L’Azerbaigian del 2023 è la centrale elettrica del Caucaso meridionale. Forza militare che ha riaffermato la sovranità su parte del Karabakh occupato nel corso della guerra dei quarantaquattro giorni, locomotiva diplomatica che vanta relazioni strategiche con Cina, Israele, Stati Uniti, Italia, Gran Bretagna, Russia e Turchia, nonché indispensabile partner energetico dell’Unione Europea, l’Azerbaigian è la principale potenza della Transcaucasia.

Se oggi è uno degli stati postsovietici più economicamente fiorenti e politicamente indipendenti, la cui multivettorialità è stata ed è fonte di ispirazione per altri paesi post sovietici, ieri l’Azerbaigian ha affrontato sfide esistenziali, come la prima guerra del Karabakh, e una difficoltosa transizione verso l’economia di mercato e la modernizzazione.

Le sfide dei turbolenti anni Novanta avrebbero potuto condannare l’Azerbaigian all’anonimato nel XXI secolo. Ma così non è stato, perché Heydar Aliyev, una volta alla presidenza, avrebbe incamminato il paese verso la normalità e gettato le fondamenta della sua futura ascesa a prima potenza del Caucaso meridionale. Una storia da riscoprire in occasione di questo centenario.

I cento anni del padre fondatore dell’Azerbaigian

Oggi, 10 maggio 2023, a Baku è un giorno di giubilo e raccoglimento: è il centenario della nascita di Heydar Aliyev, colui che può essere ritenuto a tutti gli effetti il padre fondatore dell’Azerbaigian indipendente.

Figura nota agli azerbaigiani già negli anni dell’era sovietica, in quanto leader di una lotta senza quartiere alla cultura della tangente e promotore di una campagna di rinascimento culturale atta a sensibilizzare la popolazione sul loro passato e sulla loro cultura, Aliyev avrebbe assunto la presidenza nel momento più delicato della storia di Baku, all’indomani della fine della prima guerra del Karabakh, con l’occupazione dello stesso da parte delle forze armene.

L’Azerbaigian aveva da poco ottenuto l’indipendenza, aveva subito una sconfitta nella guerra per il Karabakh e la fine del comunismo sovietico imponeva l’avvio di una transizione all’economia di mercato. La gestione di questi tre oneri, sarebbe stata affidata ad Aliyev nel 1993 dal 97,6% dell’elettorato.

La fine della guerra e l’inizio di una nuova era

Il neopresidente, per prima cosa, si occupò di sanzionare la fine del conflitto avviando un difficile tavolo negoziale con l’Armenia. Tavolo che l’anno successivo, 1994, avrebbe avuto come risultato una lunga tregua durata ventisei anni.

La consapevolezza di essere alla guida di un paese vinto, alle prese con un forte stress post-traumatico, avrebbe incoraggiato Aliyev ad evitare le shock terapy implementate nel resto del fu Secondo mondo. La transizione verso il libero mercato avrebbe dovuto essere progressiva e intelligente. Da qui, ad esempio, la decisione di liberalizzare le terre attraverso un processo per tappe.

Evitata la terapia d’urto, risparmiando al paese ulteriori ondate di instabilità, Aliyev avrebbe tagliato il traguardo più importante nel 1994: la firma del cosiddetto “contratto del secolo”, così ribattezzato in ragione del suo essere stato, all’epoca, il più importante investimento congiunto da parte dei più grandi colossi energetici del pianeta.

Firmato presso il maestoso Gülüstan sarayı di Baku il 20 settembre 1994, a pochi mesi di distanza dall’entrata in vigore della tregua con l’Armenia, il contratto del secolo portò nella capitale dell’Azerbaigian delegazioni di dodici delle più importanti compagnie petrolifere esistenti, cioè Amoco, British Petroleum, Delta, Itochu, Lukoil, McDermott, Statoil, Remko, Türkiye Petrolleri Anonim Ortaklığı, Unocal, unite dal comune obiettivo di aiutare SOCAR a sviluppare il complesso di giacimenti Azəri-Çıraq-Günəşli.

