L’invio di un battaglione dell’esercito americano, composto da 500 uomini e diversi mezzi corazzati, in Lituania è destinato a rinforzare i legami tra Vilnius, Washington e gli altri partner dell’Alleanza Atlantica. Il dispiegamento era stato richiesto dalle autorità lituane per timore di iniziative aggressive da parte di Mosca nella regione baltica. Le truppe rimarranno nel Paese per un periodo di sei mesi e Raimundas Karoblis, il ministro della Difesa di Vilnius, ha espresso soddisfazione per il coinvolgimento americano, definito come un ulteriore segnale di deterrenza nei confronti della Federazione Russa. Lo sviluppo dovrebbe rassicurare gli Stati Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) sulla volontà statunitense di proteggere la linea di confine che demarca la sfera di influenza russa e quella euro-atlantica.

Una minaccia che viene da lontano

La presenza di contingenti militari di nazioni aderenti all’Alleanza Atlantica, negli Stati Baltici ed in Polonia, non è una novità. Sin dall’annessione della Crimea da parte di Mosca, avvenuta nel marzo 2014, truppe tedesche, francesi, canadesi e britanniche sono state inviate, a rotazione, nell’area. Il segnale si è rivelato necessario per dimostrare al Cremlino come ogni stato membro della Nato verrà protetto in caso di attacco ostile, come previsto dall’articolo 5 del trattato istitutivo dell’Alleanza.

Le relazioni tra la Lituania e la Federazione Russa non sono particolarmente buone, anche a causa di quanto è accaduto tra le due parti nel passato più o meno recente. Parte dell’Impero Russo dal 1795, Vilnius riuscì a conquistare la propria indipendenza nel 1918 in seguito alla rivoluzione bolscevica ed al progressivo disfacimento dello Stato centrale dopo i tragici eventi della Prima Guerra Mondiale. Già nel 1940, però, la Lituania tornò, grazie a quanto previsto nel patto Molotov-Ribbentrop, nella sfera di influenza dell’Unione Sovietica.

Il crollo dell’Unione Sovietica, nel 1991, ha portato ad una nuova proclamazione di indipendenza da parte di Vilnius che, insieme a Tallinn e Riga, ha iniziato un processo di integrazione euro-atlantica culminato con l’adesione all’Unione Europea ed alla Nato nel 2004. Il timore di fondo degli Stati baltici è che Mosca, prima o poi, possa tornare ad occuparne i territori, che fornirebbero alla Federazione una vasta finestra sul Baltico, molto importante dal punto di vista strategico. Questa paura è aumentata proporzionalmente all’attivismo russo nell’area post-sovietica, dall’intervento militare in Georgia nel 2008 al coinvolgimento in Ucraina nel 2014. Il territorio della Lituania, come quello di Estonia e Lettonia, è piccolo e non difendibile in caso di aggressione esterna: gli eserciti locali non riuscirebbero ad opporsi ad una massiccia invasione da Est ed il supporto esterno è destinato a rivelarsi fondamentale per la stessa sopravvivenza della nazione.

Le prospettive

Un‘invasione della Lituania e quindi un possibile conflitto tra Russia e Alleanza Atlantica appare, al momento, molto improbabile. Il Cremlino è intervenuto, nel recente passato, contro nazioni rivali non legate ad altri Stati da patti di difesa bilaterali e multilaterali. È il caso tanto della Georgia quanto dell’Ucraina, i cui esecutivi sono filo-occidentali ma non integrati nelle strutture di cooperazione. La Federazione russa potrebbe, però, approfittare di un momento di sbandamento della Nato o di una sua crisi interna per tentare una sortita nell’area baltica e sussiste il timore che l’atteggiamento critico di Donald Trump verso la Nato possa facilitare questo sviluppo. La decisione presa da Washington di dispiegare un contingente in Lituania dovrebbe servire, al momento, a calmare le acque e a sottolineare nuovamente il confine che segna il limite dell’area di influenza della Russia nella regione. La conformazione territoriale di Vilnius e la disparità demografica nei confronti di Mosca, però, pongono la nazione sotto il costante rischio di un possibile atto aggressivo ed espansionista proveniente da Est. Le autorità locali avranno bisogno, oltre che di consolidare il proprio orientamento euro-atlantico, anche di migliorare i rapporti con Mosca e di facilitare la coesistenza pacifica nell’area.