Gli equilibri sono saltati e questo già da giorni è ben ravvisabile: come detto la settimana scorsa, è nota la circostanza secondo cui Khalifa Haftar in prospettiva è l’unico a poter militarmente unificare la Libia, il problema per l’Italia soprattutto è capire in che modo il generale della Cirenaica muove i passi verso Tripoli. Se sotto il profilo militare, con l’aiuto di Francia ed Egitto, oppure politico. E soltanto in quest’ultimo caso entra in gioco l’Italia, attiva dal vertice di Palermo in poi grazie alla politica di inclusione che porta al dialogo con la parte occidentale ed orientale della Libia. Ma con la conquista manu militari del Fezzan da parte di Haftar, tutte le carte adesso si rimescolano. 

Probabile il vertice a Parigi tra Al Sarraj ed Haftar

Da giorni si vocifera circa un possibile incontro tra i due principali protagonisti della vicenda: il premier riconosciuto dall’Onu, Fayez Al Sarraj, e per l’appunto Khalifa Haftar. Questa volta però il meeting non dovrebbe essere in Italia, bensì a Parigi. Proprio come nello scorso mese di maggio, quando il presidente francese Macron fa incontrare i due all’Eliseo fissando per il 10 dicembre la data delle elezioni.





Un piano, quello transalpino, poi naufragato sul nascere con l’Italia che prontamente recupera terreno politico e con tutta la ben nota storia ruotante attorno il vertice di Palermo. Le condizioni rispetto allo scorso anno sono diverse, ma il principio è lo stesso: vedere Al Sarraj ed Haftar assieme a Parigi è un elemento in grado di far saltare dalla sedia i diplomatici della Farnesina che da mesi invece intrecciano la tela italiana sulla Libia. 

Il vertice non è confermato: in realtà nessun media libico ne fa cenno, a parlarne è soltanto Libya24, emittente filo gheddafiana. Non ci sono conferme, ma nemmeno smentite: questo rende l’incontro a Parigi più che probabile. Secondo la testata libica sopra citata, quello tra Al Sarraj ed Haftar dovrebbe essere un vero e proprio vertice di due giorni, tra il 25 ed il 26 febbraio. Solo nelle prossime ore è possibile capire se realmente i due attori libici principali hanno in programma un volo da Tripoli e da Bengasi con destinazione Parigi. 

E l’Italia? 

Il “derby” tra Roma e Parigi sulla Libia in realtà negli ultimi mesi appare ridimensionato. La Francia non riesce a mettere in atto il suo piano, Al Sarraj si conferma vicino all’Italia e lo stesso Haftar è ben lieto di tornare al tavolo con il nostro paese. L’idea è che nessuno senza l’apporto italiano possa avere chance di controllo futuro della Libia. E dunque la Francia, anche per tutelare i propri interessi, sembra se non collaborare almeno rispettare il ruolo di Roma.

A Palermo, in occasione del vertice, da Parigi arriva il ministro degli esteri Jean – Yves Le Drian, il quale è anche il maggior esponente politico inviato in Sicilia dalla diplomazia europea. Ma adesso, come detto, le carte nuovamente sono rimescolate. In Libia il deserto non è soltanto un luogo geografico ma anche l’emblema dell’attuale situazione: il vento politico rovescia le sorti allo stesso modo di come il vento del Sahara ribalta velocemente la sabbia delle dune. 

L’avanzata di Haftar è repentina e gode di un certo sostegno popolare nel Fezzan, eccezion fatta per i gruppi e le tribù ricollegabili all’etnia Tebu. E la Francia prova quindi ad approfittarne, riprendendo in mano l’iniziativa. L’Italia, esitante durante i primi giorni di offensiva di Haftar nel sud, si ritrova nuovamente a dover operare per attenuare l’offensiva politica dei cugini francesi.

Roma paga lo scotto dato dall’appoggio offerto ad enti non proprio popolari tra i libici: il governo di Al Sarraj in primis, che a stento controlla parti della capitale, e la missione Onu che, dal canto suo, specie in Cirenaica è accusata di non essere imparziale ed anzi in alcune manifestazioni se ne chiede l’allontanamento. In parole povere, fin quando l’equilibrio post Palermo regge, l’Italia mantiene il primato dell’iniziativa in Libia ma Roma si è un po’ cullata sugli allori, senza intervenire in tempo nel momento in cui sul campo Haftar avanza con il favore popolare ed i libici chiedono con più decisione la fine delle divisioni. 

Adesso il governo prova a recuperare, l’incontro tra l’ambasciatore Buccino ed Haftar dei giorni scorsi è un segnale che va in questa direzione. Al netto però della realizzazione o meno del nuovo meeting francese, il nostro paese mantiene comunque molte risorse per rimanere a galla al di là del Mediterraneo. Dagli interessi energetici, ai legami storici e culturali, Roma ha la possibilità di riprendere quota anche al virare dei nuovi equilibri. Serve però un deciso piano di azione che sia in linea con la velocità con la quale il vento del deserto libico riesce a mescolare le frastagliate carte che compongono il mosaico del paese africano. 

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