La Federazione Russa vuole espandere le proprie basi militari in Siria ed il presidente Putin ha incaricato il ministero degli Esteri e quello della Difesa di raggiungere questo obiettivo. L’ingrandimento delle strutture, che hanno sede a Latakia e presso la città marittima di Tartus, dovrà essere concordato con Damasco. Secondo Yuri Shvitkin, vice presidente del Comitato di Difesa presso la Duma (le cui parole sono state riportate da Deutsche Welle) , il potenziamento consentirà alle forze armate russe di migliorare le proprie performance. La struttura di Tartus, secondo quanto affermato da Shivkin, ha una funzionalità limitata e dovrebbe essere trasformata in una base navale a tutti gli effetti mentre a Latakia si dovrebbe intervenire per separare la sezione civile dell’aeroporto da quella militare.
Strutture strategiche
La presenza dell’aviazione e delle forze navali russe in Siria risale, rispettivamente, al 2015 ed al 2017. Il gruppo d’intervento aereo è stato formato il 30 settembre del 2015 per supportare il governo di Bashar al-Assad nella lotta contro i ribelli ed è localizzato, a tempo indeterminato, presso la base di Hmeymim. Nel 2017, invece, Mosca e Damasco hanno siglato accordi che consentono alla Federazione Russa di inviare fino ad 11 navi, anche dotate di testate nucleari, presso Tartus (il cui porto è stato utilizzato dall’Unione Sovietica sin dal 1971). L’intesa ha una validità di 49 anni ma può essere prolungata di ulteriori 25 anni una volta raggiunta la prima scadenza. La base di Tartus permette a Mosca di esercitare un certo controllo sul Mediterraneo Orientale: le navi ed i sottomarini possono arrivare a colpire anche obiettivi situati nel Bosforo.
Rapporti complicati
Il supporto della Federazione Russa si è rivelato vitale per la sopravvivenza di Damasco. A partire dal 2015, infatti, Mosca è riuscita a ribaltare il corso della guerra civile siriana, che rischiava di concludersi con la vittoria dei gruppi ribelli e la cacciata dello stesso Bashar al-Assad. Le forze armate di Damasco, al prezzo di gravi spargimenti di sangue e di battaglie prolungate, sono riuscite, lentamente ma progressivamente, a riconquistare buona parte del territorio nazionale ed alcune aree chiave del Paese, tra cui la strategica città di Aleppo. I rapporti tra Mosca e Damasco non sono, però, sempre distesi. Assad è determinato a portare a termine ciò che ha iniziato ed è intenzionato a schiacciare tutti i gruppi di ribelli (spesso legati al radicalismo islamico) che ancora gli si oppongono mentre la Federazione Russa è più interessata ad espandere le proprie attività in Medio Oriente ed a facilitare la ricostruzione della Siria, che giace per buona parte in rovina.
Il futuro della Siria
La guerra civile siriana, che ha portato alla morte di almeno 380mila persone e prosegue ininterrotta dal 2011, non si è ancora conclusa. La provincia di Idlib continua a resistere all’avanzata di Damasco ed è sotto il controllo delle milizie dell’alleanza Hayat Tahrir Al-Sham, legata ad Al-Qaeda. Un’offensiva siriana appoggiata dalla Russia, svoltasi tra dicembre 2019 e marzo 2020, ha costretto alla fuga quasi un milione di abitanti della provincia (su tre milioni totali). Le azioni armate si sono poi interrotte a causa dell’emergenza sanitaria scatenata dal Covid-19 ed in seguito al raggiungimento di un cessate il fuoco tra Ankara e Mosca. Assad vorrebbe riconquistare la totalità del territorio nazionale ma le sue truppe, esauste dopo nove anni do combattimenti, dipendono dall’appoggio della Federazione Russa, delle milizie di Hezbollah e delle forze iraniane. Gli obiettivi di Assad passano dunque per la volontà delle potenze straniere e Damasco potrebbe arrivare a non avere più voce in capitolo su questi importanti sviluppi interni.