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Non si placa lo scontro fra Israele e Hezbollah sul fronte dei giacimenti di gas e petrolio nelle acque contese fra Libano e Stato ebraico. Dopo le minacce di Israele di considerare una dichiarazione di guerra le esplorazioni nel mare conteso con il governo di Beirut, ora arrivano le minacce esplicite della propaganda di Hezbollah che, in un video, dichiara apertamente di considerare obiettivi militari le piattaforme off-shore israeliane. L’organizzazione sciita si pone, nel video, a difesa del Libano nella disputa sulle acque ricche di gas e ha pubblicato un video che mostra piattaforme di trivellazione israeliane con sopra dei mirini e la voce di Nasrallah che parla in alcuni suoi comizi. Nel video, trasmesso dal sito di notizie Mako, sono incluse anche citazioni del discorso del capo di Hezbollah, in cui aveva avvertito che il gruppo avrebbe reagito contro qualsiasi attacco israeliano sul Libano attaccando le piattaforme offshore israeliane. “Se attacchi, attaccheremo. Se bombardi, ti bombarderemo … Vi prometto che entro poche ore [la piattaforma] cesserà di funzionare “, secondo una traduzione riportata dal The Times of Israel.

Le ultime minacce ai giacimenti di gas israeliani da parte di Hezbollah fanno parte ormai della retorica del gruppo. All’inizio di questo mese, il Partito di Dio aveva pubblicato un altro video e pubblicato opuscoli che minacciavano un attacco sempre contro le piattaforma israeliane nel mare del Levante. “Chiunque abusi dei giacimenti di petrolio e gas nelle acque economiche del Libano, allora avrà i suoi giacimenti abusati”, si leggeva in un opuscolo ottenuto dal sito di notizie Ynet. “Sanno che il Libano può farlo”.

La scorsa settimana, il Libano ha promosso una gara per l’esplorazione offshore di petrolio e gas per due aree lungo il confine marittimo del Paese con Israele, che ha rivendicato uno dei campi in questione. Lieberman ha definito la mossa “molto provocatoria” e ha aggiunto che il Libano ha lanciato una gara d’appalto a gruppi internazionali per un giacimento di gas “che è nostro”. I suoi commenti hanno suscitato una dura condanna da parte di Hezbollah e dei funzionari libanesi, incluso il primo ministro Hariri, che ha descritto la dichiarazione israeliana come “una palese provocazione che il Libano rifiuta”. Ma la questione non è affatto destinata a tranquillizzarsi. I due paesi rivendicano fortemente un’area che potrebbe essere ricchissima di gas e, in misura minore, di petrolio. Per le economie di entrambi i Paesi sarebbe una boccata d’ossigeno estremamente importante e il Libano, dopo anni di assenza, potrebbe trasformarsi in un Paese esportatore di idrocarburi, modificando enormemente la propria posizione nello scacchiere mediorientale. 

I funzionari libanesi affermano che le trivellazioni esplorative in mare aperto inizieranno nel 2019 e che il Libano vuole affermare i propri diritti sulle risorse lungo tutta l’area che considera sotto la sua sovranità. Israele, molto semplicemente, non vuole che ciò accada. Il ministro israeliano dell’Energia, Yuval Steinitz, ha incontrato domenica scorsa l’americano David Satterfield per discutere dei mezzi per disinnescare la disputa con il Libano. Satterfield è stato ance in Libano, dove ha incontrato alti dirigenti libanesi per cercare di capire quali siano i margini di manovra. Ma è evidente che il Libano non possa avere alcun interesse nel rinunciare a giacimenti che considera suoi. In questo, l’interesse diventa chiaramente internazionale. Il governo di Beirut ha concesso le esplorazioni all’italiana Eni, alla francese Total e alla russa Novatek. Una scelta non casuale, dal momento che Italia e Francia sono presenti in Libano con la missione Unifil e rappresentano interlocutori molto importanti nella politica libanese, mentre la Russia ha intessuto in questi anni ottimi rapporti sia con il governo libanese sia, soprattutto, con Hezbollah (e l’Iran). Una scelta quindi che riveste un chiaro messaggio politico.

Sono oltre 300 miglia quadrate quelle dichiarate di propria sovranità da entrambi i Paesi. E non va dimenticato che, tecnicamente, Beirut e Tel Aviv sono in stato di guerra. Negli anni i giacimenti di gas e petrolio off-shore sono diventati di fondamentale importanza per l’economia israeliana e non a caso il governo Netanyahu ha dato il via a un programma di ammodernamento e crescita della flotta proprio per tutelare i suoi interessi nel Mediterraneo orientale. Il sito web della marina israeliana ha annunciato la scorsa settimana che: “La protezione dei beni economici strategici nelle acque israeliane è una priorità per lo stato di Israele”, e da tempo la marina militare si esercita per uno scontro con Hezbollah. La tensione è sempre più alta e sono ormai continui gli annunci del governo israeliano su un possibile attacco alle sue piattaforme da parte di Hezbollah, tanto da aver installato l’Iron-Dome navale

 

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