Un enorme progetto dal valore di 300 milioni di dollari rischia di saltare. Il Pacific Light Cable Network dovrebbe collegare la Cina agli Stati Uniti con un cavo sottomarino lungo oltre 12.800 chilometri, ma Washingotn ha iniziato a opporre più di una riserva. Il governo americano, infatti, teme che l’infrastruttura possa compromettere la sicurezza nazionale del paese; per questo vorrebbe bloccarla, usando la stessa motivazione che è servita per mettere una museruola alle ambizioni di Huawei. Ormai non dovremmo più sorprenderci per un copione che è e sarà lo stesso per molto altro tempo ancora, almeno fino a quando Cina e Stati Uniti non sigleranno una pace commerciale o qualcosa che le possa vagamente assomigliare. Pechino investe, propone, stringe accordi, costruisce; Washington difende la propria posizione, si chiude a riccio, tesse una rete per imbrigliare il volo del Dragone. L’apertura della Cina impatta sulla chiusura degli Stati Uniti, arrecando danni a due economie fortemente interconnesse.

Il Pacific Light Cable Network a rischio

L’accordo per il Pacific Light Cable Network ha messo d’accordo Google, Facebook e la società cinese Dr Peng Telecom & Media Group Co. Il gruppo è pronto a installare un particolare cavo sottomarino che collegherà la Cina agli Stati Uniti con l’obiettivo di potenziare la connessione dati tra le due superpotenze. I punti di attracco sono Hong Kong e Los Angeles. L’idea è ottima, l’affare allettante, i vantaggi diffusi e per tutti. Il problema, riporta il Wall Street Journal, è che il Dipartimento di giustizia americano, mediante un comitato composto da varie agenzie di intelligence, ha iniziato a esaminare il dossier delle telecomunicazioni rilevando criticità sul Pacific Light Cable Network. L’investitore cinese è troppo legato a Pechino, ha legami diretti con il governo e con Huawei, già inserita nella entity list americana. La realizzazione del progetto, dunque, è a forte rischio.

Le conseguenze del mancato progetto

C’è un altro problema non da poco. Una buona parte del Pacific Light Cable Network è già stata completata e mancano poco meno di 2 mila chilometri per ultimare il tutto. La società cinese ha infatti operato fin qui con permessi provvisori che scadranno a settembre. Permessi, va da sé, che potrebbero non essere rinnovati insieme all’avvio ufficiale delle operazioni. Nel caso in cui gli Stati Uniti si opponessero al progetto, sarebbe la prima volta che Washington negherà una licenza di cavo sottomarino per motivi di sicurezza nazionale. Le conseguenze, in tal caso, inasprirebbero il conflitto in corso tra Cina e Stati Uniti e lo porterebbero anche sul piano tecnologico, in aggiunta a quello commerciale; gli americani inizierebbero poi a guardare con sospetto i progetti riguardanti la Cina o in cui sarebbero presenti partner cinesi. In ogni caso, il servizio derivante dal Pacific Light Cable Network, almeno sul calendario, sarà pronto tra dicembre e gennaio prossimo.

La geopolitica dei cavi

Il probabile rifiuto degli Stati Uniti è l’ennesimo segnale della strategia portata avanti dall’amministrazione Trump per contenere la Cina. Washington, che per decenni ha giocato un ruolo chiave nella costruzione di infrastrutture e telecomunicazioni, adesso è a corto di benzina. Alle sue spalle, Pechino è pronta al sorpasso, tra l’altro già avvenuto in alcuni settori economici fondamentali. Il governo americano ha costruito parte della sua egemonia globale proprio sulle infrastrutture digitali, e non intende restare a guardare mentre il suo posto viene preso da un nuovo soggetto, dotato, in questa fase storica, di più idee, dinamismo e risorse. Sempre a proposito di cavi e Cina, Pechino ha già piazzato un cavo di 6000 chilometri tra Brasile e Camerun e iniziato a lavorare su altri due progetti oltre il Pacific Light Cable Network: il Pakistan & East Africa Connecting, 12000 chilometri per collegare Europa, Asia e Africa, e un collegamento tra Messico e Golfo della California. Minimo comune denominatore: dietro a questi cavi c’è Huawei Marine Networks Co, appartenente a Huawei. La guerra tecnologica tra Cina e Stati Uniti può proseguire.

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