Un ritorno alle origini. Ma anche una specie di “richiamo all’ordine” dopo le ultime, recenti “sbandate” in campo internazionale. Gli Stati Uniti hanno chiamato il Giappone, che a sua volta ha risposto presente. Al termine di quattro anni concitati, quelli di Donald Trump, durante i quali tra Washington e Tokyo, alleati di vecchia data, non erano mancate tensioni, Joe Biden è tornato al vecchio modus operandi di un tempo. Le polemiche sollevate da Trump in merito al Trattato di Difesa, dal quale il tycoon dichiarava di voler uscire, e la scelta di Tokyo di rinunciare al sistema antimissile americano sembrano oggi soltanto un lontano ricordo.
Già, perché Biden ha deciso di puntare forte sul Quad, il Quadrilateral Security Dialogue, del quale il Giappone è una colonna portante. E poi perché, dall’altra parte, il governo giapponese ha intenzione di rilanciare in maniera definitiva la Foip, cioè la Free and Open Indo-Pacific Strategy, la strategia indo-pacifica libera e aperta, per garantire stabilità e prosperità nella comunità internazionale. I due piani possono tranquillamente convergere, visto che entrambi sono funzionali per cementare l’asse Washington-Tokyo, monitorare la regione pacifica e, soprattutto, contenere l’ascesa della Cina.
Questione di necessità
È proprio sulla Cina che vale la pena fare un paio di riflessioni. Nel recente passato, in particolare nell’ultimo anno, Tokyo stava flirtando con Pechino in maniera – secondo gli standard americani – un po’ troppo spericolata. Tant’è vero che, prima della pandemia di Covid-19, Xi Jinping in persona era atteso in Giappone per un’importante visita di Stato, poi cancellata a causa dell’emergenza sanitaria. In ogni caso, è facile capire il comportamento del governo giapponese.
Gli Stati Uniti saranno anche i migliori alleati internazionali del Giappone, ma la Cina, oltre a essere geograficamente più vicina degli Usa, rappresenta il principale partner commerciale con cui fare affari. E, data l’immensità del mercato cinese, unita alle fitte connessioni, sempre di natura economica, tra le aziende giapponesi e il territorio oltre la Muraglia, è facile capire perché Tokyo debba star bene attento a non tirare troppo la corda. Il rischio, infatti, è quello di perdere un aggancio di primissimo livello e insostituibile. Insomma, sotto la presidenza Trump, il Giappone si era (troppo) riavvicinato alla Cina.
Il “ritorno” di Washington
A conferma di quanto gli Stati Uniti tengano alla “rinnovata” relazione con il Giappone, Yoshihide Suga è stato il primo leader straniero ricevuto da Biden alla Casa Bianca dal giorno del suo insediamento alla presidenza Usa. Il recente meeting è servito per mettere sul tavolo diverse tematiche, dalla vicenda di Fukushima al nodo Taiwan, dai Giochi Olimpici ai vaccini anti Covid da distribuire in Asia (sempre rigorosamente in chiave anticinese). “Siamo due importanti democrazie” e “la nostra partnership è vitale” per assicurare la prosperità e la pace, ha affermato Biden nella riunione con Suga, aggiungendo che Washington farà squadra con Tokyo per garantire una regione Indo-Pacifica libera, aperta e stabile.
Nell’agenda dei due leader anche Taiwan, con il chiaro messaggio lanciato alla Cina di non alterare la pace, lo Xinjiang e la Corea del Nord. La Cina, chiamata in causa, ha subito reagito parlando di ingerenza e dichiarazioni pregiudizievoli per gli interessi di terzi. In una nota diffusa dall’ambasciata cinese a Washington si legge che “questi commenti vanno ben aldilà del normale ambito di sviluppo delle relazioni bilaterali” e che “Taiwan, Hong Kong e Xinjiang sono affari interni della Cina”, così come “il Mar cinese orientale e il Mar cinese meridionale rientrano nell’integrità territoriale e nei diritti ed interessi marittimi della Cina” e dunque “non ammettono ingerenze”. “Abbiamo concordato la nostra opposizione a qualunque tentativo di modificare attraverso la forza lo status quo nel mar cinese orientale e nel Mar Cinese Meridionale, e alle intimidazioni provenienti da altri nella regione”, ha tuttavia dichiarato Suga trovando l’appoggio di Biden.