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L’Africa subsahariana non manca certo di capi di Stato e di governo corrotti e incapaci, ma nessuno si sarebbe immaginato che il Sudafrica, la “nazione arcobaleno” di Nelson Mandela e la massima potenza regionale, sarebbe caduto così in basso: il suo presidente, Jacob Zuma, che è quasi arrivato alla fine del suo secondo mandato ma sta brigando per ottenerne un terzo, si è infatti rivelato uno dei peggiori leader del continente: un personaggio che oltre ad affossare le speranze per una vita migliore dei suoi connazionali, ha una biografia quasi incredibile per il capo di un grande Paese, con tanti scheletri da riempire non uno, ma dieci armadi.Nato 74 anni fa a Nkandle, un remoto villaggio del Kwazulu e rimasto orfano di padre a quattro anni, Zuma non è mai andato a scuola e ha imparato a leggere e scrivere da uno zio sindacalista, che lo ha convinto a aderire a soli 17 anni all’Africa National Congress, l’organizzazione che già allora guidava la lotta contro l’apartheid e che oggi è il partito dominante del Paese. Entrato nella sua struttura militare nel ’62, fu quasi subito arrestato dopo un’azione fallita e condannato a dieci anni di reclusione che, paradossalmente, sono stati la sua fortuna: è stato infatti mandato a scontare la pena a Robben Island, la prigione di Mandela, con cui è riuscito a stabilire un robusto sodalizio che gli avrebbe permesso, una volta caduto il regime bianco, di fare una rapida carriera nel partito di governo, fino a conquistarvi la maggioranza quando il successore di Mandela, Mbeki, di cui nel frattempo era diventato il vice, fu sconfessato dal congresso del partito e costretto alle dimissioni.Nel 2009 Zuma fu eletto per la prima volta presidente, nel 2014 è tornato a vincere, ma ora le scabrose vicende del passato, che sembravano superate, stanno tornando a galla minando in maniera forse irreparabile la sua posizione.Tutto cominciò all’inizio del secolo, quando una squadra anticorruzione creata da Mbeki e denominata “Gli scorpioni” lo accusò di avere riscosso una mega tangente su un acquisto di armi dalla Francia; e anche se l’inchiesta si trascinava senza risultati, Mbeki decise di cacciarlo dalla vicepresidenza. Nel 2003 le accuse furono lasciate cadere, ma nel 2005, in seguito alla decisione di un ex consigliere di Zuma di “collaborare”, vennero resuscitate e se non hanno ancora portato a una condanna, è solo perché la magistratura è ormai pesantemente infiltratata dall’Anc.Ma le disavventure giudiziarie del futuro presidente non si fermano qui. Nel 2005 venne processato per stupro, per giunta di una lontana parente sua ospite, con il virus dell’Aids; Zuma, nel sostenere che il rapporto era stato consensuale, spiegò che si era cautelato contro l’infezione facendo una doccia. Fu prosciolto, ma l’uscita sulla malattia lo perseguita ancora adesso. Del resto, i rapporti con l’altro sesso sono un altro dei suoi talloni d’Achille. Come è costume tra gli Zulu, è poligamo e mantiene quattro mogli, oltre a una quinta che si è suicidata e una sesta da cui ha divorziato ma con cui mantiene un buon rapporto, al punto da volerle affidare la presidenza della Repubblica se non gli riuscisse a cambiare la Costituzione ed essere rieletto. Ufficialmente, ha avuto 21 figli legittimi, tutti ben piazzati in posti ben remunerati, ma si ritiene che ne abbia un’altra mezza dozzina sparsi per il Paese. Si mormora anche che una parte delle numerose donne arrivate a posti di potere sotto la sua presidenza, tra cui l’amministratrice delle South Africa Airways, abbia avuto una relazione con lui.L’ultimo, e forse più dannoso scandalo riguarda i lavori eseguiti dallo Stato nella sua villa di Nkandle, costati ai contribuenti 24 milioni di rand (al cambio attuale, circa 6 milioni di euro). La spiegazione ufficiale era che bisognava migliorare la sicurezza della residenza, ma presto si è scoperto che i soldi pubblici erano serviti anche per costruire una piscina, un anfiteatro e altre opere voluttuarie. Una coraggiosa signora di nome Thulisile Madonsela, che occupa la carica di “pubblica protettrice” introdotta dalla Costituzione liberale di Mandela, ha fatto scoppiare lo scandalo, che ha assunto dimensioni tali da indurre Zuma a promettere il rimborso di una parte della somma. Ma a stabilirne l’ammontare sarà un fedelissimo del presidente, il ministro di polizia.Buona parte del successo e della resistenza agli scandali di Zuma è dovuto al fatto che si è sempre presentato come il difensore del popolo, come l’uomo partito dal nulla che ha conquistato la vetta per difendere i diritti dei più poveri. Infatti, quando divenne presidente con la benedizione del Partito comunista e dei sindacati, si parlò di imminente svolta a sinistra. Questa non si è in realtà materializzata, perché Zuma ha badato più agli interessi suoi e del suo clan che a quelli del popolo, che secondo molte statistiche sta oggi addirittura peggio che ai tempi dell’apertheid. Tra le masse ancora semianalfabete del Transkei e del Kwa-Zulu, rimane UBaba, il capo.Ma l’ora della resa dei conti si avvicina: le città sono in rivolta, perfino nei suoi feudi elettorali delle campagne la sua popolarità è scesa al 23 per cento e quel che rimane della magistratura indipendente lo aspetta al varco.Livio Caputo

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