Forse il coronavirus ha cambiato le abitudini del mondo, forse la pandemia ha stravolto molte certezze nel nostro pianeta, ma forse questa considerazione non vale affatto per l’Unione europea. Quest’ultima infatti, con molta probabilità, continuerà a fare ciò che ha sempre fatto in passato: ossia decidere di non decidere. E la sensazione è che nel prossimo consiglio Ue, che si terrà giovedì prossimo, non uscirà alcuna indicazione, alcun documento vincolante, in poche parole nulla di quella che in altre parti del mondo verrebbe assimilata ad una qualsivoglia decisione. E così, mentre il vecchio continente è alle prese con la pandemia e le economie appaiono, chi più e chi meno, bloccate per via dei vari lockdown applicati dai singoli governi, l’Ue ancora non sa che strada prendere. Si parlerà di proposte, di posizioni, di strategie politiche. La verità però è che, al netto poi di tutti i dibattiti comunitari e non, i più ottimisti vedono un possibile accordo tra i Paesi del vecchio continente soltanto a giugno. Quando l’emergenza sarà finita e le crisi economiche, in nazioni come l’Italia, saranno ben marcate.
La proposta della commissione Ue
Sul tavolo, ha fatto sapere in questo martedì il presidente del consiglio Giuseppe Conte durante la sua informativa alle Camere, c’è una possibile proposta della commissione guidata da Ursula Von Der Leyen. Si tratterebbe, stando alle parole del nostro presidente del consiglio, di un’iniziativa “che potrebbe avere le caratteristiche conformi agli obiettivi del governo italiano”. Dovrebbe trattarsi del cosiddetto “recovery found”, un fondo da più di 1.500 miliardi di Euro in grado di finanziare la ripartenza e ridare linfa alle economie più martoriate del vecchio continente. Una somma importante da coprire in massima parte con dei bond emessi dalla commissione. Non si tratterebbe quindi degli eurobond auspicati da Conte ma, secondo la prospettiva dell’esecutivo italiano, la proposta di Ursula Von Der Leyen è quella che più si avvicinerebbe alle volontà italiane.
La mossa della presidente della commissione europea potrebbe rappresentare una mediazione tra gli Stati del sud e quelli del nord. Questi ultimi, capeggiati dai Paesi Bassi, si sono sempre opposti a soluzioni diverse dall’attivazione del Mes, il fondo salva Stati a cui l’Italia si è sempre, almeno a parole, opposta. Il compromesso potrebbe essere rappresentato dal fatto di legare il recovery found al bilancio pluriennale 2021 – 2027. Un argomento sul quale non c’è accordo tra i governi. Per cui, giovedì si procederà a presentare (forse) questa proposta, poi la palla passerà alla riunione della commissione europea fissata per il prossimo 29 aprile.
Nessun accordo in vista
Come detto ad inizio articolo, quello che maggiormente viene in risalto in questo contesto è la lontananza da una qualsiasi forma di decisione. La commissione, dopo varie mediazioni, presenterà la sua proposta ma sarà proprio in quell’istante che avrà inizio il momento più difficile: verrà infatti dato il via a delicate trattative sul bilancio, che l’Italia punterebbe a chiudere a giugno, come hanno fatto sapere fonti vicine al governo. Ma quella data potrebbe essere fin troppo ottimistica. Inoltre, il nostro Paese assieme ad altri governi del sud dell’Europa punterebbe, non senza difficoltà, a slegare i 1.500 miliardi di Euro del recovery found dal bilancio pluriennale del vecchio continente. Trattative su trattative, che faranno dilungare i tempi di ogni decisione.
Senza contare poi che la pista del Mes rimane ancora attiva, anche per l’Italia: “Quanti oggi esprimono dubbi sul Mes – ha dichiarato Conte in Parlamento – a mio avviso contribuiscono a un dibattito democratico e costruttivo e sono io il primo a dire che occorre valutare attentamente i dettagli dell’accordo e solo allora decidere se confermi a interesse nazionale”. Un modo alla “Giuseppi” per far intendere che il meccanismo europeo di stabilità giovedì non rimarrà del tutto fuori dal ventaglio di possibilità che l’Italia valuterà. Anche se senza condizioni, tuttavia lo strumento che più di ogni altra cosa ha fatto vivacemente discutere i partiti in Italia potrebbe tornare a galla. Con tutte le conseguenze politiche del caso.