Il Coronavirus è un’emergenza sanitaria globale. È un evento straordinario e, come tale, risponde a logiche eccezionali. Proprio per questo motivo la “scusa” del Covid-19 è stata utilizzata da molti Paesi a mo’ di pretesto per conseguire vari fini politici.

Ci sono governi che hanno approfittato della situazione di crisi per fare un repulisti generale tra i quadri più invisi al potere centrale (Cina). Altri che hanno allacciato o riallacciato rapporti diplomatici con vicini di casa fin lì guardati con sospetto (Giappone e Corea del Sud). C’è chi ha stretto i muscoli nel tentativo di farsi apprezzare dalla propria gente (ancora una volta la Cina) e chi ha vagato nel far west per guadagnare, in silenzio, posizioni preziose nello scacchiere globale (Francia).

Infine troviamo nazioni (Iran) che si sono riscoperte inermi di fronte a una minaccia che sta mettendo a dura prova il castello di sabbia che avevano cotruito. Insomma, appare evidente come ogni Stato abbia interpretato l’emergenza Coronavirus a propria discrezione e in base alla convenienza.

Muro contro muro

Il Corriere della Sera cita un paio di casi emblematici: Egitto e Qatar. I due Paesi sono rivali regionali e non vedevano l’ora di farsi qualche dispetto. Doha ha imposto il divieto di accesso nel Paese agli egiziani. Il provvedimento è scattato non appena Il Cairo aveva annunciato un caso di un paziente positivo al Coronavirus. Un tempismo più che perfetto che ha provocato la controreazione dell’Egitto: porte chiuse ai qatarioti. Il muro contro muro non deriva certo dall’emergenza sanitaria. Sappiamo come il Qatar sia alleato della Turchia e veda di buon occhio la Fratellanza Musulmana: ovvero due nemici giurati di al Sisi.

Capitolo Iran: la Repubblica Islamica pensava di aver scampato la minaccia Covid-19 e invece è diventato uno dei Paesi più martoriati dal virus dopo Cina, Corea del Sud e Italia. L’epidemia ha picchiato forte non solo tra i comuni cittadini ma anche tra gli alti quadri della politica. Oltre ai tanti di personaggi contagiati spiccano pure alcune morti “eccellenti”, tra cui quella di un esponente del Consiglio del discernimento, cioè dell’organo che svolge un ruolo consultivo per la Guida Suprema Ali Khamenei, e dell’ex ambasciatore in Vaticano.

Le autorità adesso sono in crisi e hanno mobilitato i pasdaran, tanto per mantenere l’ordine pubblico entro certi livelli di sicurezza quanto per scongiurare pericolose fughe di notizie. Dal canto suo il presidente Rouhani ha chiesto lo stop alle sanzioni. A proposito di fughe di notizie, anche Vladimir Putin ha parlato di false informazioni provenienti dall’estero per seminare il panico in Russia: a detta dello Zar la situazione sanitaria è sotto controllo. L’allerta è comunque massima.

Rivalità, epurazioni e diplomazia

In Europa l’Italia, lasciata sola dagli altri Stati membri a gestire uno scenario delicato, cerca di farsi valere chiedendo all’Europa maggiore flessibilità sui conti pubblici. In tutto questo Germania e Francia proseguono per la loro strada (soprattutto Parigi), disputando una sorta di campionato a parte. Due sono le regole: poca cooperazione e tanto ostracismo.

Sul fronte asiatico si registrano tre aspetti interessanti. Il primo riguarda la Cina: dopo un gennaio a dir poco drammatico, Pechino ha preso in mano la situazione e punito i funzionari locali colpevoli di inezia. Più di 400 hanno perso il posto per una “gestione insoddisfacente della crisi”, oltre mille persone sono finite sotto processo e più di 8mila sono sotto inchiesta per svariati motivi. Uno su tutti: non aver adottato le misure preventive consigliate per evitare la trasmissione del Coronavirus nel Paese.

Gli altri due aspetti riguardano altrettanti avvicinamenti diplomatici: Giappone e Cina sono tornate a parlarsi con una certa intensità proprio per via del virus, così come hanno fatto lo stesso Corea del Nord e Corea del Sud. Il leader nordcoreano Kim Jong Un ha scritto una lettera al suo omologo sudcoreano esprimendo “quieto sostegno” alla lotta di Seul per sconfiggere l’epidemia.





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