Sembravano amici da una vita, ma prima di allora si erano incontrati soltanto una volta. Vladimir Putin e Kim Jong Un si sono rivisti al cosmodromo di Vostochny, quattro anni dopo il loro precedente faccia a faccia risalente al 2019, sullo sfondo di un momento delicato come questo. All’epoca era appena andata in fumo la diplomazia nucleare imbastita con la Corea del Nord dall’allora presidente statunitense Donald Trump, e Kim cercava assistenza economica dal vicino russo. Oggi i ruoli sembrerebbero essersi invertiti: è Putin ad aver molto piĂą bisogno del leader nordcoreano che non viceversa.
Il capo del Cremlino è alle prese con una guerra in Ucraina sempre piĂą complicata da gestire, complice la recente controffensiva di Kiev, equipaggiata con armamenti occidentali sempre piĂą tecnologici e all’avanguardia. Mosca ha bisogno di ossigeno fresco (leggi: munizioni e missili) per continuare a tenere i suoi ritmi, che pure sono calati vistosamente rispetto ai primi mesi dell’offensiva.
Ecco che i magazzini di Pyongyang, pieni di armamenti sovietici, e per di piĂą complementari con la maggior parte degli strumenti adottati dalle forze armate russe, sono finiti in cima all’agenda di Putin. Che in cambio di sostegno militare da parte della Corea del Nord potrebbe essere disposto a mettere sul tavolo il know-how del suo Paese per aiutare Kim a sviluppare satelliti militari e sottomarini a propulsione nucleare, oltre che aiuti alimentari e pure economici.
Le previsioni di quanto potrebbe accadere nel medio periodo suggeriscono che il rafforzamento dei legami tra Russia e Corea del Nord potrebbe aggravare, non solo il conflitto ucraino, ma anche il confronto tra blocchi a livello regionale e, su scala globale, la polarizzazione tra l’Occidente e il famigerato resto del mondo.
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Le alleanze Usa
L’asse Putin-Kim si è così aggiunto ad uno scacchiere giĂ affollato di alleanze incrociate. Incrociate dal punto di vista geografico, ma anche e soprattutto in termini di dossier affrontati dai diretti interessati. Nei pressi della Corea del Nord troviamo, ad esempio, un altro asse da poco messo a lucido – seppur artificialmente – dagli Stati Uniti: quello che unisce Fumio Kishida a Yoon Suk Yeol, e nello specifico Corea del Sud e Giappone.
Separati da vecchie questioni storiche mai risolte, questi due Paesi si sono ritrovati a comporre la base di un fondamentale triangolo diplomatico con gli Usa nella posizione di vertice principale. Lo scorso agosto, non a caso, Joe Biden ha invitato Kishida e Yoon nella residenza presidenziale di Camp David, nel Maryland, in occasione di uno storico trilaterale.
Al termine del quale i tre leader i tre attori hanno tratteggiato un “quadro d’azione chiave” con l’adozione di due documenti: i “Principi di Camp David” e lo “Spirito di Camp David” (il primo contenente le linee guida sostenibili per la cooperazione trilaterale in futuro; il secondo la sua visione e il suo piano di attuazione).
Il trio Taiwan-Giappone-Filippine
A proposito di Giappone, Tokyo ha dato l’impressione di voler essere in prima linea nel caso in cui dovesse esplodere un conflitto nei pressi di Taiwan. Pare che il governo nipponico stia lavorando, da circa un anno, ad un piano congiunto con Washington nell’eventualitĂ di una guerra con la Cina nei pressi dello Stretto di Taiwan.
Restando nel Mar Cinese Meridionale, da Taipei partono altri fili invisibili che collegano idealmente l’isola alle Filippine. Dove gli Stati Uniti hanno ottenuto da Manila il semaforo verde per utilizzare quattro nuove basi militari in loco, in aggiunta alle cinque giĂ in uso nell’ambito dell’Accordo di cooperazione rafforzata per la difesa (EDCA) del 2014.

Si tratta, scendendo nei dettagli, del sito navale Camilo Osias a Sta Ana e dell’aeroporto di Lal-lo, entrambi nella provincia di Cagayan, di Camp Melchor Dela Cruz, a Gamu, provincia di Isabela (Isabela e Cagayan si trovano sull’isola principale di Luzon, rivolta a nord verso Taiwan), e infine di Balabac, a Palawan (quest’ultimo è vicino alle contese isole Spratly).
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I partner cinesi
La Cina ha sancito una “partnership senza limiti” con la Russia, anche se il presidente cinese Xi Jinping non ha fornito a Putin alcun armamento nĂ© fornitura militare. L’asse Mosca-Pechino è però caldissimo, visto che su questo binario transitano risorse energetiche (petrolio e gas russi verso il Dragone) e beni commerciali di vario tipo (automobili, tecnologia ad uso quotidiano, beni di consumo verso il Cremlino).
Nella regione asiatica, il gigante asiatico può contare su pochi altri partner geopolitici fidati: la Corea del Nord, la Cambogia del nuovo presidente Hun Manet, figlio dello storico presidente Hun Sen, e il Laos, affamato di investimenti.
Per il resto, Indonesia, Thailandia e Vietnam oscillano su posizioni ondivaghe: sanno di non poter fare a meno dei rapporti commerciali con la Cina, non intendono essere arruolate dagli Usa in una ipotetica crociata anti cinese, ma al tempo stesso non hanno neppure alcuna intenzione di farsi stritolare dall’abbraccio troppo insistente del loro ingombrante vicino di casa.
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L’India e le mini alleanze regionali
L’India sta giocando una partita complessa. Acerrima rivale della Cina, Nuova Delhi flirta con il blocco occidentale per avere a disposizione leve da attivare in caso di catastrofe con il Dragone, ma è chiamata, di pari passo, a tenere saldi i rapporti con la stessa Cina e con i Paesi in via di sviluppo.
E ancora: dĂ l’impressione di essere un partner Usa, ma ha piĂą volte fatto affari con la Russia e venduto petrolio di Mosca. Fa parte del Quad, l’alleanza multilaterale di contenimento cinese assieme a Stati Uniti, Australia e Giappone, e pure dei Brics (insieme a Pechino e Mosca). In occasione dell’ultimo G20, inoltre, è stato inoltre trovato un accordo che consentirĂ alla Us Navy di usare le basi navali indiane come appoggio tecnico.
Attenzione, poi, all’Australia, al centro di un’alleanza strategica con Stati Uniti e Regno Unito, l’Aukus, e pure dei Five Eyes, assieme a Canada, Nuova Zelanda e, ancora, Usa e Uk. Tornando all’incontro tra Kim e Putin, la sensazione è che la convergenza tra Russia e Corea del Nord possa accelerare il rafforzamento delle alleanze esistenti. Con ripercussioni in Asia e nel resto del mondo.