Sono giorni frenetici a Pechino. Xi Jinping ha appena ricevuto un inedito terzo mandato per ricoprire il ruolo di Segretario del Partito Comunista Cinese (PCC). Gli uomini che affiancheranno Xi nel Comitato permanente del Politburo, ossia ai vertici della gerarchia del sistema politico del Paese, ci aiutano a capire, almeno in parte, quale strada prenderà la Cina da qui ai prossimi cinque anni.

La sensazione della vigilia è stata infine confermata: l’attuale presidente cinese ha accolto al suo fianco una gruppo di lealisti. Considerando le sfide che la Cina deve affrontare, tanto in patria quanto all’estero, questa mossa va a rafforzare ulteriormente il modus operandi di Xi in politica, interna ed esterna, così come nella lotta contro il Covid e in economia.



Accanto a questi temi, vale tuttavia la pena soffermarci sulle sfide militari che attendono la Cina nel periodo immediatamente successivo al XX Congresso del PCC. Anche perché, nei prossimi mesi, probabilmente a marzo, Xi Jinping otterrà anche il terzo mandato presidenziale.

Ricordiamo inoltre che, da Jiang Zemin in poi, il presidente della Commissione Militare Centrale – istituzione che si occupa collegialmente di prendere decisioni in campo militare, di dirigere le Forze armate e di gestire la politica interna dell’esercito – coincide solitamente con la figura del presidente della Repubblica e con quella del segretario generale del Partito. Non è dunque stata una sorpresa (ri)vedere Xi anche a capo degli affari militari.

E visto che il leader cinese, nei suoi primi due mandati come comandante dell’esercito più grande del mondo, ha apportato cambiamenti radicali alla struttura, postura e potenza delle forze armate, è lecito attendersi ulteriori cambiamenti militari. In linea con le esigenze geopolitiche della Cina.



Che cos’è la Commissione Militare Centrale

Prima di proseguire è importante spiegare che cos’è la Commissione Militare Centrale (CMC). Si tratta, in poche parole, del massimo organo decisionale che sovrintende l’Esercito popolare di liberazione cinese (EPL). Un organo che sta per subire un rimpasto di leadership. Come ha sottolineato il South China Morning Post, Xi Jinping dovrebbe con ogni probabilità restare in carica nelle vesti di presidente della CMC. I riflettori saranno tuttavia puntati su chi Xi sceglierà di avere al suo fianco. Le mosse del presidente, infatti, potrebbero far luce su quale direzione assumerà l’EPL e sui suoi obiettivi di modernizzazione.

Il Cmc può essere considerato il corrispettivo di una sorta di ministero della Difesa occidentale al cubo, dal momento che il Ministero della Difesa Nazionale cinese ha principalmente scopi diplomatici e di pubbliche relazioni. Certo è che il CMC comanda tutte le forze armate cinesi, decide la loro strategia e le loro linee d’azione, ne gestisce lo sviluppo, il personale, le attrezzature, i finanziamenti e le risorse. È formato da 16 dipartimenti, ognuno dei quali interessato ad un ambito specifico – come ad esempio il Dipartimento del personale congiunto e il Dipartimento di supporto logistico – e supervisiona i cinque comandi dell’EPL, oltre che i diversi istituti di ricerca e le accademie affiliate.

La direzione del CMC è nelle mani di un comitato formato da sette uomini. Il presidente, Xi Jinping, due vicepresidenti e altri quattro membri, tutti generali in uniforme e ciascuno responsabile di vari aspetti dell’organo. Il presidente e i membri della CMC sono eletti dal Congresso nazionale del Partito Comunista ogni cinque anni.

Bisogna però sottolineare che in Cina esiste una seconda CMC, ovvero la Commissione Militare Centrale della Repubblica Popolare Cinese, che si affianca alla Commissione Militare Centrale del PCC, descritta nel nostro articolo. Che differenza c’è tra i due organi? La CMC della Repubblica Popolare Cinese viene eletta o rimossa dall’Assemblea Nazionale del Popolo e non dal Comitato Centrale del partito.

