Continuano le barbarie islamiste nelle Filippine del Sud. Nell’isola di Basilan, uomini armati di Abu Sayyaf, il gruppo locale affiliato all’Isis, responsabile della strage di cristiani a Jolo del 27 gennaio scorso, hanno giustiziato un contadino per non aver saputo recitare correttamente le preghiere musulmane. I jihadisti hanno sequestrato sette persone che stavano lavorando in una piantagione di cocco vicino al villaggio Abong-abong nella città di Maluso. Gli hanno poi chiesto di recitare i primi sette versi del Corano. Sei di loro lo hanno fatto e sono stati successivamente liberati. Ma Eustiqui Auxtero, 39 anni, invece, colpevole di non saperli, è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa.
Abu Sayyaf, da tempo nella black list degli Stati Uniti e del governo filippino, si è macchiato di decine di attentati, decapitazioni e sequestri di persona, tra questi anche di un ex missionario italiano rimasto prigioniero degli islamisti per sei lunghi mesi. Nel febbraio del 2004 il gruppo armato si è reso responsabile del più grande attacco terroristico della storia del Paese, quando una bomba è stata fatta esplodere all’interno del traghetto SuperFerry 14 uccidendo 116 persone.
Insieme al Maute – un’altra organizzazione locale affiliata ai tagliagole delle Stato islamico – nel maggio del 2017 ha provato a instaurare a Marawi il primo Califfato del Sud-Est asiatico. Dopo cinque mesi di combattimenti, più di mille morti e quasi 400mila sfollati, le truppe governative sono riuscite a cacciare le bandiere nere dalla città.
Continuano i bombardamenti contro i terroristi
Intanto, dopo l’ordine dato dal presidente Rodrigo Duterte di “schiacciar tutti i terroristi”, i caccia dell’esercito filippino continuano a bombardare le postazioni di Abu Sayyaf tra la giungla dell’isola di Jolo. Mentre le truppe di terra hanno ingaggiato scontri a fuoco con i miliziani in diverse aree. I rapporti ufficiali parlano di decine di morti e feriti tra i jihadisti. La polizia nazionale ha fatto anche sapere che diversi uomini collegati all’attentato di fine gennaio, che ha provocato venti morti e almeno ottanta feriti, sono stati arrestati. Altri sarebbero in fuga, braccati dalle forze di sicurezza. Tra questi ci sarebbe anche Hatib Hajan Sawadjaan, considerato il nuovo leader di Abu Sayyaf e de facto dello Stato Islamico nel sud-est asiatico dopo l’uccisione di Isnilon Hapilon avvenuta nell’ottobre 2017.
Nuovo finanziamento Usa a Manila
L’allerta per possibili nuovi attentati rimane alta in tutto il Paese. Proprio per questo, la settimana scorsa, gli Stati Uniti hanno promesso di aumentare i finanziamenti a Manila per combattere il terrorismo. I nuovi fondi ammonterebbero a 300 milioni di dollari. Subito dopo la notizia, Salvador Panelo, portavoce presidenziale, ha dichiarato che l’aiuto americano “mostra che l’alleanza militare tra Filippine e Usa rimane molto forte”. Ha poi lanciato un appello: “Come tutti sappiamo il terrorismo non conosce confini, politica, religione e credo. È il nuovo male del mondo che colpisce ovunque. Tutti i Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite dovrebbero davvero aiutare e cooperare l’un l’altro per combatterlo ed annientarlo”.