicurarmi che siamo in anticipo, trasparenti con il pubblico. Questo è tutto”. Ma estendere il credito d’imposta per il prossimo decennio farebbe esplodere il prezzo del provvedimento e richiede modifiche su conteggi negoziati per mesi. Se queste misure dovessero risultare imprescindibili, sarebbe pronto a giurare Manchin, i Democratici dovranno abbandonare altri programmi di questo complesso tetris per far sì che tutto stia nei 1,75 trilioni di dollari. L’idea alternativa, suggerita da Manchin, sarebbe quella di estrapolare questo provvedimento specifico dal piano, facendogli seguire un binario parallelo, ma separato. PiĂą facile a dirsi che a farsi, visto che questa alternativa dovrebbe passare dalle forche caudine di almeno 10 voti repubblicani. Tra gli irriducibili, che ritengono il provvedimento sia non negoziabile, Elizabeth Warren: “Abbiamo bisogno del credito d’imposta per i bambini. Ha ridotto di quasi la metĂ  la povertĂ  infantile in America”.

Il tema è e resta fra i piĂą delicati, andando a colpire un nervo scoperto della societĂ  americana. Negli Stati Uniti i bambini rimangono la fascia di etĂ  piĂą povera: quasi 1 su 6 viveva in povertĂ  nel 2018, ovvero 11,9 milioni di bambini. Il tasso di povertĂ  infantile (16%) è quasi una volta e mezzo superiore a quello per gli adulti di etĂ  compresa tra 18 e 64 anni e due volte superiore a quello per gli adulti di 65 anni e oltre. I dati, nemmeno a dirlo, corrono sul filo delle divisioni etniche: quasi il 73% dei bambini che vivono al di sotto della soglia di povertĂ  sono, infatti, neri (Fonte: Children’s Defense Fund).

Il colpo di scena

Sebbene Biden possa essere pronto ad arretrare di qualche passo per ottenere il placet di Manchin, ritoccare il piano potrebbe inimicargli i democratici duri e puri, nonché l’estrema sinistra del partito. Nonostante l’entourage del presidente sia pronto a giurare che le negoziazioni continuano in maniera proficua, al momento, qualsiasi soluzione a breve termine resta improbabile soprattutto dopo che Manchin, in un vero colpo di scena, ha annunciato il ritiro del suo appoggio: «Non posso votare per questa legge. Non ci riesco. Ho provato tutto quello che era umanamente possibile, ma non ce la faccio», ha dichiarato in un’intervista televisiva a Fox News. Quello del senatore di ferro era l’ultimo voto che mancava ai Democratici per arrivare a 50, cioè lo stesso numero dei Repubblicani, e ottenere così la possibilità di far votare la vicepresidente Kamala Harris, che presiede il Senato e può esprimere il voto decisivo in caso di pareggio.

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