In altre parole, troviamo due CMC: una che fa capo al partito e una allo Stato (il potere di guidare tutte le forze armate del Paese tecnicamente ricade nelle mani di questa commissione). Hanno gli stessi membri, ciascuno con titoli e ruoli corrispondenti, ed esistono entrambe per inserire il controllo assoluto del partito sull’esercito nell’alveo di una moderna struttura statale costituzionale.



Le sfide militari della Cina

La nuova strategia militare della Cina dovrà giocoforza adattarsi alle sue imminenti sfide geopolitiche regionali e globali del Dragone. Lo strumento per riuscire nell’impresa si chiama EPL, che Xi ha promesso di modernizzare fino a fargli raggiungere il rango di “esercito di livello mondiale”. Non è un caso che il presidente abbia chiesto uno sviluppo militare più rapido. Le forze armate cinesi hanno infatti il compito di “salvaguardare la dignità e gli interessi fondamentali della Cina”, ha spiegato Xi, riferendosi a un elenco di rivendicazioni territoriali e altre ad questioni sulle quali Pechino si dice pronta a entrare in guerra.

Del resto la Cina, con il secondo budget militare al mondo dopo gli Stati Uniti, sta cercando di estendere la propria portata sviluppando missili balistici, portaerei e avamposti d’oltremare. “Lavoreremo più velocemente per modernizzare la teoria militare, il personale e le armi. Miglioreremo le capacità strategiche dell’esercito”, ha aggiunto Xi.

Ricordiamo che il Dragone è ai ferri corti con il Giappone, l’India e con molteplici governi del sud-est asiatico, per rivendicazioni inerenti alla Cina meridionale, al Mar Cinese orientale e ad una parte dell’Himalaya. Nei due precedenti mandati di Xi la Cina ha ampliato e avanzato le sue forze navali e missilistiche ad un ritmo mai visto, epurato migliaia di ufficiali giudicati corrotti e riformato le sue operazioni di comando.

La nuova leadership militare

La CMC è adesso chiamata ad implementare cambiamenti radicali nella sua leadership. Dando per scontata la conferma di Xi come presidente, circolano diversi nomi caldi che potrebbero comporre la nuova commissione. I vicepresidenti Xu Qiliang e Zhang Youxia (grande alleato di Xi), entrambi 72enni, dovrebbero dimettersi. I loro successori sono chiamati a integrare forze armate sempre più complesse in grado, in caso di necessità, ad invadere Taiwan.

La CMC, ha sottolineato Reuters, dovrà inoltre garantire l’accesso a basi straniere e porti per la sua flotta navale in espansione, nonché affrontare possibili pressioni esterne in materia di armi nucleari. In mezzo a tutte queste sfide, è probabile che la maggior parte dei generali in arrivo manchi di un elemento che ha segnato almeno alcuni dei loro predecessori: l’esperienza di combattimento. Zhang e il generale Li Zuocheng, un altro membro della commissione che dovrebbe andare in pensione, sono alcuni degli ultimi ufficiali in servizio ad aver combattuto nel sanguinoso conflitto di confine con il Vietnam avvenuto a cavallo tra il 1979 e il 1980. Alle nuove leve mancherà inevitabilmente l’esperienza sul campo.

È probabile che il commissario veterano ammiraglio Miao Hua, capo del dipartimento per il lavoro politico della CMC, prosegua nella sua ascesa diventando vicepresidente. Miao, che ha stretto i primi legami con Xi quando entrambi erano stati inviati nella provincia costiera del Fujian, sarà quasi certamente bilanciato da un comandante più operativo, forse il generale dell’esercito Liu Zhenli. Massima attenzione anche per i due ufficiali recentemente promossi a ruoli di staff presso la commissione, He Weidong e Xu Qiling (quest’ultimo ha anche esperienza nelle operazioni di Taiwan).

In ogni caso, qualsiasi scelta operativa sarà quasi certamente bilanciata da promozioni di commissari politici, dato il loro ruolo continuo di garantire che i militari servano il Partito Comunista piuttosto che il Paese. Chi farà parte della nuova CMC sarà responsabile della completa modernizzazione dell’esercito, che dovrà avvenire entro il 2027. E questo non è un dettaglio da poco, soprattutto se in ambito politico il Comitato permanente del Politburo dovesse essere formato da personaggi ambiziosi.  

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