“Nella storia di quasi mezzo secolo di Foreign Policy, i redattori di questa pubblicazione non hanno mai appoggiato nessun candidato ad una carica pubblica. Abbiamo a cuore l’indipendenza di questa pubblicazione e la sua reputazione di obiettività e abbiamo una profonda considerazione del nostro rapporto con tutti i lettori, indipendentemente dal loro orientamento politico. Per tutti queste ragioni gli editori di Foreign Policy possono adesso rompere con questa tradizione e appoggiare Hillary Clinton come prossimo presidente degli Stati Uniti”. Con queste parole, Foreign Policy, una delle più autorevoli riviste di politica estera degli Stati Uniti, ha rotto ogni indugio sulle elezioni americane, pubblicando il proprio endorsement alla Clinton. Il motivo di questo appoggio è semplice: la candidata democratica – cito testualmente – “si è sempre distinta per la sua intelligenza, per la sua accanita etica del lavoro, abilità di muoversi in politica e capacità di comando in situazioni difficili”. Insomma, Hillary è quanto di meglio gli Usa possano sperare. Ma è davvero così?Per Foreign Policy Trump è un impresentabile, una mina vagante con nessuna esperienza politica. Il peggio che si possa immaginare, insomma. Il contrario di ciò che vuole l’establishment Usa.Prendiamo per esempio i rapporti con la Russia. Hillary si è sempre detta contraria ad una distensione con Mosca, Trump invece è possibilista. Non teme Vladimir Putin né lo odia e, soprattutto, vede nella Russia una potenza con la quale è necessario interloquire. Lo stesso vale per l’Iran e la Cina, storici rivali degli Stati Uniti. Hillary è già sul piede di guerra mentre Trump, almeno per quanto riguarda il Paese degli ayatollah, mantiene una linea più morbida. E così via. Se c’è quindi qualcuno che vuole la guerra non è di certo il tycoon. Anche perché mentre Trump può esser giustamente considerato un novellino, i risultati della politica della Clinton sono sotto gli occhi di tutti in Libia e in Siria.L’endorsement di Foreign Policy segue quello altrettanto clamoroso di The Atlantic che, meno di una settimana fa, per la terza volta nella sua storia ultracentenaria, ha dichiarato pubblicamente il suo appoggio per un candidato alla Casa Bianca: prima di Clinton era successo solo nel 1860 a favore di Abramo Lincoln e nel 1964 con l’endorsement per Lyndon Johnson. Ad oggi sono circa 80 i giornali medi e grandi degli Stati Uniti che hanno reso pubblico il loro sostegno per Clinton. Nessuno, a un mese dal voto, ha dichiarato il suo appoggio a Trump.
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