Nonostante il governo guidato da Edouard Philippe abbia per la prima volta proteso una mano di apertura verso i sindacati, la Francia è ancora bloccata dalle proteste dei lavoratori pubblici e dei trasporti. Benché il blocco della circolazione non sia più totale come nelle prime settimane dello scorso mese, soprattutto nell’area di Parigi continua a provocare notevoli disagi con la costante cancellazione di treni ad alta velocità ed al servizio pubblico cittadino. Anche nelle scuole, con gli scioperi al 9 gennaio che hanno interessato il 40% del personale, la situazione continua ad essere precaria e l’orizzonte non sembra suggerire dei rapidi miglioramenti.

Rottura al colloquio tra Philippe ed i sindacati

Il punto focale della proposta di legge riguardante la modifica del sistema previdenziale francese risiede nello stabilire un’età minima per poter presentare domanda di pensionamento e nell’abolizione delle categorie speciali che garantivano un’uscita preferenziale dal mercato del lavoro. Su tutto il resto, per quanto riguarda il governo francese, ci si potrebbe sedere attorno ad un tavolo per dare il via alle trattative. Purtroppo per Emmanuel Macron però, come riportato dall’agenzia di stampa France Press, i sindacati rimangono del parere completamente opposto: nessuna trattativa potrà essere portata avanti se queste le clausole rimarranno nella proposta di legge. Queste parole del segretario generale del più grande sindacato francese (CFDT), Laurent Berger, suonano da monito per l’Eliseo, obbligando l’esecutivo a vagliare ogni soluzione possibile per chiudere la stagione delle proteste.

Una di queste soluzioni, proposta dal ministro per il lavoro Muriel Pénicaud, considererebbe la possibilità di superare il concetto di età fondamentale per accedere alla pensione, a patto però che il sistema risulti nel suo complesso sostenibile; chiara allusione ad un’età minima contributiva.

Nuove manifestazioni scendono in strada a Parigi

Nella giornata di giovedì, oltre al consueto sciopero lavorativo, i rappresentanti di categoria hanno chiamato ad una nuova adunata pubblica congiunta che porti il disagio dei lavoratori nelle strade del Paese. Le manifestazioni di oggi, oltre a minare la fiducia francese nell’esecutivo, servirebbero a corroborare l’alleanza tra gli organi di categoria, al fine di essere maggiormente incisivi nelle trattative con l’Eliseo. Nella giornata, si sono verificati oltre duecento cortei in tutta la Francia, con quello di Parigi che ha visto la partecipazione di oltre 56mila persone, provocando nuovi disagi ai cittadini della capitale.

Mentre nell’opinione pubblica decresce il sostegno verso l’ondata di proteste, al tempo stesso non aumenta il consenso verso il governo, soprattutto a causa della sua incapacità nella gestione della crisi. Dopo oltre un mese di proteste, i disagi si sono fatti pesantemente sentire nella popolazione, con i rivenditori al dettaglio che sono stati già danneggiati nel periodo delle feste e continuano a subire un calo del lavoro causato dalle difficoltà negli spostamenti. Il rischio per Macron che col tempo le condizioni non possano che peggiorare per l’estensione degli scioperi ad altre categorie rimane alle porte; portando una gelida ventata di instabilità sul suo esecutivo.

Nei prossimi giorni, governo e sindacati si incontreranno nuovamente, con la speranza per entrambi le fazioni di udire qualche segnale di apertura che permetterebbe di intavolare una discussione. Al momento, gli incontri si sono sempre conclusi con la netta chiusura da parte degli organi di categoria che, a poca distanza, hanno chiamato nuove manifestazioni di protesta, con i conseguenti disagi alla popolazione. Adesso, giunti al 36esimo giorno di mobilitazioni, non sono più soltanto i lavoratori a chiedere risposte da Philippe: tutto il popolo della Francia spera nella conclusione della stagione per poter riprendere la quotidianità. E nonostante il governo sia di fatto giunto allo stallo, una risposta celere è essenziale per evitare di peggiorare ulteriormente il clima di sfiducia degli ultimi mesi.