Militari per strada, camionette dell’esercito che sorvegliano alcune delle arterie principali di Khartoum, radio e tv oscurate: in Sudan si respira aria di colpo di Stato. Già dalle prime ore del mattino su Twitter alcuni residenti della capitale indicano strani movimenti lungo le strade della città e, in particolare, molti più militari del solito. Poi arrivano le notizie in merito la presenza di uomini dell’esercito nei quartieri governativi ed all’interno della tv e della radio di Stato. Successivamente, da quando le emittenti iniziano a trasmettere solo canzoni militari, ben si intuisce che è in corso qualcosa di molto importante. Ed in effetti le sensazioni appaiono confermate: nelle prime ore del mattino, l’esercito prende il sopravvento.
Le dimissioni di Bashir
A riportare per prima la notizia è l’Afp, la quale cita alcuni testimoni oculari che notano lo strano clima che si respira a Khartoum. In particolare, la situazione appare critica soprattutto quando viene riferito l’ingresso di diversi mezzi militari all’interno del compound governativo dove, tra le altre cose, vi è la sede del presidente Omar Al Bashir. Quest’ultimo è al potere da trent’anni, dallo scorso mese di dicembre è al centro di numerose proteste esplose in tutto il paese a seguito dei rincari del prezzo dei beni di prima necessità. Manifestazioni represse o comunque dove, da parte delle forze di sicurezza, si usa più volte la forza.
Ma da qualche settimana a questa parte proprio l’esercito non partecipa alla repressione governativa. Anzi, da più parti ci si chiede da che parte stanno i generali. A diversi osservatori non sfugge il fatto che i mezzi militari rimangono più volte nelle caserme in questi ultimi giorni quando per le strade centinaia di manifestanti protestano contro Al Bashir. Segno che forse i militari la decisione l’hanno già presa da tempo. Come si apprende da AgenziaNova, già qualche ora dopo dall’inizio delle operazioni dell’esercito, arriva l’annuncio delle dimissioni di Bashir. Probabile che l’oramai ex capo di Stato, all’interno del suo palazzo presidenziale, sia costretto a firmare la propria rinuncia all’incarico.
Del resto, si ha anche notizia dell’arresto di molti suoi fedelissimi e di diversi funzionari del governo. Di lui però non si conoscono le sorti, ma sarebbe ancora all’interno del paese: l’aeroporto di Khartoum infatti, tra le altre cose, risulta chiuso e presidiato dai militari. Il potere ad interim va al vice di Bashir, Awad Ibn Ouf. Quest’ultimo è anche ministro della difesa uscente e dunque legato ai militari. A riferire del passaggio di mano è una fonte della stessa presidenza sudanese, citata da Al Arabiya. L’emittente emiratina inoltre, conferma la formazione in Sudan di un consiglio di transizione nominato dai militari.
Fonti di stampa locale, parlano inoltre di una riunione in corso a Khartoum tra i vertici militari per decidere quali personalità devono comporre il futuro governo ad interim. Al termine di questo incontro, dovrebbe essere data comunicazione ufficiale alla nazione. Intanto nella capitale, come si può notare sul web, centinaia di persone sono in strada ed aspettano gli annunci dei militari.
Le manifestazioni contro Bashir
Già da dicembre, come detto, si susseguono proteste contro il presidente. Ad innescare la miccia è l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, a partire da pane e farina. Per una popolazione che vive già in condizioni di forte povertà, il tutto appare come una vera e propria mazzata alle proprie prospettive future. Dal canto suo, Bashir prova ad usare bastone e carota: denuncia intromissioni straniere nelle proteste, reprimendo le manifestazioni, ma al tempo stesso annuncia provvedimenti di sostegno alle fasce più deboli della popolazione. Se ad inizio anno tutto sembra placarsi, da due settimane in Sudan si torna nuovamente in piazza. Proprio nelle scorse ore fa scalpore il video di una ragazza che balla a Khartoum durante una manifestazione anti governativa.
Adesso il possibile epilogo di natura militare. Mentre si aspetta nel paese l’annuncio dei militari, il mondo attende notizie circa le sorti di uno dei presidenti più longevi della storia d’Africa. Un potere durato trent’anni e terminato, con ogni probabilità, in queste prime ore del mattino.
Ma i manifestanti non vogliono i militari
“Lavoreremo con i militari per una transizione pacifica del potere alle forze civili, ha dichiarato l’Alleanza”: è questa la dichiarazione rilasciata, a poche ore dal golpe, da parte di Sadiq al-Mahdi, leader dei partiti di opposizione. Un annuncio che conferma, da un lato, il sostegno alle mosse volte a rimuovere Bashir, dall’altro però la preoccupazione che l’esercito non rimetta il potere in mano ai civili. Come si legge sull’agenzia Agi, anche l’Associazione dei professionisti sudanesi (Spa), che ha organizzato le proteste degli ultimi mesi contro il governo sudanese, dichiara di “non accettare alternative alle dimissioni complete del regime e la consegna del potere a un governo di transizione civile”. Niente militari al posto di un militare dunque: a questo punto è difficile capire la reazione della piazza nelle prossime ore.