Con la scadenza al febbraio 2021 del trattato internazionale New Start che regola il numero massimo di testate nucleari ed armamenti di appoggio in mano agli Stati Uniti ed alla Russia, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ed il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov si trovano nella posizione di dover ridiscutere i termini dell’accordo. Tuttavia, mentre cinque anni la decisione di aderire al programma aveva portato al più drastico taglio di armamenti del nuovo millennio, questa volta la situazione sembra poter prendere strade differenti. Benché infatti la Russia si sia detta più volte intenzionata a rinnovare i termini dell’accordo, sia Washington che Mosca hanno potenziato i propri strumenti negli ultimi anni: dando il via ad una nuova corsa agli armamenti. E in questo contesto, i prossimi mesi saranno quelli cruciali per poter tirare le somme del comportamento militare dei due colossi negli anni a venire.

Pompeo chiede che si apra al dialogo con Pechino

Nonostante la potenza nucleare cinese si limiti a 300 testate e sia di gran lunga inferiore rispetto alle capacità russe e americane, Pompeo è intenzionato a far rientrare Pechino all’interno dei termini dell’accordo, nonostante i rifiuti passati della Cina. In assenza della collaborazione cinese – e considerando i fragili equilibri dell’Asia orientale – giungere ad una nuova stipula di un accordo sarebbe di fatto impossibile, dovendosi tutelare da un’incognita che sfuggirebbe ai trattati internazionali. E, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Reutersquesta mossa potrebbe aver messo Mosca in una brutta posizione.

Mentre la Russia spinge per un rinnovo…

In accordo anche con il presidente della Russia Vladimir Putin, le richieste avanzate da Lavrov già negli scorsi mesi consistevano nel rinnovo degli accordi attualmente vigenti con lo Start, considerati adatti a gestire gli equilibri internazionali. Nonostante gli Stati Uniti abbiano sviluppato testate atomiche a basso rendimento – che  non sarebbero assoggettate all’accordo, secondo Washington – la posizione di Mosca è dunque rimasta la medesima rispetto a cinque anni fa.

In questi ultimi anni, infatti, la spinta militare della Russia si è concentrata principalmente sullo sviluppo dei sistemi – anche balistici – a scopo difensivo, piuttosto che volgere l’attenzione a strumenti di offesa. E in questo scenario, aprire ad un nuovo aumento della dotazione nucleare significherebbe dare il via quasi da zero a dei nuovi – e costosi – programmi di sviluppo: costi che Mosca al momento preferirebbe non sostenere.

… gli Stati Uniti vogliono rimettere tutto in gioco

Contrariamente a quanto fatto dalla Russia, gli Stati Uniti hanno giocato la loro battaglia a distanza sul potenziamento degli strumenti d’offesa. Mentre però da un lato sia la propensione espansiva degli Stati Uniti sia quella maggiormente conservativa della Russia evidenziano una sorta di continuità con quelle che sono state storicamente le attitudini dei due blocchi, dall’altro hanno spinto verso posizioni difficilmente conciliabili.

È per questo motivo che Pompeo – dietro volontà esplicite del presidente Donald Trump – vorrebbe portare sul tavolo una ridiscussione al rialzo delle dotazioni: con lo scopo dichiarato di attualizzarle in relazione alle escalation di tensioni degli ultimi anni. E in questi termini, giungere ad un semplice rinnovo pare oggettivamente impossibile.

Nello scacchiere americano, la Cina potrebbe dare lo scacco alla Russia

In questa situazione di impasse, la colpa di un mancato accordo che darebbe il via ad una nuova stagione della corsa agli armamenti verrebbe data dall’opinione pubblica internazionale – e nazionale – alla casa Bianca, in seguito alle sue volontà di ridiscussione degli accordi. Questo fatto potrebbe sul lungo generare molti problemi alla presidenza americana, soprattutto in questi delicati mesi che separano dalla tornata delle presidenziali attese per il mese di novembre.

Non avendo dunque le carte in regola per permettersi di far saltare il banco, il governo americano potrebbe aver cercato una scappatoia che potesse permettere di ottenere il risultato sperato senza metterci la propria firma. In questa situazione, le risapute ostilità cinesi verso i trattati internazionali in materia nucleare potrebbero tornare utili alle volontà della Casa Bianca. In questo modo, non si potrebbero assolutamente accusare gli Stati Uniti di aver ostacolato il rinnovo dello Start, potendosi giustificare con la speranza di potenziare l’accordo assoggettando anche la crescente forza del dragone. E soprattutto, l’arma del delitto non verrebbe ritrovata nelle mani dell’assassino.





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