“La NATO celebrerà il suo sessantasettesimo anniversario il prossimo quattro aprile, ma invece delle solite frasi e noiosi luoghi comuni, dovremmo valutareil nostro ruolo e quelli che sono gli interessi americani nel XXI° secolo. E magari lasciare la NATO agli europei prima che ci trascinino in una terza guerra mondiale”.Impietoso il quadro emerso dall’autorevole magazine The National Interest sull’importanza del rapporto che lega gli Stati Uniti alla NATO a pochi giorni dall’anniversario dell’Alleanza.“La NATO ha rappresentato l’esplicita rottura della tradizione politica americana nel tracciare un corso non-interventista. Siamo stati coinvolti in due guerre mondiali e l’alleanza con le potenze europee ha confermato l’entità del cambiamento della politica di Washington così come gli atteggiamenti americani. Quella era un’Europa diversa, con un equilibrio globale quasi impossibile da raggiungere. All’epoca, il dominio dell’Unione Sovietica rappresentava una minaccia espansionista dalle dimensioni sconosciute.Abbiamo offerto agli europei una garanzia di sicurezza, assumendo compiti di leadership virtualmente illimitati per un periodo di tempo indeterminato. Gli europei continuano a ribadire che il mondo è cambiato e che c’è bisogno degli Stati Uniti. Ma questo è vero fino ad un certo punto perché il cambiamento in se è un processo continuo e l’Europa di oggi è altrettanto diversa da quella che visto sorgere la NATO. Eppure, nella sostanza, non è cambiato nulla anche se il contesto è diverso. Le democrazie europee hanno una popolazione ed un prodotto interno lordo collettivo più grande di quello degli Stati Uniti. Anche se preoccupati dalle turbolenze del Medio Oriente e dall’orso russo, essi sarebbero in grado di gestire entrambi i problemi.In effetti, la Russia di Vladimir Putin è una pallida ombra della minaccia rappresentata dall’Unione Sovietica. L’Unione europea ha tre volte la popolazione russa ed un’economia quasi dieci volte più grande. Nonostante ciò la loro sicurezza spetta agli Stati Uniti. Sicurezza che gli abbiamo offerto, prendendoci la leadership e sostenendo una gran parte dei costi. Gli Stati Uniti spendono quasi il 4 per cento del PIL per la spesa militare. Gli europei appena l’1,6%. Tale onere economico è solo uno dei motivi per cui abbiamo bisogno di rivedere l’intera strategia globale e capire che la NATO potrebbe non essere di alcuna utilità all’America.Durante i primi decenni dell’Alleanza, l’obiettivo di Washington è stato quello di preservare la sicurezza dei principali membri come ad esempio la Germania Ovest, l’ Italia, la Francia e la Gran Bretagna. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, però, i leader degli Stati Uniti hanno spinto per l’ampliamento della NATO anche in Europa centrale ed orientale, aggiungendo alleati marginali con atteggiamento informale, quasi come fossimo amici su Facebook. Ma a differenza di Facebook, le alleanze militari possono essere mortali. La NATO, con il suo articolo 5, potrebbe tranquillamente coinvolgerci in una guerra che poco o nulla avrebbe a che fare con la sicurezza dell’America. L’apice dell’assurdità della NATO nel XXI° secolo è stata raggiunta lo scorso febbraio, quando, con l’appoggio entusiasta di Washington, l’Alleanza ha ammesso il Montenegro come membro ufficiale. Come un microstato come il Montenegro possa davvero aumentare il potere militare americano e la forza economica del paese, resta un mistero. L’unica cosa positiva del Montenegro è che non ha nemici ‘potenti’.Lo stesso non si può dire degli altri tre piccoli membri, le repubbliche baltiche di Estonia, Lettonia e Lituania: sono così vulnerabili che le forze russe potrebbero conquistarle in poche ore. Così siamo passati da un impegno a difesa degli attori economici e strategici cruciali contro una superpotenza totalitaria minacciosa al sacrificio degli Stati Uniti per proteggere piccoli paesi al confine con la Russia. Infatti, l’accumulo delle forze statunitensi sulla frontiera occidentale della Russia ha contribuito in modo significativo al deterioramento delle relazioni bilaterali.Sessantasette anni sono un tempo abbastanza lungo per rivedere qualsiasi politica. La revisione globale della presenza statunitense nel globo dovrebbe prendere in considerazione anche l’opzione più drastica: il ritiro dall’Alleanza”.
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