La Germania ha bisogno di uomini per le sue forze armate. E la Bundeswehr pensa ad arruolare cittadini di altri Paesi dell’Unione europea. Un’idea che da qualche tempo circola all’interno del ministero della Difesa tedesco e che adesso potrebbe diventare sempre più concreta. Come riporta Deutsche Welle, lo ha confermato lo stesso portavoce del ministero parlando all’agenzia di stampa Dpa: “”La Bundeswehr sta crescendo, per questo abbiamo bisogno di personale qualificato“. E non ha smentito l’ipotesi che in questo personale qualificato siano inseriti anche elementi provenienti da altri Stati.
Il nodo della cittadinanza
Ma a questo punto, come inevitabile, è sorto il dibattito politico. L’ipotesi paventata dagli uffici del ministero della Difesa lascia infatti parecchi interrogativi. Il primo, quello inerente alla stessa logica dell’esercito, che è fortemente ancorato alla cittadinanza. Può un esercito ammettere cittadini di altri Stati europei? Il rischio che le forze armate diventino uno strumento per ottenere la cittadinanza è molto alto. E si rischia di minare nel profondo il tradizionale legame fra popolo e forze armate, ma soprattutto fra Stato ed esercito.
Perché il nodo della cittadinanza, finora, non è stato sciolto. Il dibattito sulla possibilità di ottenere prima o dopo la cittadinanza tedesca, o di non ottenerla affatto, è preso molto seriamente dagli addetti ai lavori. Karl-Heinz Brunner, responsabile per la Difesa del Partito socialdemocratico (Dps) si è già mostrato critico al fatto che la cittadinanza non sia garantita alle reclute.
Il dibattito si infiamma
Per il rappresentante dello Spd la possibilità di aprire le porte della Bundeswehr a cittadini Stati dell’Unione europea non è sbagliata né così peregrina. Intervistato per il quotidiano Augsburger Allgemeine , Brunner ha ribadito che potrebbe anche essere un’idea corretta. “In considerazione degli urgenti problemi di organico dell’esercito, non mi sorprenderebbe se la Bundeswehr fosse costretta ad aprire agli stranieri”. Anzi, ne ha dato una lettura anche in chiave di integrazione per la Difesa europea.
Il problema però è che secondo Brunner non si può entrare nell’esercito non la promessa di ottenere la cittadinanza. Sarebbe una sorta di legittimazione di un esercito di mercenari. Quindi per il portavoce dello Spd, il discorso deve essere fatto a monte: uno straniero che vuole entrare a far parte dell’esercito deve prima fare domanda di cittadinanza tedesca.
La Cdu di Angela Merkel, di cui fa parte anche il ministro della Difesa Ursula von der Leyen, ha redatto il Libro Bianco della Difesa nel 2016 parlando della possibilità di un ingresso di personale straniero nelle forze armate. Il tutto controllato da un rigido monitoraggio che evitasse lo scollamento fra cittadinanza ed esercito.
Anche la Csu del ministro dell’Interno Horst Seehofer si è mostrata disponibile al dialogo. La maggioranza è contraria. specialmente in vista delle elezioni, in cui il partito gemello della Cdu per la Baviera ha impostato una politica molto identitaria. Ma Florian Hahn, portavoce per la Difesa al Bundestag, ha detto di ritenere possibile la nascita di un modello innovativo per le forze armate della Germania “nel quadro della libera circolazione europea”.
Esercito tedesco con vocazione europea?
La questione non è così secondaria. Esistono già forze armate del continente europeo che ammettono l’ingresso di cittadini stranieri. La stessa Germania ha all’attivo un soldato straniero, un medico rumeno. Ma parliamo di numeri talmente minimi da essere del tutto irrilevanti.
Diverso è il caso di un discorso più ampio, con l’apertura nei confronti dei cittadini di Stati membri dell’Ue nel momento in cui lo scollamento fra popolazione tedesca e forze armate è ai massimi storici. E soprattutto in una fase storica in cui la diminuzione del rapporto fra cittadini e Bundeswehr si confronta con la volontà del governo di aumentare il numero dei soldati da 180mila a 198mila uomini.
C’è la volontà da parte della Germania di costruire un esercito con una forte componente europea? Sicuramente i numeri e le proposte vanno in questa direzione. Anche perché è evidente che la maggior parte delle possibile reclute saranno prese da Stati dell’Europa centro-orientale dove è già molto forte l’influenza economica tedesca. Non siamo di fronte alla costruzione di un impero: ma è interessante osservare la possibilità che Paesi più poveri possano fungere da bacino di uomini per le forze armate del Paese più ricco e che traina l’economia dell’Unione europea.