Urne chiuse in Germania per la prima elezione successiva all’addio di Angela Merkel come cancelliera. Un voto importante che ha lasciato per molte settimane non solo la Germania, ma la stessa Europa, cn il fiato sospeso. In ballo, infatti, non c’è solo il futuro di Berlino, ma di quella capitale che per molti anni è stato il vero fulcro della politica europeo.
Le prime proiezioni confermano i numeri usciti dagli exit poll. I socialisti dello Spd sono in testa con una forbice tra il 24 e il 26% dei voti. Seguono la Cdu-Csu al 24% (in caduta libera rispetto al 32% del 2017), i Verdi al 14 per cento e i liberali dello Fpd all’11-12% come l’estrema destra dell’Afd. Secondo l’emittente tedesca Ard la differenza tra i primi due partiti sarebbe di poco più di 0.2 punti percentuali. Per la Zdf, invece, il testa a testa vedrebbe un maggiore distacco: 25,8% contro 24,2%. Per l’Ard, che cita le prime proiezioni, i Verdi sarebbero il terzo partito con il 14,8%, l’Afd all’11,3% dei voti, data come quarto partito, prima dei liberali dello Fdp all’11,2%. La Linke è al 5%, in crollo verticale.
Se fossero confermati questi risultati, il problema sarebbe riuscire a trovare una coalizione alternativa alla creazione merkeliana del governo di larghe intese che ha fino a questo momento guidato il Paese. Lo Spd ha detto che in caso primo posto, il partito deve essere considerato l’unico in grado di governare guidando la maggioranza. Hubertus Heil, ministro del Lavoro e vicepresidente dell’Spd, ha detto alla Ard di essere molto fiero del risultato di Scholz. “La notte è ancora giovane ma sta diventando chiaro che è un grande successo per l’Spd”, ha detto Heil. “Sono soddisfatto che i cittadini di questo Paese abbiano votato nel modo in cui hanno fatto, la gente vuole il cambiamento, la maggioranza degli elettori vuole che il prossimo cancelliere si chiami Olaf Scholz“. Queste le parole del candidato socialdemocratico.
Sul fronte Cdu, Il segretario generale della Cdu, Paul Zemiak, ha detto che questi numeri “dimostrano che una coalizione Cdu/Csu-Verdi-Fpd è possibile”. Ma è un’ipotesi che non sembra al momento molto concreta. Armin Laschet ha detto di non essere soddisfatto dei risultati raggiunti ma di volere comunque provare a costruire una coalizione a guida Cdu-Csu. Le prime parole del candidato dei cristiano-democratici confermano la volontà di governare, anche se è difficile credere che lo Spd ceda su tutta la linea. Anche i Verdi, delusi da questi risultati ma comunque pronti a trattare per essere in maggioranza, sembrano intenzionati a raggiungere un accordo con i socialdemocratici. Tutto dipenderà a questo punto dai liberali, che con la loro truppa di eletti può decidere se dare il via a una coalizione a guida Spd insieme ai Verdi oppure trattare con la Cdu per qualche alleanza più eterogenea ma con i numeri per mandare avanti il Paese.
Un risultato che, fino a questo momento, mostra due cambiamenti.
Da una parte, l’elettorato tedesco ha dimostrato di essere arrivato a queste elezioni confuso soprattutto nel centrodestra. Tanti temevano la fine dell’era Merkel tra le fila della Cdu. Ma anche la Csu (costola bavarese dei cristiano-democratici) ha subito uno stop rispetto alle precedenti tornate elettorali. Un popolo spaesato non solo per l’assenza di una leader che guidato il Paese e rappresentato una fase di forte crescita economica e di strapotere politico in Ue di Berlino, ma anche per la scelta del successore come candidato cancelliere della Cdu. Il partito cristiano-democratico ha scelto Armin Laschet, ma invece di una continuità con Frau Merkel, l’uomo del centrodestra tedesco non ha saputo ottenere lo stesso livello di consensi. Proprio per questo motivo, i sondaggi avevano mostrato una netta ascesa nei consensi dell’ex ministro della Grande Coalizione Olaf Scholz, in quota Spd, per la prima volta dato come favorito. Una personalità che ha saputo portare il suo partito dal 20 al 25% (in attesa dei risultati definitivi) e che in certi casi è sembrato essere la persona più adatta anche per attrarre i consensi del centrodestra più moderato e non convinto da Laschet.
Un secondo elemento riguarda invece la Germania che, ancora una volta e in maniera estremamente marcata, rinuncia al bipolarismo per ribadire un Paese estremamente diviso. Diviso e che ormai necessita di un’alleanza tripartita per raggiungere una coalizione di governo con i numeri per avere un esecutivo stabile.