Prima la sospensione della discussione sulla legge sulle estradizioni forzate in Cina, poi le scuse della governatrice di Hong Kong, Carrie Lam, in seguito alle violente proteste avvenute nei giorni scorsi nella ex colonia britannica. Le autorità locali hanno emesso un comunicato in cui hanno fatto sapere di accettare “sinceramente e umilmente tutte le critiche per servire il popolo”. Per i manifestanti, in piazza anche oggi, il bicchiere è mezzo pieno ma anche mezzo vuoto. Il tanto criticato progetto di legge è congelato ma non è detto che in futuro possa essere ridiscusso; le scuse di Lam sono state tardive e risultano inutili perché, secondo la piazza, la signora dovrebbe dimettersi. La cronaca di un pomeriggio frenetico.

14.30: iniziano le proteste

È stata un’altra giornata convulsa a Hong Kong, anche se a differenza di domenica scorsa, non si sono registrate violenze nella manifestazione a cui ha preso parte oltre un milione di hongkonghesi. Come ha riportato il South China Morning Post, i cittadini erano vestiti di nero in segno di lutto per ricordare un 35enne morto ieri dopo una rovinosa caduta nel tentativo di issare un banner con scritte di protesta nel centro della città (il caso è stato subito chiuso dalle autorità locali e bollato come suicidio). Nel primo pomeriggio manifestanti si erano dati appuntamento a Victoria Square per iniziare, intorno alle 14.30 ora locale, una nuova marcia in segno di protesta per chiedere l’abbandono definitivo del progetto di legge sull’estradizione. Gli attivisti hanno scandito slogan anticinesi ed esposto centinaia e centinaia di striscioni contro Pechino, accusato di “uccidere gli abitanti di Hong Kong”.

Le scuse di Carrie Lam non bastano

Scende la notte a Hong Kong ma le proteste non si placano. I manifestanti hanno bloccato letteralmente le arterie principali di Hong Kong fino a raggiungere Harcourt Road, sede del quartiere generale del governo locale; qui gli attivisti hanno chiesto a Carrie Lam di presentare le dimissioni. Dopo quasi sei ore dall’inizio della manifestazione, alle 20.30, arrivano le prime parole da parte delle istituzioni. In una nota il governo dichiara di aver preso nota di quanto accaduto e di “aver ascoltato le opinioni dei residenti espresse in modo pacifico e razionale” e concordare sul fatto che “questo è lo spirito di rispetto e armonia reciproci della società civile di Hong Kong”. Anche la stessa Carrie Lam si è scusata per i fatti avvenuti nel corso della settimana, ma ai manifestanti non è bastato.

21.30: La protesta continua

Alle 21.30 passate le persone continuano ad accrescere la fiumana umana che ha travolto Hong Kong nel corso del pomeriggio. Nessuno intende tornare a casa perché nessun obiettivo è stato ancora raggiunto. I manifestanti non si accontentano del congelamento della riforma sull’estradizione; vogliono che venga sospesa del tutto. Non solo: chiedono a gran voce maggiore indipendenza dalla Cina continentale e le dimissioni della governatrice Lam. La pressione sulle autorità di Hong Kong è massima e ricucire lo strappo con il popolo sarà un’impresa ardua.