La Westinghouse Electric Corporation è una società leader nel settore dell’energia atomica con sede in Pennsylvania che ha ideato il reattore AP1000, l’unica unità nucleare al mondo di terza generazione ad acqua pressurizzata (PWR), il cui primo esemplare ha iniziato a funzionare nella provincia di Zhejiang, sita nella Cina orientale, e più precisamente a Sanmen.

Mercoledì 25 aprile, infatti, è cominciato il caricamento del combustibile atomico del reattore numero 1 di quello che sarà un impianto rivoluzionario in quanto a dotazioni di sicurezza; caricamento che sarà completato entro l’estate e che porterà alla totale attivazione della centrale entro la fine di quest’anno.

La centrale di Sanmen avrà una potenza complessiva di 7,5 Gw e fa parte di un progetto della Spic, la State Power Investment Corporation ovvero una delle prime 5 compagnie cinesi nel campo delle costruzioni energetiche, che prevede la costruzione di altre 3 centrali di questo tipo: un’altra sempre nel distretto di Zhejiang, e due ad Haiyang, nella provincia di Shandong.

L’AP1000 (Advanced Passive), denominato Hualong-1 in Cina, è un reattore per scopi commerciali di nuova concezione che prevede di raffreddarsi passivamente ed automaticamente durante una chiusura accidentale: questo tecnicamente dovrebbe evitare condizioni tali da generare un incidente tipo Chernobyl o Fukushima.

Il reattore è stato presentato dalla Spic nel 2006 e nell’aprile del 2009 sono cominciati i lavori di costruzione della centrale di Sanmen che presto aprirà i battenti: sarà composta da sei reattori ciascuno dei quali potrà erogare una potenza massima di 1250 Mw.

La Cina, grazie alla sua fame di energia, è diventata un polo di attrazione per le compagnie occidentali di costruzioni nucleari, afflitti dalla competizione del gas naturale e dalla lievitazione dei costi soprattutto dopo l’incidente giapponese del 2011: anche un altro reattore di design francese, il Taishan-1, ha cominciato a caricare combustibile il 10 aprile scorso nella provincia di Guangdong.

Questo enorme sforzo, che vedrà l’inizio della costruzione di 8 nuove centrali nel corso di quest’anno, è finalizzato a portare ad oltre il 50% del totale – per un ammontare di 58 Gw – la produzione di energia elettrica proveniente dall’atomo entro la fine del decennio.

La Cina ora, con oltre il 55% degli impianti prodotti da imprese nazionali, si avvia a diventare leader mondiale nel campo della costruzione di centrali nucleari, grazie anche ai 20 mila scienziati e tecnici che si sono formati in questi ultimi 10 anni e che costituiscono un settore di eccellenza industriale che fa incetta di brevetti, come quello per il nuovo reattore AP1000 che Pechino costruirà nella sua nuova versione migliorata, e totalmente sviluppata in casa, CAP1400.

Reattore che la Cina esporterà in Pakistan ed anche in Argentina. I rapporti con Islamabad, divenuti molto più stretti negli ultimi anni grazie anche al deteriorarsi di quelli tra Pakistan e Usa, prevedono, a margine dei 62 miliardi di dollari che Pechino investirà nel quadro dell’accordo di cooperazione noto come “Corridoio Economico Cina-Pakistan”  (CPEC) a sua volta rientrante nel progetto globale della “Nuova via della seta” o Belt and Road Initaitive, la costruzione di due centrali Hualong-1 a Karachi.

Lo stesso tipo di centrale sarà costruito anche in Argentina. Gli accordi con Buenos Aires risalgono già al novembre del 2015 quando i due governi firmarono un memorandum d’intesa per la costruzione di due centrali, una ad acqua pesante (PHWR) tipo Candu, ed una tipo Hualong-1.

Le due nuove centrali saranno la quarta e quinta costruite da Pechino in Argentina facenti parte di un contratto di produzione del valore di 15 miliardi di dollari con la Cina che contribuirà per l’85% del finanziamento richiesto.
Secondo quanto stipulato la CNNC (China National Nuclear Corporation) e la NASA (Nucleoelectrica Argentina SA) inizieranno la costruzione nel 2018 e nel 2020 rispettivamente dei reattori tipo Candu-6 da 700 Mw e Hualong-1 da 1000 Mw.

Ma Argentina e Pakistan non sembrano i soli ad essere interessati al nuovo reattore, se l’avviamento del nuovo sito di Sanmen sarà positivo, anche Sudafrica, Messico, Repubblica Ceca e Uk (presso il sito di Bradwell) molto probabilmente considereranno seriamente la possibilità di costruire nuove centrali di questo tipo.

Il “soft power” cinese risulta quindi essere una vera e propria arma che espande il suo raggio di azione a livello globale molto più efficace di un missile intercontinentale: la Belt and Road Iniziative è solo lo scheletro su cui poggia una pianificazione più complessa, e di carattere globale, di penetrazione economica su più livelli che ha tra i suoi cardini anche le fonti di energia ed il loro approvvigionamento tramite la creazione di infrastrutture: oltre al nucleare si ricorda, infatti, che la maggior parte dei nuovi progetti idroelettrici in Africa è di matrice cinese con importanti investimenti del valore complessivo di miliardi di dollari in Nigeria, Zambia, Sudan, Etiopia, Mozambico, Ghana, Gabon, Camerun, e nella Repubblica Democratica del Congo.

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