Riscoprire Heydar Aliyev per capire l’attualità

Lo sviluppo del complesso di giacimenti Azəri-Çıraq-Günəşli, localizzato nelle acque del Caspio, si sarebbe rivelato l’opera magna di Heydar Aliyev, gettando le basi per la successiva trasformazione dell’Azerbaigian in una potenza energetica.

Spalmato su una superficie di 432 chilometri quadrati, sotto la quale i dodici big stimarono la presenza di 5-6 miliardi di barili di petrolio, il campo Azəri-Çıraq-Günəşli produce dai 400.000 agli 800.000 barili al giorno e vale il 90-95% di tutte le esportazioni azerbaigiane di oro nero. Miliardi di dollari che Baku ha utilizzato per offrire delle condizioni abitative adeguate agli sfollati del Karabakh, per costruire strade, aeroporti, grattacieli, grandi infrastrutture, nonché per ricostruire, ammodernare e potenziare le forze armate.

Ma Aliyev è stato anche colui che ha incamminato l’Azerbaigian verso l’autonomia strategica, ivi nota come multivettorialità, mandando in soffitta la pena di morte – un segnale all’Occidente –, siglando un’intesa per il dialogo intercivilizzazionale con il Vaticano – ancora oggi in piedi – e intravedendo nell’Italia la porta d’accesso all’Europa.

Heydar Aliyev e l’Italia

La figura di Heydar Aliyev è meritevole di riscoperta e approfondimento in Italia anche perché è a lui che si deve la formazione del partenariato strategico Italia-Azerbaigian. Tutto nacque, infatti, con la decisione di Aliyev di visitare Roma nel settembre del 1997, in risposta all’apertura dell’ambasciata italiana a Baku, la prima nel Caucaso meridionale, avvenuta cinque mesi prima.

La tre giorni capitolina di Aliyev, protagonizzata dagli incontri con Oscar Luigi Scalfaro e Romano Prodi, sarebbe stata determinante al fine del raggiungimento dei primi accordi di cooperazione bilaterale tra Roma e Baku. Cooperazione destinata a evolvere e a crescere incessantemente con l’arrivo del Duemila, fino a diventare un partenariato strategico durante il governo Renzi nel 2014 e rafforzato nel 2020, con il governo Conte.

Rieletto nel 1998 con il 77% delle preferenze, Aliyev avrebbe trascorso gli anni successivi (anche) a rafforzare la neonata intesa con l’Italia, tra nuovi accordi e frequenti scambi diplomatici. Nel 1998 la sottoscrizione di un protocollo sulla cooperazione tra i ministeri degli esteri. Nel 1999 la firma di un memorandum di intesa sulla realizzazione della Fondazione di bilancio binazionale. Nel 2000 l’apertura di un ufficio di rappresentanza dell’ICE a Baku. Nel 2002 l’accordo sulla cooperazione bilaterale nelle sfere culturale, scientifica e tecnologica, il memorandum di intesa sulla collaborazione nel campo delle PMI e la concessione all’ENI dell’appalto per la costruzione del principale oleodotto di esportazione della Baku-Tbilisi-Ceyhan.

Il 2003 sarebbe stato uno degli anni più importanti della cooperazione italo-azerbaigiana. Un anno apertosi con l’inizio dei lavori per l’apertura dell’ambasciata azerbaigiana a Roma, proseguito con la creazione del Gruppo di Amicizia Italia-Azerbaigian e terminato con l’apertura nella Città eterna dell’Ambasciata azerbaigiana in Italia.

Heydar Aliyev morì a fine anno, il 12 dicembre 2003, e non è esagerato affermare che molto di quanto è accaduto negli anni successivi, dal Gasdotto Trans-Adriatico (TAP) alla rivincita nella seconda guerra del Karabakh, è frutto di ciò che lui ha seminato.

Dacci ancora un minuto del tuo tempo!

Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.