Zelensky, in visita al Congresso Usa, riesce a portare a casa 325 milioni di dollari ma non tutto il Congresso lo sostiene ancora. Con lo scoppio della guerra in Sudan gli immigrati verso l’Egitto hanno raggiunto numeri enormi, e ora Il Cairo chiede aiuto all’Ue. Netanyahu mostra una mappa senza la Palestina durante l’Assemblea generale dell’Onu. L’India fa un passo avanti verso l’uguaglianza di genere introducendo le quote rosa in seno al Parlamento. Gli orrori di Guantanamo tornano a galla dopo che una delle menti dell’11 settembre è stato dichiarato non idoneo a testimoniare a causa delle torture subite durante la prigionia. Ecco le cinque notizie del giorno
Aiuto indiscusso a Kiev ma Congresso diviso
L’incontro di Biden e Zelensky ha portato i suoi frutti. Gli Stati Uniti sbloccheranno 325 milioni di dollari in aiuti a Kiev. “È esattamente ciò di cui i nostri soldati hanno bisogno”, ha dichiarato Zelensky. Biden ha ribadito la posizione di Washington senza equivoci, “Siamo con voi e restiamo con voi”. Gli aiuti comprendono missili di difesa aerea, munizioni per lanciarazzi multipli Himars, armi anticarro, munizioni di artiglieria, tra queste quelle a grappolo e i carri armati Abrams. Se gli aiuti sono arrivati e il sostegno è rimasto immutato, la visita di Zelensky ha avuto connotati diversi. Durante il primo incontro era stato accolto da eroe, adesso gli incontri sono avvenuti a porte chiuse. La ragione è semplice: la spaccatura in seno al Congresso. A Capitol Hill non tutti sono in accordo con la linea presidenziale. La stanchezza nei confronti della guerra è palpabile, soprattutto tra i repubblicani. Inoltre la crisi che sta colpendo Biden mette in cattiva luce anche la vicinanza a Kiev, con l’avversario Trump che continua a ritenere la guerra in Ucraina inutile e a mantenere una posizione positiva nei confronti del presidente russo Putin.
L’Egitto chiede soldi all’Europa per contenere i flussi migratori dopo lo scoppio della guerra in Sudan
A margine della sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il ministro degli esteri egiziano Sameh Shoukry, ha presentato una richiesta di aiuti finanziari alla commissaria europea per gli Affari migratori, Ylva Johansson. Shoukry “ha chiesto di aumentare il volume degli aiuti finanziari all’Egitto per far fronte agli oneri aggiuntivi derivanti dai crescenti afflussi di migranti nel Paese e migliorare la capacità di accoglienza dell’Egitto al fine di ridurre significativamente il flusso di immigrazione irregolare attraverso il Paese”, dice una nota del ministero degli esteri egiziano. La richiesta non arriva a caso. Il conflitto che si sta inasprendo in Sudan, Paese di confine con l’Egitto, sta portando inevitabilmente a un ingente flusso migratorio. Infatti secondo i dati forniti da Il Cairo, l’Egitto è passato da ospitare 9 milioni di rifugiati a quasi 310mila, per la maggior parte sudanesi.
Un futuro mediorientale senza la Palestina? Sì, secondo una mappa mostrata da Netanyahu
Durante l’Assemblea generale dell’Onu ha preso parola il premier israeliano Benjamin Netanyahu che ha lodato il piano di Biden di creare un “Nuovo Medio Oriente”, omettendo però la Palestina. “Costruiremo un nuovo corridoio di pace e prosperità che colleghi l’Asia attraverso gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita, la Giordania, Israele all’Europa”, ha dichiarato. Bibi fa riferimento proprio a quel corridoio economico e infrastrutturale che intende collegare India, Medio Oriente e Europa presentato da Biden in occasione del G20 in India. La mappa presentata però esclude i Territori palestinesi, ovvero Gaza e Cisgiordania, inglobandole direttamente dentro allo stato ebraico.
Dopo un iter di 27 anni, l’India dà il via alle quote rosa
Malgrado l’India abbia avuto leader politiche conosciute e apprezzate a livello internazionale, a partire da Indira Gandhi, che fu la seconda donna a diventare premier nel mondo, la presenza femminile nelle istituzioni è molto bassa. Nel parlamento si contano solo 104 donne su 788 eletti. Adesso però il Paese si avvia verso una decisione storica. La Camera alta del Parlamento ha deciso di assegnare il 33% dei seggi della Camera bassa e dei diversi Parlamenti nazionali alle donne. “Un passo storico, un momento cruciale nel viaggio democratico del nostro paese”, ha dichiarato entusiasta il presidente Modi sul suo account Twitter. Una simile proposta era stata presentata nel 1996 e respinta per ben sei volte negli ultimi 27 anni. L’India si avvia quindi verso un futuro che prospetta la volontà di una maggiore inclusione di genere.
Si riaccendono i riflettori sulle torture di Guantanamo: uno delle menti dell’11 settembre non può essere processato perché distrutto dalle torture
Era il 2006 e una delle menti dell’attacco terroristico dell’11 settembre, lo yemenita Ramzi bin al-Shibh, veniva trasferito nella prigione di Guantanamo, a Cuba. Adesso al-Shibh è stato riconosciuto non in grado di sostenere un processo. È il colonnello Matthew McCall, giudice militare di Guantanamo, ad averlo deciso. Al-Shabib sarebbe stato “torturato dagli agenti della Cia e per questo soffre di stress post traumatico, di psicosi e di un disturbo delirante”, riferisce il suo avvocato David Bruck, “non è psicologicamente in grado di difendersi, di affrontare un processo, né di dichiararsi colpevole” nel procedimento preliminare che avrebbe dovuto prendere il via oggi. Sempre secondo i suoi avvocati, le torture inflitte e chiamate tecniche di interrogatorio potenziate, prevedevano la privazione del sonno, il waterboarding e le percosse. Il caso di al-Shabib riaccende i riflettori su una delle pagine più oscure della lotta al terrorismo americano, quello della prigione di Guantanamo. La prigione venne aperta l’11 gennaio del 2002 in seguito all’attacco alle Torri gemelle.