Tira un “vento” strano intorno alla TAP, la Trans Adriatic Pipeline, il gasdotto che dovrebbe veicolare il gas prodotto nei giacimenti dell’Azerbaigian sino all’Italia. Un vento strano e minaccioso. La TAP infatti dovrebbe fare dell’Italia, e segnatamente della Puglia dove dovrebbe approdare, un nuovo hub strategico per la distribuzione del gas in tutta Europa, con enormi potenzialità di sviluppo, tanto che la stessa Unione Europea gli ha dovuto riconoscere lo status di Progetto di Interesse Comune, destinato a costituire parte essenziale del Corridoio Meridionale del gas, uno dei dodici “corridoi” energetici considerati prioritari per gli obiettivi strategici della politica energetica comunitaria. Per altro, gran parte dei costi di costruzione della TAP vengono sostenuti dal consorzio azero che gestisce il giacimento di Shah Deniiz II, e tutte le valutazioni di impatto ambientale sembrano decisamente di mostrare la perfetta sostenibilità ecologica.Tutto dovrebbe, dunque, essere a posto, e quindi la TAP trasportare in Italia, in un prossimo futuro, oltre 10 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, ben presto duplicabili in 20 miliardi. Facile intuire l’importanza strategica di tale infrastruttura, sia per la stessa economia della Puglia, che ne beneficerà in notevole misura, sia per il sistema industriale nazionale nel suo complesso. Senza dimenticare che grazie alla TAP l’Italia diverrebbe finalmente un hub strategico per la distribuzione del gas azero in tutta Europa, finalmente uscendo dalla condizione subalterna di semplice paese importatore.Nonostante tutti questi indiscutibili vantaggi, sembra che vi sia “qualcuno” che si diverta a cercare di frapporre ostacoli. Prima con la solita scusa ambientalista – “Devasterà una delle spiagge più belle della Puglia!”, “abbatterà ulivi secolari!” – venute presto a cadere di fronte alle valutazioni scientifiche di impatto ambientale. Poi con il Governatore Michele Emiliano che ha cominciato ad eccepire sul percorso della TAP, proponendo di non farla più passare nel leccese, bensì approdare a Brindisi. Proposta di difficile attuazione, che però comporterebbe un rinvio di parecchi anni dei lavori, spingendo prevedibilmente gli azionisti internazionali del progetto a modificare il percorso della pipeline per non farla più approdare sulle nostre coste.Ora, però, è partito un attacco mediatico ben più in profondità, con servizi giornalistici tutti tesi a incrinare le ottime relazioni esistenti fra Italia ed Azerbaigian, condizione essenziale perché il progetto della TAP possa realizzarsi. Un attacco mediatico che fa leva soprattutto sulla tesi di una sistematica violazione da parte del governo di Baku della libertà di espressione e dei diritti umani. Dimenticando che, come ha detto l’Ambasciatore italiano in Azerbaigian Gianpaolo Cutillo, l’Azerbaigian è un paese laico, che garantisce i diritti culturali e religiosi di tutte le minoranze e che sta ponendo in essere un grande processo di State Building volto alla costruzione di un modello politico-istituzionale di tipo occidentale. D’altro canto appare ben strano che improvvisamente qualcuno cominci a stracciarsi le vesti per le relazioni fra Roma e Baku, mentre si tace sui rapporti economici con altri paesi – ad esempio l’Arabia Saudita – che non brillano certo come esempio di liberal-democrazie tolleranti e multiculturali…Al di là di tale tessuto di nebbia, quello che ci si dovrebbe chiedere è a chi gioverebbe una crisi nelle relazioni fra Roma e Baku, e a chi soprattutto, interessa che non si realizzi la TAP. Le ipotesi sono molte, e probabilmente si tratta di un complesso intreccio di meschini interessi di bottega nostrana – ad esempio la faida, tutta interna al PD, fra Michele Emiliano e Matteo Renzi – e ben più complessi, ed occhiuti, “poteri”, sia politici che economici, internazionali. Che evidentemente non vogliono che l’Italia cominci ad assumere un ruolo attivo nel Grande Gioco del Mercato del gas. E preferiscono continuare a costringerla in una condizione di pesante subalternità.Andrea MarciglianoSenior fellow think tank “Il Nodo di Gordio”www.NododiGordio.org