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Il modo migliore per capire la Tangentopoli brasiliana che coinvolge Lula e Dilma è leggere il sito di giornalismo investigativo O Antagonista, www.oantagonista.com, una Bibbia per chiunque voglia comprendere quanto durerà Temer alla presidenza e quali, invece, le prospettive di un accordo, sotterraneo e inconfessabile, tra lui e Lula, col chiaro intento di affossare la Mani Pulite verde-oro. Per chiarirci le idee sulla complessa situazione brasiliana, Il Giornale ha intervistato Mario Sabino, cofondatore dell’Antagonista.Lula continua a dichiararsi «l’anima più pura del Brasile». È così?«(Ride)Sono 4 i processi a suo carico. Il primo su un triplex vista mare, un omaggio fattogli da OAS, una delle multinazionali più coinvolte nel Petrolão, lo scandalo Petrobras. Lula è inquisito per corruzione attiva, passiva e riciclaggio perché il denaro usato per acquistare l’immobile dall’OAS è frutto di stecche. Poi c’è la villa con piscina ristrutturata da Odebrecht, altra multinazionale coinvolta sino al collo nel Petrolão. Il terzo è il processo per il traffico d’influenza fatto a favore di Odebrecht nel mondo, con denari della banca statale BNDES. Infine la Procura Generale della Repubblica (PGR) lo indaga per ostruzione alla giustizia perché l’allora presidente Rousseff lo nominò ministro solo per garantirgli il foro privilegiato del STF, evitandogli così ogni rischio di carcere».Lula è la mente del Petrolão?«La PGR ha già messo più volte nero su bianco che lo scandalo più grande di tutta la storia del mio paese non sarebbe mai esistito senza la sua partecipazione. Inoltre gli ex presidenti di OAS e Odebrecht, agli arresti da oltre un anno, lo accusano direttamente, al pari dell’ex senatore del PT nonché leader del governo Dilma al Senato, Delcidio Amaral, che tira in ballo pure Dilma».Dilma ha guidato il CdA di Petrobras negli anni del suo saccheggio. Dopo l’impeachment cosa rischia?«Una barzelletta non sapesse del Petrolão quando era presidente del CdA ma oggi che non ha più l’ombrello del foro privilegiato del STF può essere processata, sia dalla giustizia elettorale che da quella ordinaria, essendo state le sue campagne di 2010 e 2014 finanziate con soldi di tangenti. Dilma, inoltre, si sarebbe anche arricchita personalmente perché c’è un bar, nello stadio Beira-Rio di Porto Alegre, a nome di un prestanome ma tutto indica che la vera proprietaria sia lei.Chi c’è dietro a chi grida «Fora Temer»?«Il PT, che ha una capacità di mobilitazione molto forte con sindacati, scuole e università ma che, soprattutto, vuole un cadavere per rovesciare la realtà, rafforzare la bugia che c’è stato un golpe, far cadere Temer e indire presidenziali anticipate entro dicembre. Sognano di tornare al potere con Lula che, così, risolverebbe ogni problema con la giustizia».Il partito di Temer (PMDB) è corrotto come il PT. C’è rischio di un accordo tra i due schieramenti per affossare le inchieste?«Il siluramento dell’Avvocato Generale dell’Unione – che dopo avere multato per 3,2 miliardi di euro le imprese coinvolte nello scandalo tangenti stava per fare lo stesso anche coi politici – lo fa temere. Il PMDB è una massa d’interessi personali e regionali. Ostruirà la Lava Jato in modo più sottile rispetto al PT ma non credo ci riesca. Il problema vero, però, è il STF perché, invece, i magistrati di primo grado sono molto motivati e hanno l’appoggio della popolazione brasiliana».A quanto ammontano le tangenti scoperte sinora?«Tra Petrolão e inchiesta sul saccheggio dei fondi pensioni statali si arriva a circa 25 miliardi di euro sottratti allo stato».Oggi il Brasile è il paese più corrotto al mondo?«Sì, senza dubbio. Basta guardare al valore assoluto delle tangenti».Secondo lei il PT è finito?«No, soprattutto se troveranno un cadavere da sfruttare politicamente. In caso contrario la storia del golpe sarà messa da parte e Temer potrà fare le riforme indispensabili. Quella previdenziale altrimenti dal 2025 finiranno i soldi per pagare le pensioni del lavoro e una legge oggi inesistente per limitare la spesa pubblica. E solo se ci riuscirà gli investitori internazionali torneranno in Brasile».Paolo Manzo