Per anni i media tedeschi hanno avuto nell’Italia un bersaglio, un obiettivo da mettere perennemente nel mirino. Le cicale italiane, sfaticate e indebitate, incapaci di svolgere i “compiti a casa”, contrapposte alle formiche teutoniche, in una narrativa troppo spesso assecondata da giornalisti, opinionisti e politici nostrani. Lesti, specie all’epoca del governo Monti, a fare loro il mantra “abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità” e ad assecondare la narrazione nata in Germania. I cui media e il cui governo arrivavano a dare un substrato moralista alle relazioni tra Stati in una fase in cui Berlino non mancava di aggirare a piacimento quelle regole europee di cui chiedeva inflessibile rispetto.
Il problema delle banche esce allo scoperto
Ora, i media tedeschi si sono ripresi dal torpore e hanno iniziato a controllare gli scheletri dell’armadio di casa propria. Che sono tutto fuorché invisibili. “Visti i problemi del settore bancario tedesco, non ci sono molti motivi per guardare dall’alto in basso l’Italia”, ha scritto di recente la Faz (Frankfurter Allgemaine Zeitung) concludendo un’interessante analisi sul confronto tra gli istituti italiani colpiti dalle recenti crisi bancarie e i loro omologhi tedeschi.
Dopo che i media teutonici avevano a lungo contribuito a mettere la sordina sul problema bancario, la Faz e Die Welt hanno invertito la tendenza. Scoprendo i numerosi problemi del presunto paradiso tedesco. In larga misura associati a un istituto preciso, Deutsche Bank, ma che vanno ben oltre il dissestato colosso di Francoforte. “Invece di preoccuparsi dei salvataggi bancari italiani a spese dei contribuenti italiani, i media tedeschi, l’opinione pubblica e, soprattutto, i politici dovrebbero volgere lo sguardo ai nostri problemi”, fa notare la Faz. “È ipocrita riferirsi sempre agli altri Paesi. Invece, si dovrebbe iniziare da casa propria. C’è molto da fare”.
Deutsche Bank è il malato d’Europa
Deutsche Bank è sicuramente il malato d’Europa ed il principale nodo da sciogliere nella questione della sostenibilità delle banche tedesche. Ha perso in un anno il 50% della sua quotazione, a fronte di asset per oltre 1,7 trilioni di euro è forte di una capitalizzazione di soli 15-20 miliardi di euro ed al dissesto finanziario dovuto a una gestione operativa scriteriata aggiunge la problematica dei trilioni di derivati tossici che ne ingolfano i bilanci e il nodo dei continui scandali in cui sta venendo coinvolta, causa di spese legali superiori ai 15 miliardi di euro nell’ultimo decennio.
Tra questi scandali l’ultimo, quello connesso al riciclaggio di denaro per conto di Danske Bank, potrebbe essere la pietra tombale definitiva per Deutsche Bank. Tramite la sua filiale estone, tra il 2007 e il 2015, Danske Bank avrebbe riciclato 250 miliardi di dollari provenienti in larga misura dalla Russia. “La parte maggiore in questo riciclaggio è stata svolta da Deutsche Bank, che agendo come banca corrispondente della banca danese ha riciclato 150 miliardi di dollari”, scrive Italia Oggi, e questo di recente ha portato al lancio di una nuova offensiva giudiziaria contro l’istituto da parte della giustizia statunitense.
Anche la Bce ora interviene sulle banche tedesche
Berlino starebbe pensando di salvare Deutsche Bank guidandone la fusione con Commerzbank, quarto colosso creditizio tedesco, che ha nelle istituzioni pubbliche un azionista di primaria grandezza. Ma la manovra, in questo contesto, prospetta più rischi che certezze: il fatto stesso che la vigilanza Bce, quasi cieca in passato di fronte alle problematiche di Deutsche Bank, si sia decisa a intervenire sul tema dà l’idea della problematicità dell’affare, che rischierebbe di creare un vero e proprio “colosso del debito” altamente instabile.
Come sottolinea StartMag, ciò ha aperto la strada ai principali timori della Bce, finora rimasta silente e passiva di fronte alle manovre condotte con discrezione a Berlino: “Secondo indiscrezioni, Francoforte avrebbe espresso la sua predilezione per una fusione transnazionale che coinvolga cioè Deutsche e un altra grande banca europea. L’operazione, fra l’altro, favorirebbe l’integrazione finanziaria del continente e troverebbe l’appoggio della Bafin che considera rischiosa l’unione fra due istituti in difficoltà come Deutsche e Commerz. I manager di Deutsche Bank avrebbero già individuato il candidato ideale: la svizzera Ubs. Difficile, se non impossibile, però, che il governo tedesco dia il suo benestare. Almeno nel breve termine”.
Numerosi fondi che hanno investito in maniera incrociata su entrambe le banche ora trattengono il respiro attendendo i nuovi sviluppi. Basti pensare a Cerberus, autore di un investimento da due miliardi di euro di cui ora i ritorni non sono assolutamente garantiti.
Il nodo delle banche regionali
Ultimo e insidioso dossier è quello delle banche regionali. Istituti a partecipazione mista, incentrata fortemente sulle unità amministrative regionali, i Lander. La Germania, nonostante si sia vista sottrarre la vigilanza delle landensbanken dalla Bce, non intende seguirne i dettami nel momento in cui risulti necessario intervenire per garantirne la stabilità.
E il recente caso di Nord Lb è pronto a dimostrare questo dato di fatto: di bail-in, per i cultori delle regole che hanno, in Italia, massacrato gli obbligazionisti di Etruria, Marche, Chieti e Ferrara, non se ne parla. Angela Merkel apre i cordoni della borsa: per assicurare Nord Lb dai rischi legati al deterioramento dei crediti al settore navale sono stati messi sul piatto 4 miliardi di euro. Ed è stato così anche per la Hsh Nordbank di Amburgo, per il cui salvataggio i contribuenti dello Schleswig-Holstein dovranno sborsare 16 miliardi nei prossimi anni.
Helmut Schleweis, Presidente dell’associazione bancaria tedesca, ha pensato che il consolidamento delle banche regionali in un unico istituto possa essere la via maestra per rafforzare il settore creditizio tedesco, creando un colosso da 700 miliardi di asset forte di un’implicita assicurazione sulla vita da parte dello Stato, come segnala Bloomberg. Sulla fattibilità di questo piano si discuterà notevolmente nei prossimi mesi. In ogni caso, il tema banche è al centro del dibattito pubblico tedesco. Il re, dopo molti anni, è nudo. E l’evasione scoperta delle regole comunitarie da parte del Paese che nella narrazione appare il loro maggior paladino ci appare, una volta di più, un segno della necessità di una loro completa riformulazione. Specie nel delicato campo dell’equilibrio bancario.