Nuove minacce dagli Stati Uniti per quei Paesi che domani in sede Onu voteranno la mozione che chiede al presidente Trump di ritirare la dichiarazione con cui ha trasferito l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo quest’ultima capitale d’Israele. Dopo il duro monito di Nikki Haley, rappresentante permanente per gli Stati Uniti alle Nazioni Unite, ora è il turno di Donald Trump in persona che minaccia di tagliare i fondi a quei Paesi che andranno contro la decisione di Washington.

“Vi controlliamo”, ha detto Trump complimentandosi con Haley. “Prendete i nostri soldi e votate contro di noi, risparmieremo un sacco… lasciate che votino contro di noi”, ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti. La risoluzione che l’Assemblea generale dell’Onu si appresta ad approvare domani – dove nessuno dei 193 Paesi membri ha diritto di veto – non è vincolante e il suo valore è soprattutto simbolico. 

Il duro sfogo di Nikki Haley  

Al Consiglio di Sicurezza, sulla proposta presentata dall’Egitto in cui si dichiarava nulla ogni decisione che possa alterare lo status di Gerusalemme senza citare direttamente Trump o Washington, gli Usa – isolati rispetto agli altri 14 membri – avevano giĂ  posto il veto lunedì scorso. Nikki Haley aveva bollato la risoluzione “un insulto che non sarĂ  dimenticato”: il ”riconoscimento dell’ovvio”, ovvero che Gerusalemme è la capitale d’Israele, “è troppo per qualcuno”, ha rimarcato la diplomatica. Il testo, votato da tutti gli altri 14 membri, “esprime il profondo rammarico per le recenti decisioni riguardanti lo status di Gerusalemme”.

“All’Onu ci viene sempre chiesto di fare e dare di piĂą”, ha osservato la Haley su Twitter, all’indomani del voto al Consiglio di Sicurezza. “Quindi quando prendiamo una decisione, per volere del popolo americano, su dove localizzare la nostra ambasciata, non ci aspettiamo che coloro che abbiamo aiutato ci prendano di mira. Giovedì ci sarĂ  un voto per criticare la nostra scelta. Gli Usa prenderanno i nomi”, ha minacciato infine la diplomatica americana. La tensione al Palazzo di Vetro rimane dunque altissima.

L’Iran: “Trump ha unito i musulmani”

Secondo il presidente iraniano Hassan Rohani, Trump non ha fatto altro che unire i musulmani in nome della causa palestinese. Come riferito dall’agenzia Irna, Rohani ha osservato che “oggi assistiamo a una nuova Intifada e allo schieramento della nazione palestinese contro il regime sionista”. Il capo di stato iraniano ha poi aggiunto che “si trattava di un complotto pianificato contro la Palestina, il Quds e il mondo islamico che finora ha avuto risultati inattesi e controversi per chi l’ha pensato”.

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