La teatrale presentazione fatta da Benjamin Netanyahu pare aver colto nel segno e gli Stati Uniti ora credono alle parole del premier israeliano.  

La spettacolare dimostrazione di Benjamin Netanyahu

Di fronte ad una platea selezionata, il primo ministro israeliano ha tenuto una conferenza con l’ausilio di uno schermo gigante, sul quale sono state fatte passare slide esplicative dell’argomento. Il tema della conferenza era l’Iran, diventato una vera e propria preoccupazione negli ambienti militari israeliani. Così slide dopo slide Netanyahu ha voluto dimostrare al mondo come Teheran abbia nascosto alla comunità internazionale le reali intenzioni del suo programma nucleare.

L’accusa diretta da Israele contro gli storici avversari è quella di aver sviluppato un programma nucleare con delle applicazioni non solo pacifiche, ma anche militari, ingannando così tutta la comunità internazionale. I documenti a prova di questo sarebbero stati sottratti, secondo quanto detto da Netanyahu, da alcune spie israeliane infiltratesi in un magazzino segreto di Teheran. Come riportato dal New York Times sembra che il leader israeliano abbia scelto appositamente la tempistica di questa grande dimostrazione. Netanyahu “spera infatti che attraverso i documenti svelati possa portare Donald Trump a uscire dall’accordo sul nucleare entro il prossimo 12 maggio”. La data che dovrebbe per l’appunto segnare le future intenzioni americane rispetto al Jcpoa, ovvero l’accordo dei 5+1. 

Gli Stati Uniti ora non possono non uscire dall’accordo

Gli Stati Uniti credono davvero alla dimostrazione di Bibi? Sembrerebbe di si. Secondo quanto riportato dal reporter americano Adam Kredo fonti americane del congresso si dicono certe dell’ “impossibilità per il presidente americano Donald Trump di rimanere all’interno dell’accordo a seguito dei documenti mostrati a Tel Aviv”. Ufficiali americani sarebbero rimasti impressionati dalla “grandiosa presentazione di Netanyahu” e avrebbero verificato la veridicità dei documenti mostrati.

C’è però un fatto che il premier israeliano ha intelligentemente omesso durante la sua presentazione. Tutta la sequela di informazioni svelate sul programma nucleare iraniano non prova in realtà in alcun modo che Teheran abbia disatteso i punti del famoso accordo. Un fatto confermato dallo stesso New York Times.

Israele si prepara a entrare ufficialmente in Siria?

La presentazione di Netanyahu potrebbe aver avuto a questo punto non solo lo scopo di incoraggiare la presidenza americana a stracciare l’accordo sul nucleare con l’Iran, ma anche come auto giustificazione per un maggiore interventismo nel contesto siriano. Risulta infatti ancora un mistero l’origine degli attacchi occorsi lo scorso 30 aprile contro le basi siriane di Hama e Aleppo, ove si è registrata la presenza di militari iraniani. Potrebbe essere invece il preludio dell’ingresso ufficiale israeliano nel contesto siriano e l’esibizione di Netanyahu ne darebbe una giustificazione agli occhi dell’opinione pubblica internazionale.

C’è poi da sottolineare come questi grandi sbandieramenti di prove davanti alla platea internazionale non hanno in realtà avuto grande fortuna nella storia recente. La provetta di antrace esibita orgogliosamente all’Onu da Colin Powell fu l’anticamera di una guerra decennale, di cui gli Stati Uniti in particolare pagano tuttora le conseguenze in termini di risorse e credibilità dilapidate. Lo stesso Netanyahu nel 2012 dichiarò sempre davanti all’Onu di avere le prove che dimostravano come l’Iran si sarebbe dotato dell’atomica da lì a 3-5 anni al massimo. Ne sono passati più di sei e ancora non vi è traccia di un’arma atomica finalizzata nell’arsenale di Teheran. Il conflitto in Siria sta cambiando volto e attori, ma la strategia e gli strumenti rimangono gli stessi di sempre.