Nell’ottica delle relazioni economiche bilaterali tra Unione Europea e Russia si sta compiendo un ulteriore passo indietro. Il 16 settembre scorso il Governo della Federazione ha approvato il decreto legge numero 925 “Sulla priorità delle merci di origine russa e dei lavori e servizi prestati da fornitori russi rispetto alle merci di origine straniera e ai lavori e servizi effettuati da fornitori stranieri”.cristiani_sotto_tiroTale decreto governativo entrerà in vigore dal primo gennaio prossimo, provocando i suoi effetti su tutte quelle imprese a controllo statale, sia esso diretto o indiretto. Nel testo del decreto si legge che l’agevolazione per le merci e i prestatori d’opera di origine russa consterà di un margine di costo che potrà superare quello dei fornitori stranieri di un massimo del 15%, dando comunque un consistente gap di vantaggio alle aziende autoctone a svantaggio di imprenditori e lavoratori stranieri, europei – e, ovviamente italiani – in primis. Quanto riportato nel decreto, infatti, pare tenere in considerazione le condizioni economiche indicate dal Trattato dell’Unione Economica Eurasiatica sottoscritto il 29 maggio 2014; ciò dunque privilegia un sistema economico nel quale i Paesi economicamente e politicamente più vicini a Mosca assumono una posizione di rilievo rispetto al resto dell’Europa, che si ritrova esclusa dall’opportunità di realizzare degli affari in settori strategici anche e soprattutto per l’impresa italiana.Tali tipologie di contratti, difatti, riguardano principalmente dei segmenti di mercato rilevanti per le imprese europee ed italiane, come quelli farmaceutico, energetico, tecnologico, bancario e delle infrastrutture. Basti pensare alle tipologie di commesse ottenute da varie imprese italiane nell’ambito dell’ultima edizione del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, durante il quale le grandi aziende italiane hanno ottenuto la sottoscrizione di importanti accordi economici per un ammontare di oltre un miliardo di euro e si è ribadito il grande interesse di tali imprese nel recitare un ruolo di primo piano nell’economia russa. Enel punta forte sulle rinnovabili, sebbene il suo core business resti quello dell’oil&gas, SACE è un importante partner della banca d’investimenti per lo sviluppo Vneshekonombank e, proprio a San Pietroburgo, Astaldi sta completando una commessa per la consegna del raccordo autostradale M-11 “Mosca-San Pietroburgo”, che dovrebbe essere completato nel mese in corso.I dati fanno sicuramente tremare tutta questa serie di imprese che, sebbene vedano al sicuro tutto ciò che fino ad ora è stato messo nero su bianco, vivono un periodo di grande incertezza per l’imminente futuro. Non si sa bene se tale decreto si inquadri in maniera ineccepibile nell’ambito degli accordi sottoscritti sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, sebbene nelle note finali della legge si legga che il provvedimento abbia tenuto conto delle clausole GATT del 1994, ma un margine del 15% – specialmente nel settore dell’engineering procurement construction, dove un vantaggio di tale portata è da considerarsi rilevante.Lo scenario per l’impresa italiana, dunque, sembra tutt’altro che roseo per il prossimo futuro: sebbene SACE considerasse la possibilità di un ritorno in territorio positivo dell’ammontare degli scambi commerciali bilaterali, tali provvedimenti sembrano scongiurare tali scenari. Anche le parole del Primo Ministro Dmitry Medvedev, durante un incontro con i rappresentanti delle piccole e medie imprese del 7 settembre, ricorda come la priorità per le aziende statali sia quello di scegliere i fornitori di beni e servizi per le imprese statali, tenendo anche conto degli interessi dei consumatori.





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