Israele per un breve momento sembrava fosse riuscito a contenere la diffusione del coronavirus tra la popolazione, permettendo così al Governo di allentare la stretta sulla società e pensare a un piano di rilancio del settore economico, fortemente provato dalla pandemia. In poco tempo, però, il premier Benjamin Netanyahu e i suoi ministri hanno dovuto fare i conti con la realtà: il numero di contagi è tornato a salire, costringendo l’esecutivo a imporre nuove misure per contenere nuovamente il Covid. L’approccio del Governo al problema sanitario ha però creato delle fratture all’interno della società israeliana che minacciano la stessa stabilità politica del Paese.

Ultra-ortodossi e coronavirus

L’impasse politica che aveva portato Israele alle terze elezioni consecutive in meno di un anno è stata superata solo grazie alla creazione di un Governo di coalizione che ha visto allearsi i due principali sfidanti, Benjamin Netanyahu del Likud e Banny Gantz di Blu&Bianco. Alla formazione dell’esecutivo hanno contribuito anche partiti minori, tra cui Giudaismo Unito nella Torah che rappresenta il conservatorismo religioso e gli interessi degli ebrei ultra-ortodossi aschenaziti. Quest’ultima formazione, guidata alla Knesset (il Parlamento israeliano) da Moshe Gafni ha di recente messo in pericolo la tenuta del Governo, minacciando di lasciare la coalizione con effetti nefasti per la tenuta del potere politico di Netanyahu e Gantz. A inasprire gli animi e a portare Gafni verso la strada della defezione sono state le misure proposte dal premier per combattere la seconda ondata di contagi da coronavirus e il percepito accanimento della società e della politica israeliana nei confronti della comunità ultra-ortodossa. Ancora una volta, secondo i dati rilasciati dal Corona National Information and Knowledge Center, i contagi si sono registrati principalmente a Gerusalemme est e nei quartieri a maggioranza ultra-ortodossa, come già successo durante la prima ondata di coronavirus. Questa situazione e le conseguenti misure di isolamento della comunità religiosa implementate dal Governo da una parte erano state fortemente criticate dagli ultra-ortodossi – che hanno accusato l’esecutivo di discriminazione nei loro confronti – dall’altra hanno fatto emergere una diffidenza sempre più profonda da parte della generalità della società verso gli ultra-ortodossi, considerati irresponsabili. Gli haredi sono stati in molti casi tra gli ultimi a seguire le direttive governative per evitare la diffusione dei contagi anche a causa della diffidenza dimostrata dai rabbini nei confronti di Netanyahu e del Ministero della Salute. Questo atteggiamento aveva portato il Governo ad intervenire con la forza e ad utilizzare le forze dell’ordine per imporre il rispetto delle regole di distanziamento sociale e per isolare i quartieri con un alto numero di contagi.

Le scuole della Torah

Negli ultimi giorni lo scontro sulle misure da prendere contro il coronavirus e nei confronti degli haredi è tornato al centro del dibattito pubblico israeliano. I rappresentanti alla Knesset degli ultra-ortodossi lamentano una nuova politica di discriminazione nei loro confronti e alcuni di loro sono arrivati ad accusare il Governo di aver sostituito la democrazia con un regime. Ma a preoccupare maggiormente i rappresentanti di Giudaismo Unito nella Torah a tal punto da minacciare di lasciare il Governo è il futuro prossimo delle yeshivas, le scuole di Torha e Talmud. In realtà queste ultime sono le uniche scuole ancora aperte in Israele e gli ultra-ortodossi presenti in Parlamento hanno definito la loro eventuale chiusura come la linea rossa oltre la quale il Governo non deve spingersi se non vuole mettere in pericolo la sua stessa tenuta. Tuttavia, scontri tra haredi e forze dell’ordine si sono già registrati nei giorni scorsi a Gerusalemme, con i primi scesi in strada per manifestare contro le misure di sicurezze imposte dal Governo per limitare gli spostamenti nei quartieri a maggioranza ultra-ortodossa.

La situazione quindi è già molto tesa e il premier Netanyahu e il suo alleato Gantz devono adesso cercare di risolvere questo scontro crescente con gli haredi e i loro rappresentanti in Parlamento se vogliono evitare una nuova impasse politica, trovando allo stesso tempo il modo di evitare che i contagi continuino a crescere. Un compromesso non facile da raggiungere e da cui dipende la stabilità politica, economica e sociale del Paese.

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