Dopo che, negli ultimi mesi, il contesto politico interno ed esterno al Giappone sembrava aver premiato su tutta la linea le scelte politiche di Shinzo Abe, dapprima vincitore delle elezioni anticipate dell’autunno scorso e in seguito impegnato a programmare un’impegnativa agenda e a rilanciare il ruolo geopolitico di Tokyo nella regione indo-pacifica, uno scandalo di ampie proporzioni rischia di pregiudicare la carriera stessa del leader nipponico.
La popolarità di Abe nei sondaggi ufficiali è infatti crollata di ben 6 punti nella seconda settimana di aprile, scendendo al minimo storico del 38%, dopo le nuove rivelazioni che sembrano inchiodare il Primo ministro e la moglie alle accuse relative al favoreggiamento di una compravendita di terreni a prezzi scontati che avrebbe avvantaggiato l’operatore scolastico privato Moritomo Gakuen.
Il Ministro delle Finanze Tarō Asō avrebbe infatti rimosso i riferimenti ad Abe da documenti presentati al Parlamento di Tokyo che proverebbero il ruolo del Primo ministro nella concessione di uno sconto dell’86% per l’acquisto di terreni pubblici nella regione di Osaka, destinati alla realizzazione di una nuova scuola primaria e pagati 1,25 milioni di dollari a fronte di un valore di 7,5 milioni.
In ballo, tuttavia, non c’è solo la questione del favoreggiamento alla Moritomo Gakuen, quanto piuttosto lo svelamento di una rete di contatti più ampia e diffusa che unirebbe gli alti livelli politici-economici di Tokyo, gli artefici della “rivoluzione giapponese” dell’ultimo quinquennio.
I legami tra Abe e la lobby scintoista
Come segnala Jake Adelstein su Forbes, l’intermediazione tra Abe e la Moritomo Gakuen sarebbe avvenuta nel contesto più ampio dell’associazione politico-culturale, la Nippon Kaigi, che sta svolgendo il ruolo di principale think tank favorevole alla svolta della politica interna ed estera del Giappone, al rilancio della presenza geopolitica in Asia Orientale e al contenimento della narrazione storica che vede Tokyo responsabile e colpevole per le aggressioni del secondo conflitto mondiale.
Alla Nippon Kaigi appartengono tanto Abe quanto Yasunori Kagoike, direttore dell’impresa scolastica al centro dello scandalo, la quale è salita agli onori della cronaca nel 2016 dopo l’apertura di una scuola elementare fautrice di un programma storico fortemente nazionalista.
Come scritto da Nello Puorto sul numero di Limes di febbraio, la Nippon Kaigi propugna “l’adozione dello scintoismo come religione di Stato”, nonché un programma “monarchico, patriottico e revisionista” avente al centro la restaurazione del ruolo esecutivo dell’imperatore. Tra i suoi 35mila membri, oltre ad Abe, figurano lo stesso Tarō Asō, “quasi 300 deputati della Dieta (la maggior parte del Partito Liberaldemocratico) e influenti personalità del mondo economico”.
L’ombra di nuovi scandali sul futuro di Abe
La scorsa settimana, allo scandalo terriero si sono aggiunte due importanti questioni che vedono il Primo ministro nuovamente nella parte dell’accusato: Abe, da un lato, avrebbe favorito i procedimenti burocratici che hanno consentito al suo amico Kotaro Kake, a sua volta provider scolastico privato, l’apertura di un nuovo polo di veterinaria a Imabari, e dall’altro deve chiarificare il controllo degli apparati politici civili dopo la rivelazione del Japan Times, che ha segnalato come le Self Defence Forces avrebbero nascosto dal 2004 al 2006 i registri delle attività quotidiane delle truppe stanziate in Iraq in missioni di peacekeeping.
La ridda di accuse, speculazioni e veleni rischia di trasformarsi in caos politico: in caduta verticale di consensi Abe si è visto catapultato dalla fase più fulgida al punto più critico della sua carriera istituzionale.
Gli scenari futuri
Thisanka Siripala di The Diplomat ha definito “appesa a un filo” la carriera politica di Abe e segnalato gli attacchi duri portatigli in Parlamento dai principali avversari del suo partito, ovvero il Partito Costituzional-Democratico e il Partito Democratico. Per Abe ora si fa dura: non tanto in campo parlamentare, quanto sul fronte interno del suo stesso partito.
A settembre, infatti, Abe dovrà fronteggiare il congresso del Partito Liberaldemocratico e puntare a conquistare un terzo mandato da segretario per poter continuare a governare il Giappone. Lo statuto della formazione conservatrice prevede infatti che il segretario sia automaticamente designato alla carica di Primo ministro, e non è da escludere che, per perpetrare la sua esperienza di governo e la sua presa sulle istituzioni, l’ala maggioritaria del Partito Liberaldemocratico legata alla Nippon Kaigi possa decidere di abbandonare Abe al suo destino, cercando di separare i suoi destini da quello del leader perseguitato dagli scandali che, di fatto, sono da imputare all’intera architettura di potere.