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Politica /

Nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale, si combatte da decenni una guerra silenziosa fra Grecia e Turchia. I due Paesi, da secoli sul piede di guerra, hanno evitato lo scontro probabilmente solo grazie alla reciproca appartenenza alla Nato. Ma fra Ankara e Atene la tensione non si è mai sopita. E la lotta per l’influenza sul quella parte di Mediterraneo resta altissima, con Cipro che è diventata il campo di battaglia di un vero e proprio conflitto politico e strategico. E nel triangolo fra Atene, Nicosia e Ankara, le spie continuano ad avere un ruolo essenziale.

Nei giorni scorsi, a Cipro, l’intelligence turca ha arrestato un uomo di 70 anni, Mehmet Besimoglu, con l’accusa di spionaggio per conto del governo greco-cipriota. Secondo i servizi di Ankara, negli ultimi 16 giorni l’uomo avrebbe scattato 201 fotografie alle postazioni militari turche di Cipro Nord. L’uomo avrebbe poi consegnato gli scatti a un agente dei servizi segreti ciprioti.

A riportare la notizia è stata l’agenzia turca Hurryet, che ha detto che l’intelligence è riuscita a confermare le accuse risalendo ai tabulati telefonici, che dimostravano i contatti fra i due uomini. Arrestato a Famagosta il 29 agosto, Besimoglu sembra che abbia confessato alla polizia di aver scattato quelle foto per consegnarle ai servizi greco-ciprioti.

L’arresto di Besimoglu ci ricorda l’assoluta centralità della questione cipriota nei rapporti fra Grecia Turchia, e di quanto quell’isola sia fondamentale per la strategia turca nel Mediterraneo. Il nodo-Cipro non sembra destinato a risolversi nel breve termine. E non è un caso che, dopo l’invasione turca, tutti i tentativi di riunificazione siano falliti. Ankara non è interessata a cedere sull’isola. 

Recep Tayyip Erdogan non ha mai nascosto di avere un forte interesse verso l’isola di Cipro. E non ha mai considerato realmente l’ipotesi di ritirare le forze turche per sostenere un piano di pace e di riunificazione fra le due parti. E i motivi sono molti. C’è un profilo politico, cioè mostrarsi come potenza leader di quella parte di Mediterraneo.

C’è un motivo strategico, data l’importanza di controllare la parte settentrionale dell’isola e quindi i traffici fra Cipro e Turchia e le rotte che transitano per quell’area e che coinvolgono i porti orientali. Ma c’è soprattutto un altro profilo: il gas. E sembra che nei fondali ciprioti ce ne sia parecchio.

Proprio in questi giorni, e a poche ore dall’arresto di Besimoglu, il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha annunciato che la Turchia farà partire l’esplorazione di idrocarburi nel Mediterraneo orientale. Una notizia particolarmente importante visto che le rivendicazioni su quella parte di mare da parte degli Stati rivieraschi sono tutt’altro che serene.

Parlando a una conferenza stampa congiunta con il suo omologo turco-cipriota Kudret Ozersay, Cavusoglu ha detto che la Repubblica turca di Cipro del Nord “ha acque territoriali e una piattaforma continentale per le quali la Turchia prenderebbe tutte le misure per proteggerle”, come ha riportato l’agenzia turca Anadolu.

E ora si attendono i risultati dell’incontro fra Cavusoglu e il suo omologo greco Nikos Kotzias, che avverrà in queste ore nella provincia turca di Izmir. Un vertice dove, con ogni probabilità, Cipro sarà al centro delle discussioni. Perché l’isola è fondamentale tanto per la Grecia quanto per la Turchia.

Anzi, lo stesso ministro ha voluto rivendicare in conferenza stampa i diritti della Turchia per quanto riguarda i fondali di Cipro. E a noi, come Italia, la questione è particolarmente vicina dal momento che la piattaforma Saipem dell’Eni venne bloccata dalle imbarcazioni militari turche lo scorso febbraio. E il titolare degli Esteri di Ankara ha confermato che la politica turca non è cambiata in questi mesi: “A nessun Paese, nave o compagnia straniera sarà permesso di effettuare attività di ricerca di idrocarburi o ricerca scientifica al largo della costa turca. Presto partiranno le nostre ricerche nel Mediterraneo orientale”.

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