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Un sussulto di coraggio in questa Unione europea che ormai da tempo sembra aver perso ogni tipo di mordente nei confronti dei suoi interlocutori. Dall’ultimo incontro Ue-Turchia a Varna, in Bulgaria, Donald Tusk e Jean Claude Juncker sembrano aver sbattuto la porta in faccia alle richieste di Recep Tayyp Erdogan sul futuro ingresso della Turchia nell’Unione europea.

“Nessun compromesso raggiunto”

Il presidente del Consiglio europeo Tusk lo ha affermato senza troppi giri di parole: “Nessuna soluzione né compromesso” sono stati raggiunti tra le parti nel vertice di Varna. I dossier sul tavolo erano particolarmente importanti per il ripristino delle relazioni bilaterali. Si è parlato della ripresa del negoziato d’accesso della Turchia nell’Ue, dell’abolizione dei visti per i cittadini turchi per entrare in Europa e del rafforzamento dell’unione doganale, nonché degli accordi sui migranti e delle promesse fatte da Bruxelles riguardo ai miliardi di euro per bloccare il flusso di profughi siriani verso l’Egeo.

L’Unione europea ha addirittura espresso “il suo apprezzamento” per “l’imponente” lavoro di Erdogan nella gestione dei migranti (sic!) e ha ringraziato la Turchia per aver ospitato i milioni di profughi siriani confermando la stretta partnership fra Bruxelles e Ankara. Tuttavia, c’è da dire che finalmente qualcuno ha ricordato a Erdogan i motivi del mancato accesso in Europa. Donald Tusk ha voluto ricordate la detenzione dei cittadini europei in Turchia così come il blocco delle operazioni di sfruttamento del giacimento di Cipro. Per non parlare delle operazioni militari turche nel nord della Siria, proprio contro quei curdi che la stessa Ue ha sostenuto.

La velata minaccia turca

Questa storia non è chiaramente piaciuta a Erdogan né al governo turco. Il sultano non pensava, ovviamente, di essere accolto a braccia aperte. E probabilmente adesso non pensa neanche di avere le carte giuste per entrare nell’Unione. Ma le promesse dei miliardi di euro fanno gola ad Ankara, che può fare affidamento su una spada di Damocle da far pendere sulla testa dell’Europa.

“La sicurezza dell’Europa passa dalla Turchia e la sicurezza della Turchia passa dalla Siria e dall’Iraq. Ancora non siamo riusciti a farlo capire ai nostri amici europei”. Con quella parola, “amici”, che suona veramente ironica, se non inquietante, per come uscita dalla bocca del primo ministro turco, Binali Yildirim.

Il premier turco non ha apprezzato le critiche mossa da Bruxelles ad Ankara soprattutto per quanto riguarda l’operazione Ramoscello d’ulivo, e cioè l’offensiva delle forze armate turche contro il cantine curdo di Afrin, nel nordovest della Siria e contro le milizie delle Ypg alleate della coalizione internazionale. “L’Ue critica costantemente i nostri sforzi contro il terrorismo che mirano a proteggere la nostra sicurezza nazionale. Per noi è preoccupante che la lotta della Turchia contro i gruppi terroristici venga rappresentata come un ostacolo alle nostre relazioni”, ha aggiunto Yildirim secondo quanto riportato dal sito del quotidiano Yeni Safak. “La nostra priorità è garantire la sicurezza e la protezione del nostro popolo”.

 

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