“La guerra è agli sgoccioli. Assad ha vinto e rimarrà al potere. Questa è la nuova realtà che dobbiamo accettare, e non c’è molto che possiamo fare. A meno che i governi stranieri che in passato hanno sostenuto il Free Syrian Army siano disposti a inviare denaro, armi – tra cui missili terra-aria – e fornire supporto militare alle Forze Democratiche Siriane (SDF) che stanno combattendo contro lo Stato Islamico, sarebbe comunque impossibile per i ribelli sconfiggere Assad e i suoi alleati russi e iraniani». Con queste dichiarazioni l’ex ambasciatore USA in Siria Robert Ford dipinge un quadro chiaro e realistico del conflitto siriano, che vede l’avvicinarsi, dopo oltre 6 anni di guerra, della vittoria di Bashar al-Assad e delle forze lealiste sulle formazioni ribelli islamiste. Sei e più lunghi anni in cui si contano tuttavia i tragici errori della strategia dell’occidente nel contesto siriano.

L’esperto: “L’occidente non aveva una strategia realistica in Siria”

Quanti errori commessi dalle cancellerie occidentali in Siria, a cominciare dal sostegno a quella opposizione che tanto moderata e democratica non era, nonostante gli slogan. Grossolani errori di valutazione analizzati dallo’esperto di Medio Oriente Nikolaos Van Dam – già ambasciatore per l’Olanda in Iraq, Egitto, Germania e Indonesia – nel suo nuovo libro in uscita Destroying a Nation: The Civil War in Syria, di cui è stato pubblicato un estratto sull’autorevole rivista di geopolitica Foreign Policy: “I politici occidentali avevano bene in mente ciò che non volevano, ma non un progetto realistico o delle idee chiare su ciò che volevano dopo Assad. Invocavano una sorta di democrazia in Siria, ma una cacciata violenta di Assad non poteva realisticamente tradursi in una democrazia pacifica come credevano”.

“Hanno prevalso gli slogan”

Molta retorica e scarso pragmatismo. Così Europa e USA hanno visto lentamente il loro progetto naufragare in Siria: “I politici hanno spesso ignorato la realtà sul campo e hanno continuato a usare slogan politicamente corretti – osserva Van Dam -. L’opposizione siriana è stata descritta come pacifica e democratica, anche molto tempo dopo che le forze più radicali, tra cui islamisti e jihadisti, avevano ‘dirottato’ quella piattaforma e la guerra siriana era già ben avviata. Successivamente, il concetto di opposizione pacifica è diventato più un mito che realtà, come poteva essere in principio. Ma la retorica dei politici occidentali non è cambiata”.

“L’opposizione si è radicalizzata in favore degli islamisti”

Mentre l’opinione pubblica occidentale e le cancellerie europee invocavano continuamente una “cacciata di Assad”, come sottolinea l’ambasciatore, “i gruppi islamici radicali erano diventati sempre più forti del relativamente moderato Free Syrian Army (FSA) e paesi come l’Arabia Saudita e il Qatar hanno concentrato il proprio sostegno sulle organizzazioni armate islamiste come Ahrar al-Sham e Jaysh al-Islam”.

A parole l’occidente voleva uno stato secolare e democratico, ma gli interlocutori che aveva scelto erano sbagliati: “L’occidente – sottolinea Van Dam – voleva uno stato democratico, secolare e plurale al posto del regime ma tale possibilità non rappresentava una prospettiva realistica. Anche i gruppi armati come il Free Syrian Army sono diventati sempre più radicalizzati a seguito del prolungamento di questa sanguinosa guerra. La corrente islamista in Siria è diventata più forte durante la guerra siriana, e il secolarismo meno popolare, ma i politici occidentali hanno ignorato questo sviluppo, continuando a sostenere a parole quella che essi consideravano un’opposizione prevalentemente laica”. Nel frattempo la battaglia contro i terroristi dello Stato Islamico si sposta verso Deir Ezzor, decisivo e forse ultimo capitolo di una guerra per procura iniziata nel 2011. 

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