Le proteste scoppiate contro Donald Trump hanno trovato in una donna il loro simbolo. L’ordine esecutivo del nuovopresidente degli Stati Uniti d’America, infatti, quello riguardante l’impedimento di entrare sul suolo americano per i cittadini provenienti da sette Paesi a maggioranza islamica (Siria, Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen), è stato bloccato da Ann M. Donnelly, un giudice federale di cinquattasette anni, nominato da Barack Obama nel 2015.[Best_Wordpress_Gallery id=”406″ gal_title=”No muslim ban”]Il “Muslim Band“, così come è stato rinominato il provvedimento di Trump, ha immediatamente scatenato un putifeiro: l’aeroporto Jfk, a New York, storico accesso negli Usa per i passeggeri internazionali e centro focale della protesta, però, è passato in secondo piano da quando la Donnelly ha emesso un’ordinanza di emergenza, una mossa che blocca, almeno per il momento, l’espulsione dei rifugiati.La procedura era stata invocata dall’Aclu, l’American Civil Liberties Union, che da twitter aveva richiesto un intervento di questo tipo. Sembra che l’ordinanza del magistrato possa interessare tra le 100 e le 200 persone. Secondo il giudice, inviare indietro le persone fermate nelle loro nazioni causerebbe “un danno irreparabile”, tuttavia la Donnelly non ha stabilito con chiarezza se gli interessati siano legittimati o no a restare in Usa né si è apertamente pronunciata sulla costituzionalità della misura, ma ha fissato un’ udienza prevista per il 21 febbraio al fine di ridiscutere la questione.Trump, nel frattempo, si difende usando twitter ed attorno a lui fanno quadrato i suoi più stretti consiglieri; Kellyanne Conway, campaign manager del presidente repubblicano ed ora portavoce personale ha dichiarato a Fox News: “325.000 persone dall’estero sono entrate nel nostro paese solo ieri, attraverso i nostri aeroporti. Di che stiamo parlando qui? sono solo 300 quelli che sono stati arrestati o bloccati dal venire. Ovvero l’1%. Se considerate i grandi vantaggi per la sicurezza della nostra gente che otteniamo con questo decreto, direi che è un prezzo basso, assolutamente accettabile da pagare”.Lo scontro, dunque, finisce per interessare due forti immagini femminili dell’America contemporanea. La Donnelly, da una parte, madre di due figli, consigliata ad Obama dal senatore democratico di New York, Chuck Schumer e la Conway, pasdaran di Trump.

La Donnelly è una donna in carriera che per 25 anni ha lavorato con il procuratore distrettuale di Manhattan Robert Morgenthau. Dall’altra parte, invece, la Conway, è nata nel 1967 a Camden, nel New Jersey, prima donna nella storia degli Stati Uniti a guidare la campagna elettorale di un candidato vincente. Lei, invece, è laureata in Scienze politiche e Diritto alla George Washington University.Due simboli del tutto differenti che sostengono ragioni diversissime e diametralmente opposte. Per mezzo della sentenza che temporaneamente ha fermato l’azione di Trump, la Donnelly è divenuto l’emblema mediatico di tutti i manifestanti che stanno scendendo nelle piazze e negli areoporti americani al grido di “No Muslim Ban”. Finisce per rappresentare mediaticamente, insomma, la sommossa lib-dem che sta provando a destrutturare dalle basi la presidenza del tycoon.La Conway, da parte sua, cerca di tenere stretta le file della maggioranza della working class americana, anche tra le donne, quella che non è mai scesa a protestare e si è mossa da lavoro una volta sola in questi mesi, quella in cui ha scelto di votare per il candidato del Partito Repubblicano.





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